Organizzare GP senza tifosi costa la metà: 4 o 5 milioni Ma così ci perdono le squadre
Liberty, che non riceverà i 50 milioni del Vietnam, trasferisce meno soldi ai team. Vetture “congelate” per limitare le spese
Il Bahrain si fa in due per ospitare i GP che andranno in scena il 29 novembre e il 6 dicembre. Nella seconda gara sarà infatti utilizzata la sezione esterna del circuito di Sakhir, mai usata in precedenza per gare internazionali, e ne verrà fuori una configurazione di tracciato velocissima, ideale per lo spettacolo. È solo l’ultima novità di un calendario 2020 in continua evoluzione, che ha già riservato parecchie sorprese, fra annunci di debutti di nuove piste e ritorni di altre assenti da tempo. La stagione, partita il 5 luglio in Austria con quasi quattro mesi di ritardo sul previsto, è stata segnata dalla cancellazione della gara iniziale in Australia per un caso di coronavirus nel team McLaren e poi di tutte quelle fuori dall’Europa, oltre al GP di Monte Carlo e a quello d’Olanda, che sarebbe dovuto tornare quest’anno sul circuito di Zandvoort. I padroni di Liberty Media sono stati costretti a reinventarsi un calendario di sana pianta e alla fine si è arrivati a 17 GP, con finale ad Abu Dhabi il 13 dicembre.
Perdite massicce
Sono rimasti fuori la Cina, l’Azerbaigian, Singapore,
Giappone e le gare nel continente americano, ma soprattutto il GP del Vietnam, organizzato per la prima volta sul circuito stradale della capitale Hanoi e destinato a diventare l’evento dell’anno. Una rinuncia sofferta per la Formula 1. L’ammontare dei diritti, a favore di Liberty, era infatti di circa 60 milioni di dollari (50 milioni di euro), pagati dagli organizzatori e dal Governo locale. Il più alto dell’intera stagione. La stessa cifra che spende l’Emirato di Abu Dhabi. Paesi per i quali la F.1 è uno straordinario veicolo di promozione, potendo contare su un pubblico globale di 1,9 miliardi di telespettatori. È stata una perdita pesante anche quella delle gare extra europee, per le quali venivano richiesti in media 40 milioni di dollari (33 milioni di euro), a eccezione del Bahrain che è rimasto.
Occasioni low cost
Sono tutti soldi che mancheranno dalle casse della F.1 e di conseguenza da quelle dei team, i quali si spartiscono una fetta notevole di questi ricavi, ecco perché è stato varato il piano “salva spese” (ossigeno per le squadre più piccole) che prevede il congelamento degli sviluppi quest’anno, l’utilizzo delle stesse monoposto nel 2021 e il varo dei nuovi regolamenti solo nel 2022. Inoltre, dovendo rimpiazzare tanti GP, i proprietari dello show hanno dovuto abbassare quasi a zero le loro pretese anche con gli organizzatori europei. Il Principato di Monaco è sempre stato esente dal pagamento dei diritti. Ma agli altri venivano richiesti fra i 20 e i 30 milioni di dollari per la concessione dell’evento. Quest’anno, invece, siamo in un ordine di spesa minimo. E così si sono aperte opportunità anche per circuiti che non erano mai entrati nel giro del Mondiale o erano esclusi da tempo: Mugello, Portimao, Imola, la Turchia e il Nürburgring, che non ospitava il GP di Germania dal 2013. Inoltre, nel caso di Monza e di altri circuiti, è stata automaticamente estesa di un anno la scadenza del contratto. D’altra parte, la F.1 non avrebbe potuto pretendere dagli organizzatori