La Gazzetta dello Sport

«SAMP, IO SONO PRESIDENTE-OPERAIO QUAGLIA UN SIMBOLO COME VIALLI E MANCIO»

Oggi raduno: comincia il settimo anno alla guida dei blucerchia­ti. «Orgoglioso per i tre club liguri in A. Ranieri è un punto fermo. Sul mercato cerchiamo giovani di talento»

- di Filippo Grimaldi - GENOVA

Buon vento e mare calmo. Come i veri marinai, Massimo Ferrero inizia oggi la sua settima stagione da presidente cercando la brezza giusta per una Sampdoria che vuole ripartire fra sorrisi, fiducia e autostima.

Com’è il suo bilancio dei sei anni di presidenza e, dopo l’ultima stagione, con quale spirito si prepara al nuovo campionato?

«Sono state sei stagioni intense, emozionant­i, felici a tratti e anche faticose, come le storie d’amore. Alla settima mi preparo con audacia, tenacia, forza e sempre più cuore. Tutti i giorni si lavora. Con la mia prima linea, composta da Carlo Osti, Riccardo Pecini e Alberto Bosco lavoriamo, ognuno nel proprio raggio di competenza, per snellire la burocrazia, garantire la ripartenza anche delle infrastrut­ture e per cercare, come sempre, i talenti giusti per una Sampdoria competitiv­a e di qualità».

Il suo proposito è di non soffrire come nell’ultima stagione o di alzare l’asticella, pur con la necessità di un rigoroso business plan per contenere e ridurre le spese?

«La sofferenza fa parte della passione. L’ultima è stata una stagione dura, per tanti motivi e soprattutt­o per quella falsa partenza, ma ci siamo salvati bene in un contesto difficile post pandemia: avremmo potuto anche fare l’impresa, ovvero scalare ancora di più la classifica nelle ultime quattro giornate. Ma da un male bisogna sempre tirare fuori un bene e anche questa lezione ci servirà per il futuro. Tranquilli­tà è il sostantivo che scelgo per la nuova stagione, l’asticella si deve alzare sempre perché genera stimoli, continuità e

cazzimma, ma con rigore. Ho imparato a dire che il nostro traguardo è la prossima partita».

Quanto conterà il fattoreRan­ieri in panchina sin dall’inizio della preparazio­ne?

«Sono molto soddisfatt­o di lui. Sotto tutti i punti di vista. In un momento di difficoltà si è rivelato la scelta giusta della quale sono e siamo tutti molto orgogliosi. Così avrà ancora più tempo per preparare la squadra, per trasmetter­e il suo credo calcistico. Lo si è visto anche dopo la pausa per la pandemia: i risultati sono arrivati. Sarà fondamenta­le».

La ripresa dei contagi può in qualche modo cambiare i vostri piani e quelli del calcio?

«I latini avrebbero detto: “Ad impossibil­ia nemo tenutur”.

Nessuno è tenuto alle cose impossibil­i. Ripartire con i tifosi negli stadi sarebbe il regalo più bello, ma non va sottovalut­ata la situazione, il virus non è andato via magicament­e, ma senza allarmismi, con senso civico e responsabi­lità. Ripartirem­o a porte chiuse con coraggio e lucido ottimismo».

Molti club in vendita e tante voci sulla Samp, ma lei ha da poco varato un CdA di alto profilo con durata triennale. Un segnale importante…

«Ho risposto con i fatti a tante, troppe parole».

Imputa a se stesso qualche errore di gestione?

«Sto pagando l’impulsivit­à, la mia genuinità e anche una certa inesperien­za nelle strumental­izzazioni mediatiche, un po’ macchiavel­liche, che certamente in tutti i settori e non solo nel calcio sono di casa. Ero e sono un presidente operaio: barcollo ma non mollo. Chi non fa non sbaglia, l’importante è fare e non arrendersi mai. Sono orgoglioso e onorato a prescinder­e di essere il presidente del club con i colori più belli del mondo e lavoro: è la mia risposta alle tante parole».

Liguria per la prima volta con tre squadre in A: orgoglioso del fatto di rappresent­are questa realtà unica in Italia (è la regione più piccola in rapporto alle squadre nel massimo campionato)? «Certamente felice di essere il presidente della Samp. Le dimensioni non definiscon­o la grandezza. La Liguria è una regione completa, ha tutto per farsi amare e ha dato risposte di forza e di cuore sempre, anche recentemen­te, con la ricostruzi­one del nuove ponte dopo la tragedia, purtroppo indimentic­abile, di due anni fa. Anche prima di entrare in Samp, ho sempre avuto un rapporto felliniano con Genova, dove ho lavorato per diversi film: i suoi tramonti sono cartoline di sentimenti. Con tre squadre in A la Liguria ha dato un’altra risposta importante».

I derby diventeran­no quattro. E lei ha una tradizione molto favorevole.

«Con gli opportuni scongiuri… Quello di Genova è il più bello, ma non c’è derby senza tifosi, quindi mi auguro che il prossimo sia il derby della gente. E poi ci saranno quelli con lo Spezia: sarebbe importante che potessero giocarlo nella loro città».

Sarà sempre la Samp di Quagliarel­la o punta su altri? Intanto è arrivato il miglior talento danese, Damsgaard, con un investimen­to importante. «Oggi Quagliarel­la è quello che Vialli e Mancini sono stati in passato: un simbolo e non solo il capitano, e uno dei migliori attaccanti della storia moderna del calcio italiano. La Samp ha la sua grande storia e in questa storia Quagliarel­la occupa un posto importante. Su Damsgaard abbiamo lavorato in anticipo e, a scuola da Ranieri, può crescere ancora di più. Ripeto quello che ho detto all’inizio: con Osti e Pecini lavoriamo per individuar­e e studiare i talenti che possano darci tanto nel presente e ancora di più in futuro».

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IPP Passionale Massimo Ferrero, 69 anni compiuti nel luglio scorso, è alla guida della Sampdoria dall’estate 2014

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