Il Covid, le nazionali: poco tempo, poco lavoro
Il rinvio della trasferta a Marassi non ha aiutato l’avvio di campionato del Toro che contro il Geno vanta una buona tradizione e quindi avrebbe potuto ottenere almeno un punto che in certe situazioni aiuta notevolmente il morale. Essere rimasti a secco dopo tre giornate è invece una condizione che impegnerà moltissimo le capacità da psicologo di Giampaolo, lui per primo chiamato a risollevare la truppa in vista di una sfida, venerdì a Reggio Emilia, contro un Sassuolo partito invece a razzo. Non è una condizione ideale quella in cui deve lavorare l’allenatore granata, però Giampaolo può contare sull’appoggio di una società che si rende ben conto dei fattori che hanno ostacolato e rallentato il programma studiato con maniacale attenzione dal maestro di Giulianova. Il Covid ha colpito il club granata a più riprese, impedendo quegli allenamenti collettivi che sono fondamentali per chi deve predicare un nuovo gioco, una nuova mentalità. Per fortuna l’esito degli ultimi tamponi, arrivato nel ritiro della squadra ieri sera, è stato confortante: tutti negativi. Però il Toro non può ancora uscire dalla bolla protettiva e la situazione è chiaramente pesante perché sembra alla lunga di stare in una prigione, sia pure di lusso. Specialmente dopo una sconfitta, i calciatori avrebbero bisogno di «alleggerire» la mente con l’aiuto di fidanzate, amici, mogli, figli. Insomma qualche ora tra gli affetti per ritemprarsi e ripartire con nuovo slancio. Il fatto di ritrovarsi viso a viso tutto il giorno e tutti i giorni ti porta inevitabilmente a pensieri più «pesanti». Questo elemento psicologico fa il paio con allenamenti ridotti anche a causa degli impegni delle nazionali. Che hanno impedito a Giampaolo di proseguire nella diffusione e sperimentazione del suo calcio. Infine occorre consentire all’allenatore di farsi una idea più precisa sui rinforzi: Gojak lo conoscerà in questi gorni.