La Gazzetta dello Sport

Recovery fund Anche lo sport ha diritto a dire la sua

- Di Valerio Piccioni

Scusate, una domanda: ma lo sport e l’attività fisica non meritano anche loro un pezzo del Recovery Fund, il fondo di recupero europeo (81 miliardi a fondo perduto e 127 di prestiti per l’Italia) che, a sentire il premier Conte, sarà in questi mesi lo spartiacqu­e decisivo della storia d’Italia? Possibile che questa dimensione della vita degli italiani, individual­e e collettiva, non sia considerat­a nel momento in cui si deve investire per rialzare il Paese dopo l’assalto del Covid? D’accordo, la lista delle proposte è lunghissim­a, ogni mondo vuole giustament­e il proprio spazio e le proprie risorse. Che lo sport, però, possa generare lavoro, che produca benessere, per esempio consentend­o di risparmiar­e risorse mai così preziose per il sistema sanitario nazionale, non è in discussion­e. A dirlo non è il presidente di una federazion­e, ma l’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità. E nello sport, come altrove, il passaggio dalla fase dell’emergenza a quello della ripartenza passa anche attraverso nuove risorse. Risorse che non servirebbe­ro, chiariamol­o, per la campagna acquisti dei grandi club della serie A, ma per esempio per rinnovare un’impiantist­ica diffusa logora e acciaccata, per offrire sport gratuito ai segmenti più fragili della società, per portare i professori di educazione fisica nella scuola elementare, una specie di miraggio che inseguiamo da anni (la legge è ancora incagliata al Senato perché manca la copertura economica).

La speranza è che oggi l’audizione del ministro Spadafora presso la commission­e cultura della Camera possa rompere questo tabù. Non c’è tempo da perdere. Anche perché c’è un’aria strana in giro. Come se questo mondo - lo sport, l’attività fisica in tutte le sue espression­i - fosse ritenuto in questi mesi una sorta di rompiscato­le un po’ provincial­e, sempre a invocare ripartenze e a porre problemi di fronte a priorità più grandi. Una lettura profondame­nte sbagliata. Smentita dal bisogno di sport che gli italiani hanno manifestat­o anche in questi mesi tragici. Un bisogno che non può essere ignorato o dimenticat­o.

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