Covid: Bolt è positivo Aperta un’inchiesta «Nessuna eccezione»
Il premier giamaicano dopo la festa senza regole: «I doveri vanno rispettati»
L’annuncio è arrivato intorno alle 19 di lunedì ora di Kingston, alle due della notte italiana di ieri. «Usain Bolt - ha dichiarato in una conferenza stampa virtuale il dottor Chris Tufton, ministro giamaicano della salute e del benessere - ha ricevuto notifica ufficiale di positività al Covid-19. I suoi recenti contatti interpersonali saranno tracciati». Così, una notizia sino a quel momento figlia di interpretazioni giornalistiche, è divenuta realtà. Con tutte le conseguenze del caso. L’uomo più veloce del mondo, asintomatico, dovrà ora osservare un periodo di quarantena. Periodo peraltro già cominciato, come da Usain stesso anticipato sempre lunedì via social media dal proprio letto, in attesa dell’esito del tampone al quale si era sottoposto sabato a casa, poiché in procinto di un viaggio all’estero.
Le accuse
L’otto volte campione olimpico e undici volte mondiale, soprattutto, dovrà rispondere alle tante polemiche sollevate. E difendersi dalle molte accuse che gli stanno piovendo addosso da ogni angolo del Paese e non solo. Da uno come lui ci si aspettano comportamenti esemplari, degni di un numero uno. Invece la festa a sorpresa per il 34° compleanno organizzata dalla compagna Kasi Bennet alla Football Factory della capitale, nella zona di St Andrew e celebrata venerdì - tra die stanziamento non rispettato e mascherine non indossate, con poco rispetto per i protocolli anti pandemia - è stata da irresponsabili. Come ben documentano i tanti video che circolano in rete in queste ore, benché all’ingresso sia stata misurata la temperatura e all’interno ci fossero dispenser igienizzanti. È in quell’ambito che Bolt, da poco più di tre mesi padre per la prima volta, ha probabilmente contratto il virus.
Responsabilità doppia
Non a caso il primo ministro Andrew Holness ha annunciato che sul caso la polizia ha aperto un’inchiesta. «Si stanno studiando i dettagli - ha detto -: non verranno fatte eccezioni, né ci saranno trattamenti speciali. Tutti i giamaicani devono rispettare i propri doveri. Coloro che agiscono in una sfera pubblica hanno anzi una responsabilità doppia». Tradotto significa: non creda Bolt di poter fare quel che vuole per il nome che porta e per la carriera che ha alle spalle. Nel Paese, con un dato aggiornato a lunedì sera, i casi non sono stati più di 1612, con 16 vittime 819 ricoveri. Ma negli ultimi giorni l’allarme è cresciuto, con tanto di coprifuoco imposti, in particolare per le ore notturne. Il paradosso è che Olivia Grange, ministro della cultura e dello sport, poco prima aveva annunciato che a Falmouth, capoluogo della provincia di Trelawny, quella nella quale Il Lampo è cresciuto, per i 250 anni della fondazione verrà eretta una statua che lo raffigura...
Sterling ok
Alla festa di Bolt, tra i tanti personaggi, c’era anche Raheem Sterling, attaccante giamaicano naturalizzato inglese del Manchester City, club per il quale da ultimo ha giocato il giorno di Ferragosto nel quarto di finale di Champions League perso contro il Lione. Sottoposto a sua volta a tampone, è risultato negativo. Ieri il c.t. Gareth Southgate lo ha incluso tra i 24 convocati per le prossime due partite di Nations League, a inizio settembre contro Islanda e Danimarca.