Mister playoff
Aglietti va a caccia di un’altra Serie A contro chi lo lanciò Il tecnico del Chievo partì in B a Empoli Ora cerca il bis dopo la gioia col Verona
Preso per mano dal destino, anche stavolta. Il cerchio s’è chiuso alla perfezione attorno ad Alfredo Aglietti. Di nuovo. L’Empoli sullo sfondo, dove tutto è cominciato. All’orizzonte un altro miracolo, ora col Chievo dopo la Serie A col Verona. Sempre andando controcorrente. La sua specialità. Quinto e poi in paradiso con l’Hellas, sesto e col cammino in salita adesso. Senza margine di errore, come gli è capitato spesso.
Quanti incroci
A casa ad Empoli, mezzora dalla sua San Giovanni Valdarno, il primo sbocco in B dopo la semifinale scudetto con la Primavera della Samp battuta in semifinale dal Genoa poi campione d’Italia. Domando in finale proprio l’Empoli. Agli incastri non c’è mai fine, teorema che Aglietti può dimostrare in tante maniere. Anche da giocatore. Fermandosi al Verona soprattutto di Prandelli e transitando dal Chievo, breve parentesi nel 2000 terminata con un gol all’ultima giornata. E all’Empoli. La prima impresa gli è riuscita, la seconda è molto più complicata. Pratico il giocattolo di Aglietti, anche senza Giaccherini e una rosa accorciata dal divorzio da Meggiorini,
Cesar e Frey. Senza neanche Vaisanen. Basta saper mescolare le carte. Poche ma buone, anche se al mosaico manca il miglior Djordjevic. Quasi un affronto per Aglietti, perfetto da ex attaccante ad estrarre il meglio dai vari Caputo e Seferovic, Favilli e Orsolini, Di Carmine ma anche La Mantia che stasera si troverà di fronte. Altro avvertimento del destino. Ha trovato equilibrio il Chievo col sacrificio di Ceter e le invenzioni di Vignato. Con la stabilità della difesa retta da Leverbe, il muro eretto da Obi, la sicurezza di Semper fino ai colpi di Garritano, serissimo candidato a diventare l’uomo in più che in certe storie a lieto fine non manca mai. Una storia infinita l’ultimo Empoli. Tre faccia a faccia, tre comandanti diversi uno dopo l’altro. Bucchi all’andata, Muzzi al ritorno, Marino ai playoff. Tre versioni differenti, ma comunque uno scoglio altissimo come comun denominatore. Da lì non si scappa. Presente e passato nella testa di Aglietti.
I ribaltoni
Due anni intensi. Pieno il primo, a 4 punti dalla Reggina sesta e col solito lavoro impeccabile con le punte perché Coralli non li avrebbe più segnati 17 gol in B. Il secondo l’ha cominciato ma soprattutto finito, dopo le incursioni di Pillon e Carboni. Glaciale Aglietti ai playout, davanti al Vicenza di
Cagni. Rimontando due gol al ritorno, negli ultimi 20’. Ribaltone in piena regola, come sarebbe stato al Verona 8 anni dopo. Col capolavoro nella finale di ritorno col Cittadella. Prima colpito e affondato, poi riemerso al Bentegodi che vuole trasformare anche ora nel teatro dei sogni. La Serie A in dote all’Hellas, prima di lasciare il comando a Juric. L’ha preso apposta il Chievo, convinto di avere le armi per tornare in fretta là dov’è stato per 17 delle ultime 19 stagioni. Nonostante l’avvio balbettante, l’estate tormentata, la corsa contro il tempo per l’iscrizione, i dubbi lungo il cammino. Ma ancora perfettamente in ballo, consapevole di valere più di quanto non abbia sentenziato la classifica. Cinque partite. O la va o la spacca. Soprattutto questa, senza un domani. Certo l’Empoli è squadra di qualità, con ricambi e armi sparse in ogni angolo. Molto più del Chievo. Essenziale ma anche tosto come non mai. Scelte obbligate, varianti al minimo, tanto orgoglio e il desiderio ardente di volerci provare fino in fondo. Un’anima sola. Più la mano di Aglietti. Non è poco.