Tour più forte dell’allerta rossa «Ma state a casa davanti alla tv»
La bolla, le regole Paura alla Lotto: due meccanici non superano l’ultimo tampone
Sono fiducioso, spero di darvi ancora altre grandi emozioni
Dopo un lungo periodo a casa sono felice di essere qui con voi
«Allora ci sono davvero». Alle 18 e 45 di un caldo pomeriggio i primi “astronauti” ciclisti planano su Place Massena per la presentazione ufficiale e Nizza abbraccia il Tour 107, il più tormentato e per questo il più atteso. Il bambino tiene stretta la mano del papà, negli occhi ha il colore della gioia: sono arrivati gli eroi su due ruote. Ma quella frase innocente ha messo a nudo il re. Per la prima volta la Grande Boucle non sarà la festa di un’estate crescente, ma calante. Ci accompagnerà fino alle porte dell’autunno (ultima tappa a Parigi il 20 settembre), come una vendemmia anticipata. Che tipo di vino sarà lo scopriremo alla fine, perché alle insidie tradizionali quest’anno se n’è aggiunta una alta come l’Everest: il Covid. E per scalarlo organizzatori, team e corridori hanno accettato restrizioni impensabili solo pochi mesi fa. Vivranno in una bollanavicella, riducendo al minimo i contatti con l’esterno. Un paradosso, perché la loro missione li porterà a pedalare per le strade di Francia (3484 chilometri), restando incollati ore e ore, pronti a indossare le mascherine (obbligatorie a Nizza) appena scesi di sella. Ieri due meccanici della Lotto non hanno superato i tamponi: positivi, non sono entrati nella bolla, sono stati rispediti a casa. Prendere o lasciare. Noi prendiamo. Da qui il ciclismo indica la strada, un’idea semplice e meravigliosa: col virus si può convivere. E correre il Tour. Anche se i responsabili hanno detto: «State a casa, guardatelo in tv». Chiudere tutto sarebbe stata la scelta più semplice, forse la più sicura, ma non siamo andati sulla luna per poi arrenderci a un nemico invisibile.
Spirito garibaldino
Certo, in Francia il bollettino quotidiano dei contagiati ha sfondato quota 6000, la regione delle Alpi Marittime è stata dichiarata da ieri zona rossa (massima allerta) e il timore di una invasione straniera (c’è stata: tedeschi, inglesi, belgi, olandesi) ha spinto fuori città molti nizzardi, cosa che avrebbe fatto sorridere Giuseppe Garibaldi, il cittadino più illustre dell’intera Costa Azzurra, “tradito” da Cavour e dai giochi politici («ora che sono deputato vado a dirgliene quattro a chi mi ha reso straniero», diceva nel 1860 l’eroe dei Due Mondi). Ma lo spirito garibaldino alberga da sempre al Tour e nei suoi atleti: perfetti protagonisti moderni della chanson de geste. A caccia di gloria e di una maglia gialla che regala ricchezze (500 mila euro di premio) e fama infinita. E atLoze tira sponsor, muove cifre milionarie. Il Covid ha fatto slittare di un anno Europei e Olimpiade. Il Tour, il ciclismo, si è piegato, ma senza spezzarsi. Da domani un esercito di oltre tremila persone attraverserà la Francia, esplorerà arrivi mai visitati (Col de la e Grand Colombier), farà girare ruote ed economia. La stessa sopravvivenza di tante squadre è legata alla corsa. Insomma, si può e si deve convivere col virus. Raccontando la Grande Boucle dimezzata, con la parte media-alta del Paese ignorata (a parte Parigi), come se il Giro si corresse da Firenze in giù.
La grande bellezza
Un Tour dal baricentro basso, ma gli organizzatori hanno ficcato dentro così tanti chilometri in salita da far venire la nausea a Messner. Una corsa così avrebbe fatto felice Marco Pantani, l’avrebbe azzannato come una piadina di mamma Tonina. Un Tour così (attraversa tutti e 5 i massicci transalpini) è una tortura per i velocisti. E infatti molti team li hanno tagliati per far posto ai gregari. A proposito: è l’ora dei pronostici. Ci sono un po’ di facce sospette per un giallo che si risolverà forse nella penultima tappa, la sola crono(scalata) che porta a La Planche des Belles Filles. Il re colombiano Bernal ha ricevuto pieni poteri dalla Ineos (ripudiati Thomas e Froome), punta al bis e avrà l’aiuto di un altro sovrano, Carapaz. Ma la Jumbo vuole continuare a volare. Van Aert (Strade Bianche e Sanremo) farà da vassallo a Roglic insieme con Dumoulin e G. Bennett (Gran Piemonte e 2° al Lombardia). Poi c’è la Uae del talento Pogacar, scortato da Aru e Formolo. Ma la partenza regala scenari imprevisti. E’ per sempre anche un solo giorno in giallo e l’arrivo di domani sorride a Giacomo Nizzolo ed Elia Viviani: possono giocarsi vittoria e maglia sulla passeggiata degli inglesi, in una volata che spargerà emozioni sul lungomare teatro della strage di 4 anni fa (86 morti, falciati dal terrorista alla guida di un autocarro). Il Tour domani potrebbe parlare italiano. Sarebbe bellissimo e incredibile nel caso del buon Giacomino: domenica ha vestito la maglia Tricolore, 48 ore fa quella di campione d’Europa… Il cognome è da predestinato e poi Nizza ha spesso strizzato l’occhio ai nostri atleti. Qui persino Mario Balotelli aveva ritrovato se stesso e la Nazionale a suon di gol. In ogni caso, sarà un successo. E ci sono pure i corridori. Parola di bambino.