La Gazzetta dello Sport

I meriti del club e del tecnico nella dolce estate nerazzurra

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Sempre più dolce è l’estate nerazzurra. L’Inter ha conquistat­o la finale di Europa League, e lo ha fatto alla grande: lo Shakhtar è stato prima superato, poi travolto, infine umiliato. C’è la firma di Lukaku e Lautaro certo, ma anche quella di Barella, Bastoni e D’Ambrosio: il che farà felice il cittì Mancini. Questa di Conte è finalmente una squadra compiuta, coesa, in cui tutti lavorano al servizio dell’obiettivo comune, convinti della propria forza dal primo all’ultimo minuto. Contro il Siviglia venerdì giocherà con il vento giusto nelle vele: cinque gol e una difesa ancora insuperata. Un risultato che già così è notevole, se guardiamo alle premesse della stagione. Il percorso di crescita cominciato nelle ultime settimane di campionato e culminato nel secondo posto a un punto dalla Juve, si sta completand­o in Coppa, cioè dove è più difficile. Il club nerazzurro non arrivava così in alto nelle Coppe dall’anno magico del Triplete, dieci anni fa. Calcistica­mente un’eternità. L’Inter con l’ingresso di Marotta, la scelta di Conte, un mercato indovinato in quasi tutti i nomi, ha saputo rimontare posizioni in Italia e in Europa, accorciand­o distanze che un anno fa erano enormi. L’Inter che raggiunge la Champions balbettand­o contro l’Empoli a San Siro a fine maggio 2019 è sideralmen­te lontana. I risultati ottenuti sono il frutto sia del lavoro del tecnico, sia della pazienza che la società ha avuto nel tenere in equilibrio un ambiente difficile per antonomasi­a, anche quando la situazione sembrava precipitar­e. Se ancora c’è un seme di follia è però una follia sana, positiva. L’Inter ora esplode sul campo,

anziché implodere nelle polemiche. Il presidente Zhang deve essere contento: la sua Inter ha quasi tutto per un campionato da scudetto e una Champions da protagonis­ta. Su quel “quasi” bisogna lavorare, perché la crescita sarebbe un peccato che non continuass­e.

La stagione del calcio non è ancora conclusa e già si annuncia la prossima. L’anomalia che ha già pesato sui risultati della Champions, influirà anche sui mesi che verranno.

La preparazio­ne con giocatori che arrivano da una serie ininterrot­ta di partite, il mercato che ufficialme­nte si aprirà con i campionati in corso, un calendario strizzato tra una partenza ritardata e un conclusion­e anticipata per via degli Europei: sono gli elementi con cui si stanno misurando i club in tutta Europa. Le incognite sono tante, le novità anche di più. Possibile che questo si traduca in un maggior numero di sorprese.

Non c’è grande club che possa tenere sotto controllo tutte le variabili determinat­e dallo stravolgim­ento vissuto in questi mesi. Sarà ancora più difficile fare bene in campionato e contempora­neamente nelle Coppe, inevitabil­e selezionar­e gli obiettivi fin dall’inizio. Non è difficile immaginare che in

Italia il campionato verrà una volta di più prima di tutto.

Nel tempo sospeso di Ferragosto si è consumato un Giro di Lombardia difficile da dimenticar­e.

Il talento più puro del ciclismo mondiale, il belga Remco Evenepoel, ha rischiato di morire per non farsi staccare da Nibali nella discesa di Sormano. Avevano fatto la corsa lui e la sua squadra, dunque ci teneva a restare incollato a Vincenzo, suo avversario annunciato anche al Giro. Normale ci provasse, poi il rischio fa parte del mestiere.

Il ciclismo nella bizzarria di questo calendario ha messo in scena fin qui tutto il proprio vasto campionari­o di emozioni. D’altronde nessuno va in bici per fare zero a zero. Il corto circuito di vedere la classica d’autunno disputarsi sotto il sole agostano sarebbe piaciuto a Gianni Mura, che il Lombardia amava moltissimo. Gli sarebbe piaciuto di sicuro anche Evenepoel, che ha in fondo commesso un errore di inesperien­za, un errore di gioventù. A vent’anni si ha tutto il diritto di sbagliare, c’è tempo per migliorare in discesa. Certo ha rischiato la vita venendo giù da quel muro, ma sabato qualcuno, da qualche parte, ci ha messo una mano.

Venerdì contro il Siviglia avrà

il vento nelle vele con Lu-La e la difesa super

Zhang deve essere contento

ma il percorso di crescita va completato

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Gol e dolori 1. Rudi Garcia, 56 anni, tecnico del Lione; 2. Lautaro Martinez, 22, protagonis­ta dell’Inter; 3. Remco Evenepoel, 20 anni, soccorso dopo la caduta
1 Gol e dolori 1. Rudi Garcia, 56 anni, tecnico del Lione; 2. Lautaro Martinez, 22, protagonis­ta dell’Inter; 3. Remco Evenepoel, 20 anni, soccorso dopo la caduta
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