Il Contestatore
LA JUVE DA 10 EURO I LAMENTI AL CHELSEA E ADESSO L’INTER CHE NON LO TUTELA...
HA DETTO
Colmare lo svantaggio in Europa non sarà facile, né tra un anno, né tra due, né tra tre anni
Non si entra in un ristorante da cento euro pensando di pagarne soltanto dieci
Conte alla Juve
Non incido molto sul mercato. A volte hai la stessa visione, a volte no: così va la vita
Con l’organico che abbiamo non sarà semplice arrivare in Champions League
Un allenatore spesso in contrasto con il club che lo paga, fin dagli inizi. Polemiche e rotture brusche, come a Torino e a Londra
Undici milioni netti all’anno, quasi uno al mese, non bastano. Anche all’Inter, dove ha strappato il miglior contratto della sua carriera, Antonio Conte ha attaccato la società che lo paga. Nulla di nuovo: a parte qualche eccezione, Conte, ovunque sia andato, si è lamentato o ha aperto fronti interni, litigi vari.
Primi screzi
Nel 2006-07 Conte allena l’Arezzo in Serie B, la sua prima volta da tecnico in proprio. Esonerato, sostituito da Maurizio Sarri, richiamato, retrocesso. Ermanno Pieroni è il consulente esterno di quell’Arezzo, fa il mercato. Pieroni non è un cherubino, è stato radiato, ma a un certo punto si sfoga con La Nazione: «Conte ha detto che il suo errore è stato fidarsi di me: io gli ricordo che per primo ho scommesso su di lui e che deve sapersi prendere le sue responsabilità, non può addossarle soltanto sugli altri. Le sue frasi mi hanno amareggiato». Conte passa al Bari, un biennio in cui riporta il club in Serie A. Rinnova il contratto e tre settimane dopo lo rescinde: «Volevo giocare in A con le mie idee: Conte è questo. La società era consapevole di cosa significasse sostenere la mia idea di calcio, lavorare con il mio staff, seguire precisi metodi. È venuta meno la fiducia». In settembre passa all’Atalanta e dura poco. Litiga con gli ultrà, il giovane presidente Alessandro Ruggeri lo scarica: «Con Conte ci siamo lasciati malissimo, quei gesti andavano evitati, un tecnico non deve prendersela con i tifosi, patrimonio del club».
MasterChef
Dall’Atalanta al Siena, dove ottiene un’altra promozione in A e si ingarbuglia con una vicenda collaterale calcioscommesse, come emergerà poi. Andrea Agnelli lo riporta a casa, alla Juve. Tre scudetti su tre, ma una brutta fine di rapporto, una rottura brusca. Ai primi di maggio del 2014, a margine della festa per il tris, Conte pronuncia la famosa frase in stile MasterChef: «Colmare lo svantaggio in Europa non sarà facile né tra uno, né tra due, né tra tre anni. Non si va in un ristorante da 100 euro pensando di pagarne 10. Uno fa i record, poi esce in semifinale di Europa League e si parla di cataclisma». Parole dure, frattura inevitabile: a luglio altra risoluzione del contratto, la Juve prende Allegri. Conte sostituisce Prandelli in Nazionale, dove si lamenta per le difficoltà nell’organizzare gli stage, un classico di ogni c.t., niente di che. Lo sfogo arriva alla fine dell’Europeo 2016, il giorno dopo l’eliminazione con la Germania: «Non ho visto nessuno al mio fianco, non mi sono mai sentito appoggiato da nessuno». Neppure da Carlo Tavecchio, il presidente Figc? «Mi è stato vicino, ma i presidenti arrivano fino a un certo punto».
Marina, Marina...
Dalla Nazionale al Chelsea, dove vince la Premier League al primo colpo. Tutto bene? No, per niente. Conte entra in collisione con la manager Marina Granovskaia, la donna dei conti di Abramovic. Nella seconda stagione si lamenta dei mancati rinforzi e punzecchia la società: «Mi sarebbe piaciuto un comunicato stampa in cui il club dicesse: “Credo nel lavoro del tecnico”». E poi: «Non incido molto sul mercato». E ancora: «A volte hai la stessa visione, a volte no: così va la vita». Quando gli prendono Emerson Palmieri, l’entusiasmo è ai minimi: «Con l’organico che abbiamo non sarà semplice arrivare in Champions». Uno sfilacciamento continuo, neppure la vittoria della FA Cup ricuce gli strappi. Conte rimane al Chelsea da separato in casa, finché nel luglio del 2019 Abramovic lo fa licenziare per giusta causa: «Le ragioni della decisione sono riconducibili ad una serie di comportamenti non regolari». Conte però ricorre alla giustizia inglese e vince la vertenza: il Chelsea sarà condannato a pagargli oltre 11 milioni di euro.
«Lamentismo» al top
Un anno sabbatico, poi l’Inter, club in cui il «lamentismo» di Conte è deflagrato. Luglio 2019: «Siamo molto indietro, soprattutto sulle cessioni. Dobbiamo darci una mossa, è importante avere tempo per lavorare con i giocatori». Primi di novembre,a Dortmund: «Sono stufo di dover parlare sempre delle stesse cose. Venisse qualche dirigente a dire qualcosa. A inizio stagione sono stati fatti errori importanti, spero che queste partite facciano capire qualcosa a chi di dovere. Non possiamo affrontare Champions e campionato in queste condizioni, è inutile nascondersi dietro ad un dito». Luglio 2020: «Paghiamo un calendario folle, forse non eravamo presenti quando lo hanno stilato». L’altra notte: «Ho visto attacchi gratuiti contro l’Inter e contro di me, e poca protezione da parte della società. Se si è deboli, è difficile tutelare squadra e allenatore. Dovremo trovarci sulla stessa lunghezza d’onda, dovrò parlare con il presidente che è in Cina». Un’altra risoluzione di contratto all’orizzonte?
Conte al Chelsea