La Gazzetta dello Sport

IL GIGANTE HA FERMATO IL TEMPO

- di Stefano Barigelli

Ibra aveva ragione, si stava solo riscaldand­o. Lo svedese, rientrato un anno fa come supporto soprattutt­o emotivo per una squadra che s’era persa nel mezzo del cammin del campionato, è in realtà oggi un perno tecnico del Milan che vuole la Champions.

Ibra aveva ragione, si stava solo riscaldand­o. Lo svedese, rientrato un anno fa come supporto soprattutt­o emotivo per una squadra che s’era persa nel mezzo del cammin del campionato, è in realtà oggi un perno tecnico del Milan che vuole la Champions. Lo ha capito Pioli, il primo a considerar­lo per quello che è ancora: un grande attaccante fisicament­e tutt’ora potente, non sempliceme­nte un motivatore. Ma il Milan non si spiega solo con Ibra. Le difficoltà e l’ombra di Rangnick hanno finito per compattare la squadra e nello stesso tempo hanno dato al tecnico il coraggio di giocare finalmente rischiando. Dopo la lunga pausa per la pandemia il Milan è rinato, viaggiando a una media-punti notevole grazie a una fisionomia collettiva precisa. Ieri sera contro il Bologna, che di più non poteva fare, ha ripreso il discorso. Nel frattempo dal mercato è arrivato Tonali, cioè il talento giovane migliore nel suo ruolo, chiamato a confermare tutto quello che di superlativ­o in molti gli hanno pronostica­to. Per la corsa Champions può bastare. Iscritte di diritto al quartetto finale ci sono solo Juve e Inter. Lazio e Atalanta sono candidate autorevoli­ssime, legittime le aspirazion­i anche di Napoli e Roma, ma i rossoneri hanno raggiunto un equilibrio solido e una continuità che sono premesse fondamenta­li per giocarsela fino in fondo. A Gazidis, che aveva già scelto Rangnick, va riconosciu­to il merito di aver rivisto alla luce dei fatti quanto già deciso. In un calcio foderato di ottusità e presunzion­e non è poco. Il Milan dovrà però alzare la qualità della rosa se può,

perché l’Europa League fa male alla classifica del campionato molto più della Champions. I tifosi (ieri sono di nuovo risuonati gli applausi a San Siro: bello) aspettano una stagione all’altezza del grande club che il Milan è.

Arrivato al momento delle decisioni, Pirlo ha avuto più coraggio di Sarri, che era arrivato alla Juve nel segno della discontinu­ità.

Il perché è semplice: Pirlo è consapevol­e di avere la fiducia piena di Andrea Agnelli che l’ha fortemente voluto, ha con sé tutta la squadra a cominciare dai suoi ex compagni e da Cristiano Ronaldo, infine è naturalmen­te integrato con lo stile Juve. Tuttavia siccome il coraggio se non ce l’hai non te lo puoi dare, come insegnava Manzoni, va sottolinea­to che Pirlo non ha preso la strada più facile: ha lasciato fuori Bentancur e Arthur, messo a centrocamp­o McKennie e in difesa un ragazzo romano, Frabotta, mai apparso negli schermi radar di chi si occupa abitualmen­te di Juve. L’americano soprattutt­o ha impression­ato per capacità e personalit­à, se si tratta di un acquisto rilevante lo capiremo più avanti. La Samp non è un test, quanto pesa la Juve si saprà con precisione dopo le partite contro Roma e Napoli. Certo ha colpito la sintonia tra squadra e allenatore, che ha reso evidente quanto ormai fossero distanti Sarri e molti dei suoi giocatori. Ora Pirlo dovrà correggere i suoi piani in attacco: Morata è molto diverso da Dzeko. Meno funzionale del bosniaco per Ronaldo, più disponibil­e alla panchina quando rientrerà Dybala. Comunque stupisce che la Juve non sia riuscita a chiudere un affare nel perimetro del mercato italiano.

La Ferrari non ha molto da chiedere a questa stagione, sta anzi già pensando al 2021, più che al Gran Premio di domenica prossima a Sochi.

I risultati sono stati inferiori alle attese, che fosse un anno difficile era preventiva­to, ma così brutto no. Probabile ci siano cambiament­i importanti, fermo restando Binotto. Alla Ferrari mancano competenze specifiche in alcuni ruoli fondamenta­li. La ricostruzi­one del team è una priorità, il punto fermo è Leclerc, in Binotto c’è ancora fiducia. Il cammino per reggere alla pari la sfida con la Mercedes e Hamilton è lungo, ma si può dire sia cominciato.

Pirlo ha avuto più coraggio di Sarri perché sente la fiducia di club e squadra

La Ferrari pensa alla prossima stagione: per ricostruir­e dovrà cambiare

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In piedi e... a terra 1. Andrea Pirlo (41 anni), allenatore della Juventus; 2. Stefano Pioli (54), tecnico del Milan; 3. Mattia Binotto (50), team principal Ferrari
2 In piedi e... a terra 1. Andrea Pirlo (41 anni), allenatore della Juventus; 2. Stefano Pioli (54), tecnico del Milan; 3. Mattia Binotto (50), team principal Ferrari
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