La Gazzetta dello Sport

INTER GRAN FINALE

Lautaro-Lukaku fenomenali Venerdì a Colonia col Siviglia c’è in palio l’Europa League

- di Angioni, Clari, Licari, Stoppini, Vernazza

Gioia Conte 10 anni dopo Mou «Dico quello che penso per crescere»

Fantastica Inter. Pazzesca Inter. Incredibil­e Inter. Cinque gol in una semifinale (e potevano essere di più). Un Lautaro mai visto e con lui tutti gli altri, da un immenso Barella a Lukaku scatenato nel finale, da De Vrij insuperabi­le a D’Ambrosio al posto giusto nel momento giusto. Cinque gol che spaventano il Siviglia, fino a ieri legittimo favorito dall’alto di cinque Europa League in quindici anni. Fermi tutti. Qualsiasi gerarchia è stata ribaltata in una notte dal 5-0 allo Shakhtar, ingigantit­o forse dal Basilea, ma sempre squadra di coppe. Ebbene, l’Inter l’ha annichilit­o, dominando tutti i novanta minuti per tattica, agonismo, cinismo. Questa di Germania è una squadra impression­ante che pensa da grande, s’è scrollata di dosso esitazioni e complessi, ha una dimensione europea. Colpisce e poi gestisce come e quando vuole. Una tipica “squadra” di Conte che sarà anche lamentoso ma, dovunque vada, chiede di poter lavorare con continuità “e poi i risultati si vedranno”.

Cammino travolgent­e

Lo United non è lo Shakhtar, ma l’Inter oggi sembra più forte del Siviglia. Si può dire? Risponderà il campo, appuntamen­to a Colonia venerdì contro l’ex Banega, i segnali positivi ci sono. Da queste parti, nei dintorni di Dusseldorf, un’altra grande ha regalato uno degli ultimi successi al calcio italiano. Era il 2006, era la Nazionale di Lippi. Di partita in partita cresceva la sensazione che niente e nessuno avrebbe pobe tuto fermarla: il 3-0 all’Ucraina fu il giorno della consapevol­ezza. Fatte le debite proporzion­i, potrebbe essere lo stesso. Anche il percorso dell’Inter è stato travolgent­e: 2-0 al Getafe, 2-1 al Leverkusen (sprecando), 5-0 allo Shakhtar. Inter dominante. Ora arriva il bello. Gli ucraini ieri saranno crollati per la stanchezza, avranno sbagliato strategia, si saranno intimoriti, ma l’Inter li ha smontati, pezzo per pezzo.

Brutto Shakhtar

Dei due esterni “da paura” s’è un po’ Taison, l’ultimo ad arrendersi, mentre Marlos è stato un disastro più o meno come tutti gli altri. E nel disastro collettivo andrebbe inserito anche Castro, il tecnico portoghese che fin qui aveva messo in mostra una manovra veloce e tecnica, quasi gioiosa, combinazio­ne di disciplina ucraina e fantasia brasiliana. Tutto scomparso prima di cominciare quando, temendo forse Barella, cade in tentazione anche lui: rinuncia al 4-23-1 arretrando Alan Patrick mezzala del 4-3-3. Non sarebcambi­ato niente qualsiasi sistema avesse scelto, ma così lo Shakhtar si trova “uno contro uno” in mezzo e in attacco. E crolla sotto i colpi del più forte e attrezzato. Non c’erano invece dubbi che avrebbe gestito il possesso basso (oltre il 60% nel primo tempo) facendo girare la palla, nella speranza che l’Inter aggredisse spalancand­o praterie per Dodo e gli altri. Naturalmen­te Conte non c’è cascato. Inter attenta, diligente e letale. Non ha mai concesso un centimetro e alla prima occasione, minuto19, ecco il gol di testa di Lautaro che “balla” sul povero Kryvtsov. Nell’1-0 nerazzurro ci sono tutti i limiti difensivi ucraini: gli affanni di Pyatov quando c’è da “giocare” la palla, la lentezza del centralone mai aiutato però dalla squadra.

Straordina­rio Barella

Ora non esageriamo con lo Shakhtar. Se è finita 5-0, è perché l’Inter è stata tre categorie superiore. Dopo aver colpito chirurgica­mente nel primo tempo, ha approfitta­to del necessario sbilanciam­ento dei rivisto

I nerazzurri si guadagnano la sfida al Siviglia di venerdì con una grande prestazion­e: il Toro scatenato segna una doppietta e nel finale pure Romelu fa due gol

vali nella ripresa per fare tutto quello che ha voluto in ripartenza. D’Ambrosio di testa, ancora Lautaro con una gran botta, quindi due volte Lukaku, arrivato a quota 31 gol. Come Ronaldo alla prima stagione in nerazzurro, ma lui ha ancora la finale. Tutto è stato perfetto, non soltanto là davanti. E la scossa l’ha data ancora Barella, in questi giorni il più europeo dei nostri centrocamp­isti, come se si fosse definitiva­mente liberato di qualcosa che ogni tanto annebbiava la mente e ingarbugli­ava le gambe. Qui è sembrato quanto di più simile a Tardelli. Ma distanze e movimenti erano perfetti dovunque. Accanto a lui un encomiabil­e Gagliardin­i ha tolto il respiro a Marcos Antonio. Alle loro spalle, Godin sembra aver ritrovato le emozioni “atletiche” ed è di nuovo il vecchio pirata uruguayano che non si fa mai superare. E con De Vrij al fianco è tutto più facile.

Dal Triplete a Colonia

Due conti veloci. L’ultima Europa League italiana si chiamava ancora Coppa Uefa, e la vinse il Parma nel 1999, un secolo fa. L’ultima finale dell’Inter risale al 2010, il Triplete di Mou, era la Champions e non è il caso di concedersi a nostalgie. Da allora soltanto la Juve è arrivata all’ultimo atto, perdendo contro Barcellona (2015) e Real Madrid (2017). Nell’anno senza più inglesi e con soltanto una spagnola (il Siviglia) a giocarsi un torneo, nell’anno senza Ronaldo e Messi in semifinale per la prima volta dal 2006, può essere la volta buona. Per Conte è la prima euro finale della carriera. Alla Juve s’era fermato in semifinale contro il Benfica, qui l’impression­e è che non lo fermi più nessuno.

Prima volta

Nessuna squadra italiana è arrivata in fondo in Europa League

Barella super

Il più europeo dei nostri centrocamp­isti, sembra Tardelli

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GETTY Mucchio nerazzurro L’esultanza dell’Inter dopo un gol: nessuno aveva mai vinto una semifinale di Uefa-Europa League con 5 gol di scarto
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