Tappe lunghe e dure: con tutte quelle salite Vincenzo resta in gioco
Bastano solo due dati per incorniciare le sei tappe che mancano all’apoteosi davanti al Duomo di Milano: si deve ancora fare il 39% del dislivello complessivo di questo Giro, 19mila metri su 49mila, e la media delle cinque giornate in linea (esclusa la crono finale) è di 218 chilometri. Il menu c’è, tocca ai commensali, cioè ai corridori, mettersi a tavola e non restare a bocca asciutta.
Udine si è vestita di rosa. È presente nella corsa Gazzetta già dalla seconda edizione, 1910, con la Milano-Udine di 388 chilometri, vinta in volata da Ernesto Azzini. Trieste, l’altro polo della Regione, entrò nel Giro nel 1919 con la famosissima tappa partita da Trento e conquistata dal primo Campionissimo, Costante Girardengo, in maglia tricolore: si festeggiava il ritorno all’Italia delle due città irredente. Proprio in piazza della Libertà a Udine, dove stamattina ci sarà la partenza, festeggiò poi nell’83 il suo secondo trionfo rosa Giuseppe Saronni. Si riparte da San Daniele del Friuli con una giornata molto tosta: 3200 metri di dislivello, tre volte il Ragogna, il 20% poco prima dell’arrivo. Domani Madonna di Campiglio (5100 metri), con il Bondone dal versante di Aldeno (era sterrato nel 1973 quando Merckx, Gimondi e Battaglin si diedero battaglia); giovedì lo Stelvio da Trafoi e l’inedita salita ai Laghi di Cancano (5400 metri), sabato Agnello, Izoard e Sestriere per 5000 metri di dislivello. Classifica apertissima, nonostante i distacchi: Almeida in rosa è neoprofessionista; Kelderman non vince da cinque anni e non ha mai conquistato una corsa a tappe, breve o lunga; il suo compagno Hindley forse va più forte di lui; Tao Geoghegan Hart è da scoprire ma ha una squadra tosta. Esuberanza o esperienza? Una cosa è certa: Nibali, pur a 3’29”, su questo tracciato non è fuori dai giochi.