Rosetti: «Non si può giocare con le mani dietro la schiena»
Il capo dei fischietti europei a Sky: «Gesto tecnico e movimento devono essere capiti e interpretati dagli arbitri»
Ci si abitua a tutto, di questi tempi ancora di più e forse più in fretta. Così ci siamo già quasi abituati a vedere i difensori entrare in area con le mani allacciate dietro la schiena, in posture innaturali al limite del grottesco per evitare di vedersi fischiare un rigore contro. Ma c’è chi dice no. E se a dire no è il capo degli arbitri europei, Roberto Rosetti, la cosa deve far riflettere. «I giocatori devono giocare a calcio - ha detto il capo della Commissione arbitri Uefa, in un’intervista concessa a Sky Sport - Un giocatore non può giocare a calcio con le mani dietro la schiena. Riteniamo che la biomeccanica del movimento, la sua naturalità, il gesto tecnico, quello atletico debba essere capito e interpretato da parte degli arbitri».
Il Paese dei rigori
Insomma, c’è mano e mano. Rosetti
parla alla vigilia delle Coppe che segnano la ripartenza Uefa dopo mesi di stop («Abbiamo predisposto protocolli per gli arbitri con test anti Covid a 3 giorni dalla partita e all’arrivo nella città dell’evento» dice). Ma Rosetti guarda anche alla prossima stagione e ai campionati appena conclusi, nel segno...del rigore. La Serie A ha chiuso a una quota record di 186 rigori, anche per i tanti penalty assegnati per falli di mano all’insegna della rigidità. «Che ci siano piccole differenze - ha riflettuto Rosetti - a seconda delle nazioni e delle culture calcistiche è abbastanza comprensibile. È chiaro che quando ci sono differenze sostanziali a quel punto è giusto fare delle riflessioni e valutazioni».
Si cambia?
E allora come correggere la rotta? «Durante il lockdown - spiega Rosetti - abbiamo creato una piattaforma con i capi dell’arbitraggio delle nazioni calcisticamente più evolute. Abbiamo intenzione di lavorare insieme per porre in essere delle riflessioni e dare delle linee guida tecniche uniformi anche per i prossimi campionati». Niente nuove regole, attenzione. L’Ifab ha già stabilito i piccoli ritocchi per la prossima stagione e ogni cambiamento richiede tempi lunghi. Ma quello che si può fare e che, a leggere in controluce le parole di
Rosetti, si farà, è dare indicazioni e correzioni per un’interpretazione meno ingessata degli episodi che tenga conto del contesto di ogni singola azione e di ogni contatto. Per questo, anche in tema Var, Rosetti è netto: «Vogliamo interventi corretti, ma di Var si è parlato troppo. Vorrei parlare di arbitraggio: per come noi concepiamo la sfera arbitrale vogliamo arbitri sul terreno di gioco con grande personalità, che prendano decisioni. Poi nel caso di un errore, di un’evidenza inconfutabile, abbiamo bisogno di un intervento Var all’altezza».