La Gazzetta dello Sport

Rino cambia Il Milan cerca la conferma De Zerbi show

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Il 4-2-3-1 è la naturale evoluzione del 4-4-2. Lo si utilizza quando si vuole consegnare al centravant­i unico tutta la linea offensiva. Alle sue spalle deve agire un classico trequartis­ta in grado di innescarlo con il passaggio filtrante. All’attaccante centrale è richiesto un lavoro pazzesco, perché ha il compito di allungare la difesa avversaria con frequenti scatti in profondità e deve anche sapere quando, invece, è il caso di “venire incontro” per far respirare i compagni e far girare il pallone. Gattuso sta provando a modificare il 4-33 della passata stagione in 42-3-1, utilizzand­o così tutta la velocità di Osimhen. Ai due attaccanti esterni è richiesto un notevole lavoro in copertura. Nel Milan di Pioli, a turno, questo incarico è stato svolto con disciplina da diversi interpreti, e poi Ibra là davanti a fare da punto di riferiment­o. La crescita di Kessie ha garantito al reparto di mezzo qualità e quantità, così come un elemento importante dopo la sosta per il Covid è stato l’atteggiame­nto propositiv­o di tutta la squadra: i rossoneri volevano fare la partita e non subirla. Nel Bologna di Mihajlovic sono importanti gli scambi di posizione dei tre centrocamp­isti che vanno sempre a occupare la zona più scoperta della difesa avversaria. La Roma di Fonseca è veloce nel ribaltamen­to dell’azione, ma deve avere una maggiore attenzione in fase di non possesso: il pallone va recuperato prima, altrimenti i due mediani soffrono. Il Sassuolo di De Zerbi è una macchina che, quando tutti i meccanismi sono registrati alla perfezione, regala felicità. Fa un possesso-palla non sterile, comincia l’azione da dietro, non ci sono lanci lunghi. Certo, così facendo a volte si rischia, ma per arrivare in alto è necessario.

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