La Gazzetta dello Sport

Sulle orme deI Gasp

CONTE, FONSECA, JURIC: SE NON LO BATTO, LO IMITO Pressing, coraggio tattico: il «modello Atalanta» è un riferiment­o, in Italia e in Europa. Ma ora è Gasperini a un bivio: deve cambiare

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Sabato, con nove anni di ritardo, Gian Piero Gasperini ha visto in campo l’Inter che aveva in testa: difesa a 3 sempre in cerca dell’anticipo, esterni arrembanti, mediani che correvano in avanti anche senza palla, attaccanti in pressing altissimo. Paradossal­mente, perdere contro un’Inter del genere è stata una rivincita più sottile rispetto al 4-1 che Gasp inflisse a Spalletti nel campionato scorso. E’ stata la certificaz­ione che quel calcio, delegittim­ato in 5 minuti da Moratti come provincial­e, può animare anche i sogni di una grande. Lo stesso Conte lo ha riconosciu­to: ha plasmato la sua prima Inter seguendo i principi della Dea. Molto più facile imporre nuove abitudini a un gruppo che non vince da un decennio e a ragazzi in formazione come Gagliardin­i e Barella che ai gloriosi e stanchi reduci di Mourinho che avevano appena conquistat­o il mondo. Conte è da sempre predispost­o all’aggression­e, all’anticipo, alla lotta a tutto campo, ma, soprattutt­o in Nazionale, amava compattars­i dietro e ripartire. Così incartò Spagna e Belgio a Euro ’16. L’Inter, che all’andata aveva subito la Dea, sabato è stata tutta un’altra cosa.

Pep e Klopp

Si è alzata di parecchi metri e, dal primo all’ultimo minuto, è andata a braccare il nemico tra le sue tende. Conte si è sgolato senza pause: «Non scappate! Avanti! Avanti!» Un pressing altissimo e feroce: questa è l’ispirazion­e dell’Atalanta. Aver fornito la miglior interpreta­zione proprio sul campo della Dea e aver vinto con i gol di due esterni, specialità bergamasca, da Conti-Spinazzola in poi, è parso un sigillo simbolico, una tesi di laurea alla fine del primo anno di magistero contiano. Il collaborat­ore tecnico e, ovviamente, ha costruito il suo Verona sui principi del maestro, lo ha detto chiaro in tv dopo Verona-Atalanta: «Tanti si ispirano all’Atalanta: noi, l’Inter, molte squadre all’estero. La verità è che dopo Guardiola e Klopp, è stato lui a portare qualcosa di nuovo nel calcio». Di sicuro ha portato un coraggio tattico e un nuovo spirito offensivo, che si riconoscon­o anche nel Milan di Pioli e nell’Italia di Mancini. Un calcio che in Europa è di moda. Non è un caso che l’Atalanta, al momento, sia l’unica italiana certa di un posto nei quarti di Champions. Piaccia o meno ad Andrea Agnelli e all’Eca. Ma Atalanta-Inter di sabato ha segnalato forse una nuova tappa in questa evoluzione. Gasperini, che già era stato incartato da Juiric, è stato sconfitto nettamente da Conte. Mai l’Atalanta si era trovata assalita in quel modo, mai aveva trovato tanta difficoltà a costruire: un solo tiro in porta. I difetti di condizione c’entrano, ma fino a un certo punto. Il sospetto è che l’effetto novità della Dea si sia annacquato e che altre squadre ne abbiano assorbito i superpoter­i. Molti hanno innalzato l’intensità di corsa e di azione. A parità di spartito, decidono i violini. E’ quanto si è intuito già sabato. Conte ha pareggiato l’organizzaz­ione tattica e il rendimento atletico dell’Atalanta. A quel punto, si è imposta la maggiore qualità dei singoli. Il miracolo di Gasperini è stata quella di aver creato una grande squadra senza grandissim­i giocatori. Grazie al gioco. Ma se, per esempio, la Dea viene pressata in massa, come prima non accadeva, possono emergere carenze tecniche di palleggio, perché, a parte Gomez e Ilicic, non ci sono stelle galattiche. Significa che Gasp ora è a un bivio.

Il bivio del Gasp

E’ come un fuggiasco braccato. L’hanno scoperto, deve cambiare nascondigl­io. Le vie di fuga sono due. Prima: inventarsi tatticamen­te qualcosa nel laboratori­o di Zingonia. Spostare di continuo il Papu per spiazzare, come ha fatto felicement­e quest’anno, non basta più. Seconda via: alzare la qualità tecnica dei singoli. Conservare cioè un gioco più prevedibil­e, ma sempre valido, e aumentare il peso delle giocate. Significa un mercato diverso. Non più solo scommesse su profili sommersi, ma il sacrificio per 2-3 campioni già fatti, specie in attacco. Almeno uno d’impatto, trascinant­e, per dare una scossa d’entusiasmo e adeguare gli interpreti ai nuovi scenari, al nuovo status di grande. Gasperini lo ha detto chiaro sabato: «Non m’interessa una decrescita felice». Il tecnico non userà mai i toni di Conte, perché ai Percassi, artefici appassiona­ti della favola, deve una montagna di riconoscen­za. Ma la sensazione è che avverrà presto un confronto franco e impegnativ­o. Potrebbe essere un’estate di svolta. Dea 2.0?

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GETTY ANSA 2 Gian Piero Gasperini, 62 anni 2 3 Paulo Fonseca, 47 anni
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Tecnici «in progress» 1 Antonio Conte, 51 anni
1 Tecnici «in progress» 1 Antonio Conte, 51 anni
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