La Gazzetta dello Sport

Rosetti: «Non si può giocare con le mani dietro la schiena»

Il capo dei fischietti europei a Sky: «Gesto tecnico e movimento devono essere capiti e interpreta­ti dagli arbitri»

- Di Edoardo Lusena

Ci si abitua a tutto, di questi tempi ancora di più e forse più in fretta. Così ci siamo già quasi abituati a vedere i difensori entrare in area con le mani allacciate dietro la schiena, in posture innaturali al limite del grottesco per evitare di vedersi fischiare un rigore contro. Ma c’è chi dice no. E se a dire no è il capo degli arbitri europei, Roberto Rosetti, la cosa deve far riflettere. «I giocatori devono giocare a calcio - ha detto il capo della Commission­e arbitri Uefa, in un’intervista concessa a Sky Sport - Un giocatore non può giocare a calcio con le mani dietro la schiena. Riteniamo che la biomeccani­ca del movimento, la sua naturalità, il gesto tecnico, quello atletico debba essere capito e interpreta­to da parte degli arbitri».

Il Paese dei rigori

Insomma, c’è mano e mano. Rosetti

parla alla vigilia delle Coppe che segnano la ripartenza Uefa dopo mesi di stop («Abbiamo predispost­o protocolli per gli arbitri con test anti Covid a 3 giorni dalla partita e all’arrivo nella città dell’evento» dice). Ma Rosetti guarda anche alla prossima stagione e ai campionati appena conclusi, nel segno...del rigore. La Serie A ha chiuso a una quota record di 186 rigori, anche per i tanti penalty assegnati per falli di mano all’insegna della rigidità. «Che ci siano piccole differenze - ha riflettuto Rosetti - a seconda delle nazioni e delle culture calcistich­e è abbastanza comprensib­ile. È chiaro che quando ci sono differenze sostanzial­i a quel punto è giusto fare delle riflession­i e valutazion­i».

Si cambia?

E allora come correggere la rotta? «Durante il lockdown - spiega Rosetti - abbiamo creato una piattaform­a con i capi dell’arbitraggi­o delle nazioni calcistica­mente più evolute. Abbiamo intenzione di lavorare insieme per porre in essere delle riflession­i e dare delle linee guida tecniche uniformi anche per i prossimi campionati». Niente nuove regole, attenzione. L’Ifab ha già stabilito i piccoli ritocchi per la prossima stagione e ogni cambiament­o richiede tempi lunghi. Ma quello che si può fare e che, a leggere in controluce le parole di

Rosetti, si farà, è dare indicazion­i e correzioni per un’interpreta­zione meno ingessata degli episodi che tenga conto del contesto di ogni singola azione e di ogni contatto. Per questo, anche in tema Var, Rosetti è netto: «Vogliamo interventi corretti, ma di Var si è parlato troppo. Vorrei parlare di arbitraggi­o: per come noi concepiamo la sfera arbitrale vogliamo arbitri sul terreno di gioco con grande personalit­à, che prendano decisioni. Poi nel caso di un errore, di un’evidenza inconfutab­ile, abbiamo bisogno di un intervento Var all’altezza».

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Roberto Rosetti Presidente della Commission­e Arbitri UEFA

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