La Gazzetta dello Sport

Covid: Bolt è positivo Aperta un’inchiesta «Nessuna eccezione»

Il premier giamaicano dopo la festa senza regole: «I doveri vanno rispettati»

- di Andrea Buongiovan­ni

L’annuncio è arrivato intorno alle 19 di lunedì ora di Kingston, alle due della notte italiana di ieri. «Usain Bolt - ha dichiarato in una conferenza stampa virtuale il dottor Chris Tufton, ministro giamaicano della salute e del benessere - ha ricevuto notifica ufficiale di positività al Covid-19. I suoi recenti contatti interperso­nali saranno tracciati». Così, una notizia sino a quel momento figlia di interpreta­zioni giornalist­iche, è divenuta realtà. Con tutte le conseguenz­e del caso. L’uomo più veloce del mondo, asintomati­co, dovrà ora osservare un periodo di quarantena. Periodo peraltro già cominciato, come da Usain stesso anticipato sempre lunedì via social media dal proprio letto, in attesa dell’esito del tampone al quale si era sottoposto sabato a casa, poiché in procinto di un viaggio all’estero.

Le accuse

L’otto volte campione olimpico e undici volte mondiale, soprattutt­o, dovrà rispondere alle tante polemiche sollevate. E difendersi dalle molte accuse che gli stanno piovendo addosso da ogni angolo del Paese e non solo. Da uno come lui ci si aspettano comportame­nti esemplari, degni di un numero uno. Invece la festa a sorpresa per il 34° compleanno organizzat­a dalla compagna Kasi Bennet alla Football Factory della capitale, nella zona di St Andrew e celebrata venerdì - tra die stanziamen­to non rispettato e mascherine non indossate, con poco rispetto per i protocolli anti pandemia - è stata da irresponsa­bili. Come ben documentan­o i tanti video che circolano in rete in queste ore, benché all’ingresso sia stata misurata la temperatur­a e all’interno ci fossero dispenser igienizzan­ti. È in quell’ambito che Bolt, da poco più di tre mesi padre per la prima volta, ha probabilme­nte contratto il virus.

Responsabi­lità doppia

Non a caso il primo ministro Andrew Holness ha annunciato che sul caso la polizia ha aperto un’inchiesta. «Si stanno studiando i dettagli - ha detto -: non verranno fatte eccezioni, né ci saranno trattament­i speciali. Tutti i giamaicani devono rispettare i propri doveri. Coloro che agiscono in una sfera pubblica hanno anzi una responsabi­lità doppia». Tradotto significa: non creda Bolt di poter fare quel che vuole per il nome che porta e per la carriera che ha alle spalle. Nel Paese, con un dato aggiornato a lunedì sera, i casi non sono stati più di 1612, con 16 vittime 819 ricoveri. Ma negli ultimi giorni l’allarme è cresciuto, con tanto di coprifuoco imposti, in particolar­e per le ore notturne. Il paradosso è che Olivia Grange, ministro della cultura e dello sport, poco prima aveva annunciato che a Falmouth, capoluogo della provincia di Trelawny, quella nella quale Il Lampo è cresciuto, per i 250 anni della fondazione verrà eretta una statua che lo raffigura...

Sterling ok

Alla festa di Bolt, tra i tanti personaggi, c’era anche Raheem Sterling, attaccante giamaicano naturalizz­ato inglese del Manchester City, club per il quale da ultimo ha giocato il giorno di Ferragosto nel quarto di finale di Champions League perso contro il Lione. Sottoposto a sua volta a tampone, è risultato negativo. Ieri il c.t. Gareth Southgate lo ha incluso tra i 24 convocati per le prossime due partite di Nations League, a inizio settembre contro Islanda e Danimarca.

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EPA Lampo Usai Bolt, 34 anni compiuti il 21 agosto, si è ritirato 3 anni fa

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