Vuelta in salita. Non solo sulla strada...
Edizione 75 al via da Irun: 5 arrivi in quota su 18 tappe, ma il Covid fa più paura
Obiettivo: arrivare a Madrid. Nel senso letterale del termine. Oggi a Irun scatta la 75ª edizione della Vuelta, e sembra già un miracolo. Si è temuto a lungo che la corsa potesse essere cancellata per la segunda ola del Covid. Si parte, poi si vedrà: uno degli slogan principali lanciati dagli organizzatori è quedate en casa, resta a casa. Con medie giornaliere di 10.778 nuovi contagi e 121 morti la Spagna sta allargando le misure restrittive: la Vuelta è stata salvata ma la grande passione per il ciclismo dovrà essere contenuta tra le mura famigliari. Ieri i 176 corridori e gli staff delle 22 squadre si sono sottoposti all’ultimo tampone: tra i 500 test due positivi, uno nella Bahrein-McLaren e uno nel Team Sunweb, ma non sono ciclisti.
Subito in salita
Si doveva partire il 14 agosto da Utrecht, in Olanda, si parte due mesi dopo nei Paesi Baschi, dove la Vuelta non è nemmeno passata per 33 anni e dove non scatta dal 1961. Oggi si parte da Irun e si arriva ai 570 metri dell’Alto di Arrate, sopra Eibar: il gruppo dovrebbe sgranarsi subito visto che, oltre all’arrivo in salita, negli ultimi 25 chilometri c’è anche il Puerto di Karabieta. È una Vuelta nervosa, che non ha sostituito le tre tappe olandesi e che ha 5 grandi frazioni di montagna (su 18 totali) e due mostri sacri come il Tourmalet e l’Angliru. Da valutare il ruolo del freddo, data la stagione. Una sola crono, di 33 chilometri, in salita e nell’ultima settimana, e l’Alto de la Covatilla che come da tradizione alla penultima tappa darà l’ultima scossa prima
Roglic numero 1
Nonostante le varie difficoltà e la sovrapposizione col Giro, la Vuelta è riuscita ad attrarre nomi interessanti. Il numero 1 lo indossa Primoz Roglic, che ha vinto l’edizione 2019. Dopo la beffa del Tour, e la vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi, lo sloveno guida lo squadrone Jumbo Visma in coabitazione con Tom Dumoulin: i due dicono di essere a disposizione l’uno dell’altro. C’è anche il vincitore del Giro 2019, l’ecuadoriano Carapaz, e soprattutto l’incognita Chris Froome, all’ultimo ballo con la Ineos. E poi Pinot, Chaves, De la Cruz, e naturalmente la Movistar, con l’eterno Valverde, Soler e Mas, secondo alla Vuelta 2018 e quinto al Tour 2020.
Formolo carico
Gli italiani sono 5, più Enrico Gasparotto che ha preso il passaporto svizzero: li guida Davide Formolo, poi Moschetti, Bagioli, Cattaneo e Mareczko. Per Formolo è il ritorno dopo la caduta al Tour con annessa frattura della clavicola: «Ieri per la prima volta ho guidato la bici in un gruppo, e seppur ristretto, ero solo con la squadra, ho avuto un po’ di paura. Spero passi presto perché adoro la Spagna, qui ho fatto bene per la prima volta in un grande giro (nel 2016 finì 9°, ndr) e ci tengo a vincere qualche tappa, ci proverò subito. Il Covid? Cerchiamo di tenerlo fuori dalla nostra bolla. Le notizie che ci circondano sono pessime, tutto è un’incognita. Però voglio sottolineare l’enorme sforzo di chi in questi giorni sta organizzando le corse di ciclismo. È complicatissimo e mi sento orgoglioso di far parte di questo mondo: siamo più sicuri qui in questa bolla che a casa».
Primoz vs Chris Roglic re del 2019 sfida Froome per il riscatto dopo la beffa del Tour