Lecce folle fino all’ultimo Una sconfitta piena di gol
I salentini battuti dal Parma tornano subito in B In tutto il campionato hanno incassato 85 reti
Ha ascoltato la sentenza di condanna, annunciata, direttamente nel suo stadio, senza potersi neppure aggrappare alla speranza di ricevere buone notizie da Genova. Incoraggiato prima della partita da circa 500 tifosi davanti agli spogliatoi, il Lecce è stato strapazzato dal Parma, però anche una vittoria sarebbe risultata inutile per il contemporaneo successo del Genoa. Battuti per 4-3 — dallo 0-2 al pareggio a fine primo tempo, poi la resa —, Mancosu e compagni abbandonano il palcoscenico più prestigioso, dopo appena un anno, con il fardello gravoso di 85 gol incassati, squadra di Serie A più bucata dal 1954-55 (la Pro Patria ne subì 87). Con i sigilli di Caprari, Cornelius e Inglese, dopo l’apertura con autogol di Lucioni, il Parma tocca quota 49 punti, concludendo la terza migliore stagione tra le sue ultime 10 nel massimo campionato.
Le scelte
Liverani ridisegna la difesa, con i rientri di Meccariello (per lo squalificato Paz) e Dell’Orco (per l’infortunato Calderoni), a centrocampo preferisce Tachtsidis a Petriccione, accanto a Falco schiera Saponara (con Shakhov in panchina), per supportare il terminale offensivo Lapadula. Rispetto al match perso con l’Atalanta, D’Aversa cambia tre pedine: non ci sono Dermaku, Kucka (fermato dal giudice sportivo) e Gervinho, sostituiti rispettivamente da Laurini, Hernani e Cornelius, che torna dopo l’infortunio. Nel 4-2-3-1 la mossa di accentrare Kukusevski, tra Hernani e Caprari, disorienta la difesa avversaria.
Affondato
Proprio lo svedese è il più ispirato, duetta con Caprari e va al tiro. Il Parma è spensierato, gioca quasi in scioltezza, cerca sempre di tenere il ritmo alto e all’11’ sblocca il risultato, grazie all’ennesimo colpo di sfortuna per il Lecce. Il tiro di Hernani, in diagonale, centra il palo e il pallone sbatte su Lucioni che beffa il suo portiere Gabriel. I giallorossi accusano la botta, anche perché, poco dopo, arriva la notizia del vantaggio del Genoa con Sanabria. La formazione di D’Aversa s’infila tra le maglie della difesa avversaria, Caprari spreca una clamorosa occasione, però si rifà al 24’. Il Lecce apre la solita falla, lasciando campo — da un calcio d’angolo a favore — alla ripartenza di Barillà, poi Caprari scambia con Hernani e firma il raddoppio con un destro a giro. Liverani si sgola, la sua creatura trova coraggio, comincia a fare la partita, Mancosu si divora una pallagol. Barak, con un’incornata su cross del capitano, realizza l’1-2 e mostra la maglietta preparata per Antonin junior, il primogenito “atteso” nei prossimi giorni. Il Lecce prende sempre più campo, Mancosu fallisce un’altra grande opportunità, però al 45’, su assist di Falco, arriva il 2-2, siglato da Meccariello (il sedicesimo marcatore per i salentini). La rimonta è vana perché dal ping pong con Genova giungono gli aggiornamenti sul corposo vantaggio del Genoa contro il Verona.
Sentenza
Non ho ambizioni di categoria, voglio soltanto lavorare come dico io
Nella ripresa il Parma riprende il pallino del gioco e in 20’ chiude il conto, portandosi sul 4-2, con i timbri di Cornelius e Inglese, subentrato da 4’ (11 reti dei panchinari, meglio degli emiliani solo l’Atalanta con 20). Vale a poco il tuffo per il colpo di testa vincente di Lapadula, dopo palo di Shakhov: sul 3-4 il Lecce molla e subisce le incursioni di Siligardi e Inglese. A Liverani non resta che la delusione: «È stato importante il k.o. contro il Genoa, sono stati devastanti Cagliari e a Bologna dove avremmo meritato più di un punto. Forse il Lecce ha avuto un percorso troppo rapido dalla C alla A. Adesso facciamo passare la notte, poi riflettiamo. Restare a Lecce è una possibilità»