Legge delega sempre più sotto assedio
Giallo dimissioni Spadafora, Pd-5 Stelle divisi sul Coni, federazioni molto scettiche
Legge delega sempre più sotto assedio. Dalla denuncia di lunedì dei parlamentari «sportivi» dei 5 Stelle sulle criticità del testo del ministro Spadafora alla possibile offensiva di oggi dei presidenti federali. Che nel consiglio nazionale del Coni potrebbero firmare un j’accuse contro la riforma all’insegna delle parole d’ordine del «no alla statalizzazione e alla confusione», e chiedendo a Malagò di unirsi al coro. La legge delega sembra ora una macchina con il freno a mano tirato e in cerca di ripartenza. Ma su quali basi?
Giallo dimissioni
Ieri, la giornata è cominciata con un mezzo giallo sulle dimissioni di Spadafora. Sicuramente il ministro dello Sport ha parlato con il premier Giuseppe Conte. Conte che avrebbe ricevuto anche diverse sollecitazioni anti riforma dal mondo dello sport (alcuni presidenti federali). Più che di dimissioni, si sarebbe parlato di restituzione della delega dello sport. Ma in questo momento di precari equilibri politici, con il fantasma di un rimpasto destabilizzante del Governo che il premier vuole allontanare a tutti i costi, anche il ballottaggio su una casella fa paura. Fatto sta che a metà pomeriggio, lo staff di Spadafora interviene: «Il ministro non ha presentato le dimissioni». Cioè: si va avanti. Tanto che Spadafora si è presentato poi alla riunione interministeriale sul decreto «agosto» spingendo alcuni provvedimenti, fra i quali il finanziamento del bonus di giugno per i collaboratori sportivi e un’altra tranche di contributi alle società dilettantistiche.
Divisi alla meta
Nico Stumpo, il deputato che ha rappresentato Liberi e Uguali nella trattativa, dice che «si deve ripartire dall’ultima riunione di maggioranza e dal testo approvato allora con tre soli punti ancora in sospeso - i mandati, l’incompatibilità e gli apa profondimenti dell’Inps sulle norme sul lavoro sportivo - Tutto quello che si è aggiunto o tolto dopo non ha valore». Ma le parti sono distanti, c’è poco da fare. Basta leggere il documento delle senatrici 5 Stelle della commissione Istruzione che pensano al Coni come alla struttura che organizza «lo sport italiano di alto livello, ma che negli ultimi anni è stato una sorta di potentato dal quale sgorgano intrecci affaristici e consorterie varie». D’altro canto il Pd (pure con approcci diversi al proprio interno) non accetta quella che considera «l’uso di una riforma per fare una battaglia personale contro Malagò». E non si può chiedere un partito che ha votato contro la legge delega ai tempi del Conte 1, questo è il ragionamento, di essere in linea con quell’impostazione. Mentre l’opposizione incalza: «La riforma voluta da Spadafora attacca l’autonomia dello sport ed è frutto di una mentalità statalista che non capisce il DNA dello sport italiano», dice Marco Marin di Forza Italia.
Regioni e proroga
Nel frattempo, si fanno vive anche le regioni. I due assessori allo sport di Lombardia e Piemonte denunciano il rischio di «centralizzazione delle decisioni» sul sistema sportivo. La legge delega dovrà passare anche lo scoglio della conferenza Stato-Regioni e quindi pure quel fronte scotta. Tanto che fra le tante voci della giornata di ieri c’è anche quella su una proroga oltre novembre (ma servirebbe una norma di legge per avere qualche mese in più) del processo di approvazione.
Doppio campo
Oggi si giocherà su due campi. Da una parte potrebbe andare in scena l’atteso chiarimento interno ai 5 Stelle, dall’altra il Consiglio nazionale del Coni misurerà la «febbre» anti legge delega. Diversi presidenti promettono battaglia riconoscendosi più o meno nelle parole pronunciate da Giunio De Sanctis, presidente delle bocce: «Mai vista una riforma del genere, dove in troppi hanno messo le mani e dove l’autonomia dello sport è saltata completamente». Sullo sfondo c’è anche l’eterno scontro con gli enti di promozione, a cui secondo diversi numeri 1 federali la riforma concederebbe troppo spazio. Enti che dal canto loro hanno diffuso una nota di apertura verso la legge chiedendo però «pari dignità» per lo sport per tutti. L’ennesima richiesta di riscrittura.