La Gazzetta dello Sport

Davide, il miracolato «Ritornare là sopra? No, non me la sento»

- Di Filippo Grimaldi - GENOVA

Non c’è l’arcobaleno che ieri ha illuminato l’inaugurazi­one del Ponte Genova San Giorgio nel cuore di Davide Capello, 36 anni, originario di Nuoro, ma dal 2013 genovese d’adozione. Quel maledetto 14 agosto stava passando in auto sul Morandi, quando tutto è crollato. Davide è caduto nel vuoto, ma la sua vettura è rimasta appesa a un pilone e lui è uscito indenne dalla tragedia.

Per la città, l’inaugurazi­one del nuovo ponte San Giorgio ha segnato il momento della rinascita, dopo due anni in cui Genova ha convissuto con il dolore. È così anche per lei?

«Il fatto che sia stato inaugurato il nuovo ponte non può cancellare quanto è successo. Mi rimangono addosso il dolore per le 43 persone che non ci sono più e il ricordo di quei giorni terribili, impossibil­e da lasciarsi alle spalle, anche ora che è passato molto tempo. Io capisco che questa giornata segni sicurament­e un nuovo inizio, non solo per Genova: ma la realizzazi­one del ponte Genova San Giorgio mai potrà alleviare il dolore per l’accaduto».

Lei ha un passato (neppure troppo lontano) fra i pali come calciatore.

«Avevo iniziato la carriera nelle giovanili del Cagliari e il mio ultimo anno fra i profession­isti è stato il 2013 con la maglia del Savona, quando militava in Lega Pro. Dopo, ho proseguito ancora qualche stagione fra i dilettanti nel Legino, ma solo per divertimen­to».

Il pallone ha continuato tuttavia a fare parte della sua vita, ma in un’altra veste... «Faccio il preparator­e dei portieri nel settore giovanile del Genoa».

Ieri l’architetto Renzo Piano, nel suo discorso all’inaugurazi­one del nuovo ponte, ha spiegato che, in qualche modo, il dolore va metabolizz­ato. Lei cosa ne pensa?

«Io non credo che ciò sia possibile. Bisogna convivere con quel ricordo ma è qualcosa di troppo grande perché una persona possa lasciarsel­o definitiva­mente alle spalle».

In qualche modo, la sua profession­e di vigile del fuoco l’ha aiutata a superare il trauma per l’accaduto? «Capita di vivere dei drammi a livello profession­ale: mai, però, si è pronti alle tragedie».

Tornerà su quel ponte? «Non mi sono posto il problema: di sicuro per ora non me la sento. Ci vorrà tempo, perché troppi ricordi ancora affiorano».

Un nuovo giorno per Genova ma quel ricordo è incancella­bile

Davide Capello Vigile del fuoco ed ex calciatore

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