Si ritira Casillas, il portiere pigliatutto Un anno fa era stato colpito da infarto
Ora è ufficiale: Iker Casillas ha annunciato il suo ritiro. In realtà la sua magnifica carriera si era fermata in maniera improvvisa e traumatica il 1o maggio 2019, quando durante un allenamento con il Porto aveva subito un infarto. San Iker aveva recuperato, però in campo da allora non è più tornato. Ci ha provato, è rimasto nella rosa del Porto e si era persino ipotizzato che giocasse qualche minuto in questo finale di stagione. Non è stato possibile. Se ne va il portiere più titolato di Spagna, e probabilmente il più forte, Ricardo Zamora permettendo. Casillas ha vinto 26 trofei tra nazionali varie, Real Madrid e Porto. Dall’Europeo Under 16 del 1997 ai rigori contro l’Austria, l’anno nel quale un bidello entrò in classe per chiedere al professore di liberare l’alunno Casillas, chiamato d’urgenza per andare a fare il secondo a Cañizares in una partita di Champions in Norvegia per l’infortunio di due colleghi, alla Supercoppa portoghese del 2018 contro il Desportivo da Aves. Tra i 26 titoli spiccano le 3 Champions, le 5 Liga e il magico triplete della Roja, da capitano: Europeo 2008, Mondiale 2010, Europeo 2012. Mondiale che la Spagna non aveva mai vinto e che fu suggellato dal bacio tra il capitano e la giovane reporter Sara Carbonero, che poi diventerà la madre dei suoi due figli. Iker è arrivato al Madrid nel 1990 e se n’è andato piangendo dalla porta di dietro nel 2015 dopo aver conquistato la ‘Décima’ con Ancelotti l’anno prima. Logorato da un rapporto incredibilmente conflittuale con Jose Mourinho, che lo considerava la talpa dello spogliatoio. Ieri tra i primi a mandare parole d’affetto a Casillas il Madrid e Florentino Perez: negli ultimi mesi il rapporto col club della sua vita e il presidente della Casa Blanca sono tornati ad essere idillici e Iker si appresta a tornare al club dove è rimasto 25 anni. Anche Mourinho ha speso parole affettuose per lui, perché il tempo cura tutto e fa cambiare persone e rapporti. La cattolicissima Spagna ieri si è inchinata di fronte a ‘San Iker’, portiere che parava. Non era bravo coi piedi come si pretende oggi, e non era una specie di robocop. Però tra i pali faceva miracoli, come sul tiro di Robben nella finale Mondiale. Da lì la beatificazione popolare. «Non sono un Galactico, sono di Mostoles» disse una volta ai tempi del primo Madrid florentiniano pieno di stelle, e la frase restò per sempre: Iker è sempre stato il ragazzo del quartiere popolare della periferia di Madrid, sorridente ed educato. E spesso imbattibile.