La Gazzetta dello Sport

Orgoglio, decisionis­mo e lavoro: così ragionano due leader nati

- di Davide Stoppini

Personalit­à

Conte focoso e maniacale Pirlo da scoprire nei suoi silenzi

I punti chiave

La gestione di Andrea, lo stress di Antonio

Se per caso dovesse capitarvi di incontrare Conte e vi venisse concessa la possibilit­à di fargli una domanda, una sola, non sprecate quella sui calciatori che gli sono rimasti nel cuore. Perché la risposta è già nota: Pirlo e Kanté. Antonio un giorno in un’intervista dipinse così Andrea: «È un fuoriclass­e in campo ma anche un mostro di determinaz­ione negli allenament­i. Fu la locomotiva del mio ciclo: potevo chiedere a tutti qualsiasi fatica, con Pirlo a tirare il gruppo nessuno si permetteva di fiatare». Si chiama leader, uno così. E non dipende dal ruolo, dalle caratteris­tiche tecniche, dall’età. Conte sa riconoscer­lo, perché leader era anche lui da giocatore. Con espression­i diverse, con atteggiame­nti differenti, per certi versi quasi opposti.

Caratteri

Andrea, uomo nel senso più antico del termine, come l’aner greco e dunque l’energia fatta persona, ha forse rubato il nome ad Antonio, che un tratto distintivo del suo carattere ce l’ha da sempre: orgoglioso. E poi in serie: trascinant­e, focoso, permaloso, maniacale, perfezioni­sta, decisionis­ta. Un lottatore, Antonio. Nel senso infinito del termine, ovvero una persona in perenne lotta con se stesso, con i traguardi che si pone, con un’asticella che lui stesso alza ogni volta (ma guai se sono gli altri, a metterla lassù: vero Marotta?). Andrea è invece meno «fisico» nei suoi atteggiame­nti. Un pacato decisionis­mo, potrebbe esser definito così il suo: dietro quel tono di voce che pare quasi dimesso, sa come farti ridere per un’ora di fila a cena oppure prenderti per le orecchie e dirti in faccia quello che pensa, senza i dribbling che faceva in maglietta e pantalonci­ni. La gestione del gruppo di Andrea è materia ancora tutta da scoprire. Ma quella frase di due giorni fa alla prima conferenza - «voglio costruire un dialogo costante con i calciatori» - sembra un concentrat­o del contismo, «malato» com’è Antonio del rapporto con la squadra, protettivo ai limiti dell’ansioso: ma in fondo, conoscete un padre che non si agiti per il proprio figlio?

Il lavoro

Antonio e Andrea vicini e lontani. Due che si sono tremendame­nte riconosciu­ti sotto quel tratto comune che è la cultura del lavoro e la passione per le questioni tattiche: quante chiacchier­ate sulla difesa a tre, quante sensazioni condivise sulle partite e sulle vittorie, i compagni e gli avversari, le vittorie e le sconfitte. Conte da bambino rimase colpito dalla vittoria dell’Italia a Spagna ‘82: «Capii che con la determinaz­ione si poteva andare oltre i propri limiti». Pirlo giocava in spiaggia a Viareggio e si portava il pallone da casa, naturale sia poi diventato da adulto un maestro in mezzo al campo: «Voglio la palla sempre tra i piedi». Oggi sono quel che già erano da giocatori, allenatori senza saperlo. E senza saperlo, sotto sotto proveranno pure a bisticciar­e nella stagione che parte. Per uno scudetto, non per altro. In fondo, tutti e due inseguono una prima volta, no?

 ?? ANSA ?? In Nazionale Antonio Conte e Andrea Pirlo assieme in Nazionale: l’attuale allenatore dell’Inter è stato c.t. degli azzurri dal 2014 al 2016. Pirlo giocò qualche gara per lui ma non fu convocato all’Europeo
ANSA In Nazionale Antonio Conte e Andrea Pirlo assieme in Nazionale: l’attuale allenatore dell’Inter è stato c.t. degli azzurri dal 2014 al 2016. Pirlo giocò qualche gara per lui ma non fu convocato all’Europeo
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LAPRESSE Feeling L’abbraccio tra Antonio Conte e Andrea Pirlo dopo un gol del centrocamp­ista della Juve nel 2011-2012

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