Il calcio chiede aiuto
LEGA E FEDERCALCIO SCRIVONO A CONTE «RISCHIO DEFAULT PURE IN SERIE A» Il Dpcm cancella i 1000 spettatori, ma il problema è di prospettiva: 600 milioni di perdite. Spadafora critico sul protocollo
Il calcio chiede aiuto. Non è il solo, nello sport e fuori, non potrebbe esserlo in una giornata drammatica come quella di ieri. Ma la serie A, come fonte di risorse anche per un bel po’ di sistema, pone al Governo in maniera drammatica il problema: «Siamo a rischio default», dicono in due lettere parallele, ma sostanzialmente concordi, i due presidenti di Figc e Lega A, Gabriele Gravina e Paolo Dal Pino. La fine dell’era dei 1000 spettatori, sancita dalle parole del Dpcm che escludono qualsiasi tipo di deroga, è solo una piccola, minima parte della storia. Il problema è la prospettiva: si calcola che dallo stop di marzo fino alla fine della stagione in corso si possano perdere 600 milioni di euro per l’assenza di pubblico e i mancati ricavi da sponsorizzazioni.
«Rischio collasso»
Con questa curva di contagi, l’idea di anche solo di un’aperturina degli stadi e di fissare una scadenza per immaginarla, è del tutto velleitaria. Restano i diritti tv e anche un futuro migliore anche grazie all’ingresso dei fondi, ma il problema è arrivarci. C’è un problema di liquidità che riguarda non solo le medio-piccole ma tutti i club. Per questo, le lettere di Gravina e Dal Pino, nello stesso giorno in cui anche Balata e Ghirelli, i presidenti di B e Lega Pro, si appellano al Governo, chiedono che il calcio entri nei comparti feriti dalla crisi e quindi nella lista degli aiuti, almeno indiretti. La richiesta: adeguate forme di ristoro o almeno sospensione dei versamenti da adesso alla fine dell’emergenza. Dal Pino esprime nella sua lettera la «forte preoccupazione per la grave situazione finanziaria delle società a rischio collasso ed anche per gli effetti collaterali che le misure del Governo produrranno sul sistema economico e sociale».
Non solo l’Italia
Le due lettere sono state inviate a tutti gli interlocutori di governo: il premier Conte, il ministro dello Sport Spadafora e i suoi colleghi Speranza e Gualtieri, responsabili dei dicasteri della Salute e dell’Economia. Si tratta solo di una parte di una strategia dell’emergenza più complessiva. Che guarda all’esterno, ma anche all’interno del sistema. Insomma, il gettito di questi versamenti sospesi non servirebbe a pagare lo stipendio di star milionarie, ma a mettere in sicurezza la base del sistema. Ecco perché nei prossimi giorni verrà avviata una discussione con tutte le componenti, calciatori compresi. Gravina sta pensando a un’iniziativa anche a livello internazionale perché la pandemia sta colpendo tutto il calcio europeo: insomma, la credibilità delle richieste, in Italia o altrove, avrà senso se tutti stringeranno la cinghia e faranno la loro parte.
Spadafora e protocollo
Una situazione di emergenza talmente grave che mette in secondo piano la stessa ricerca del famoso piano B. Di cui per ora non parla nessuno. Nonostante la morsa del virus continui a minacciare ogni attività. Ma nella graduatoria delle priorità l’incertezza economica è diventata talmente grande da allontanare i discorsi sul nuovo format, la riserva dei playoff o dei playout. Prima del domani c’è la nottata da passare. Ieri, però, Spadafora è tornato a «Che tempo che fa» sul discorso del protocollo sanitario. «Non si pensa a sospendere la serie A che si è data un protocollo. Protocollo che non ha funzionato perché non è stato rispettato ha detto il ministro dello Sport Le nostre “bolle” sono state finora discutibili».
Si ferma l’altro calcio
Intanto l’altro calcio si lecca le ferite. Dopo aver salvato una parte della sua attività la scorsa settimana (si erano fermati solo la Terza Categoria e i campionati giovanili di livello provinciale), ora si fanno i conti con una chiusura vicina alla totalità dell’attività. Di fatto, oltre alle tre categorie professionistiche (A, B e C), si salva solo la serie D. Ma oggi si farà il punto e ci sono diverse ipotesi che si discuteranno con i club: c’è anche la possibilità di fermarsi e di riempire queste settimane fino alla scadenza del Dpcm per recuperare tutte le partite saltate, oppure di bloccare il campionato. Possibilità che invece è diventata certezza dall’Eccellenza in giù. Quanto al calcio a 5, sono cinque i campionati che possono andare avanti (A1 e A2 per le donne; A1, A2 e B per gli uomini). Mentre nel calcio femminile, oltre ad A e B, proseguirà anche la serie C. «Spero che il calcio venga considerato e tutelato - dice Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicepresidente federale al pari di tutte le altre categorie produttive». Insomma, è tutto il calcio a chiedere aiuto.