L’allievo Nagelsmann sfida il maestro Tuchel Ney-Mbappé per la finale
Il tecnico del Lipsia giocava per quello del Psg: «Ma non siamo amici». Gegenpressing contro i fenomeni
In assenza del grande guru Klopp, tocca ai suoi discepoli tramandare il verbo del «gegenpressing», il famoso contro pressing che fa da spot alla scuola di nuovi tecnici tedeschi, protagonisti della Champions post pandemica. Tra i più ambiziosi c’è il quasi 47enne Tuchel, aspirante erede in pectore della guida del Liverpool, che però stasera fa i conti col suo ex pupillo. Quel Julian Nagelsmann, 33 anni da meno di un mese, che a 20 gli faceva da vice. È la sfida nella sfida di Lipsia-Psg, sorta di maestro contro allievo che per la prima volta in carriera si contendono un posto in finale di Champions. Un bel record di precocità per il giovane allenatore del Lipsia, da cui Tuchel si smarca: «Siamo comunque diversi».
Incrocio
«Non siamo particolarmente legati» ricorda Julian, ma tra i due c’è un destino comune intrecciatosi quando Tuchel guidava le riserve dell’Augsburg, 13 anni fa, in 5ª serie. In rosa c’era pure Nagelsmann, promettente difensore centrale che sognava la Bundesliga. «Il problema – ha ricordato ieri il parigino – è che era sempre infortunato». Così, anche per giustificare lo stipendio, Tuchel gli affidò l’analisi delle avversarie: «Fece un lavoro eccezionale». Una prima esperienza fondamentale per Julian che aveva detto addio al calcio giocato per gli stessi problemi al ginocchio che avevano spinto pure Tuchel, una decina di anni prima, ad appendere gli scarpini al chiodo. Quando Tuchel passò al Mainz, cominciando a seguire le orme di Klopp, a Nagelsmann furono affidati i giovani del Monaco 1860, dove aveva iniziato a giocare. Nel 2010 era già al centro di formazione dell’Hoffenheim, mentre Tuchel debuttava in
Bundesliga, qualificandosi pure in Europa League nel 2011. E guadagnandosi di nuovo il posto che era stato di Klopp al Dortmund, da dove continuava a propagarne i precetti tattici. Gli stessi predicati anche da Nagelsmann, diventato a 28 anni il più giovane allenatore della Bundesliga, salvando l’Hoffenheim nel 2016. E nonostante un primo k.o. col «maestro», per 3-1. L’anno successivo, si rifece imponendo a Tuchel il pari all’andata (2-2) e cedendo 2-1 al ritorno. Arrivò lo stesso 4° e ai preliminari di Champions. Da dove fu eliminato dal Liverpool di Klopp: troppo presto per affrontare il guru. Tuchel aveva già lasciato il Dortmund, ma poi fu chiamato dall’emiro del Qatar sedotto dallo stile «kloppiano», con movimenti permanenti e un approccio offensivo «globale», come sostiene lo stesso Nagelsmann che ha fatto suo pure il «gegenpressing».
Ambizione
Filosofia che Klopp ha trasferito con personalità nel Liverpool dei grandi campioni alla Salah, ma che Tuchel fatica a imporre nel Psg dove ormai si affida all’estro di Neymar e Mbappé. Forse per questo ieri ha sottolineato le differenze con l’ex pupillo più estroverso, da quest’anno al Lipsia: «Siamo tedeschi, ma diversi». Diversità che Nagelsmann traduce anche con un uso smodato di tecnologie, droni inclusi, in una squadra meno stellare ma non meno ambiziosa. Julian, più giovane tecnico a qualificarsi in semifinale di Champions, ora potrebbe strappare il record di precocità in finale a Deschamps (35). A meno che non si faccia mandare di nuovo dietro la lavagna dal «maestro» di turno.