La Gazzetta dello Sport

La classifica

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El Diez, il Dieci. Così chiamavano e chiamano Diego Maradona in Argentina. Dieci come il suo numero, la maglia dei fuoriclass­e, con le debite eccezioni: Johan Cruijff portava il 14. Di seguito i 10 gesti tecnici più belli di Maradona. Anzi, 9 più uno, la mano de Dios, di per sé una “ladrata”, di fatto un frammento di calcio che resisterà all’eternità. Scelte nostre, discutibil­i. Siamo consapevol­i di aver lasciato fuori altri momenti top, per esempio nella nostra galleria non c’è una magia del

Diez nel campionato argentino, tra Argentinos, Boca e Newell’s, ma dieci è dieci, non 15 o 20, e tutto non ci sta.

In porta al Bernabeu

26 giugno 1983, Coppa di Lega di Spagna, Real-Madrid Barcellona 2-2. Contropied­e del Barça, da Schuster a Carrasco e poi a Maradona, solo nella metà campo del Real. Diego vola, salta il portiere Agustin, però non calcia nella porta vuota, aspetta il difensore Juan José Jimenez e con una finta lo manda a sbattere sul palo. Poi entra in porta con la palla. «Anni dopo - racconterà Diego - ho chiesto scusa a Juan José: mi ha mandato affan...».

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La rovesciata da seduto

2 settembre 1984, Coppa Italia, Pescara-Napoli 0-3. Diego è appena arrivato al Napoli e all’Adriatico di Pescara segna il suo primo gol in Italia con una rovesciata da seduto, letteralme­nte. Alla fine il portiere del

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Pescara, Gianluca Pacchiarot­ti, ottiene la sua maglia: «Ma io ha ricordato in un’intervista - la regalai a un maresciall­o dell’esercito perché lasciava che durante la leva mi allenassi su un campo privato». Effetti collateral­i della vecchia naia, premio “Burba” a Pacchiarot­ti.

Il “pallonetto­ne”

20 ottobre 1985, Serie A, Napoli-Verona 5-0. Forse il gol italiano più iconico di Diego, un “pallonetto­ne” da circa 40 metri, di esterno sinistro. Diego vede Giuliani fuori dai pali e lo beffa con una palombella di lunga gittata. Dispiace che il ricordo di Giuliani, ottimo portiere, campione d’Italia e vincitore di Coppa Uefa proprio con il Napoli di Diego nel 1990, e deceduto a 37 anni, passi sempre per questa immagine.

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La punizione impossibil­e 3 novembre 1985, Serie A, Napoli-Juve 1-0. Nell’autunno del 1985 Diego è in stato di grazia.

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Due settimane dopo la magia con il Verona, trasforma la punizione impossibil­e contro la Juve. Calcio a due in area, a pochi metri dalla porta e con la barriera vicina. Pecci, incaricato di appoggiare il pallone a Diego, gli dice: «È impossibil­e far gol, non c’è spazio». Risposta: «Tocala, Eraldo, tocala». Con una c, in slang italo-spagnolo. Pecci la toca e Maradona con un sinistro morbido e arcuato mette la palla all’incrocio, dove Tacconi non arriva.

Di testa, da fuori area

27 novembre 1988, Serie A, Napoli-Milan 4-1. Il Milan fresco campione d’Italia, il Milan del rivoluzion­ario Arrigo Sacchi. Verso la fine del primo tempo Crippa lancia lungo nello spazio per Diego, il pallone rimbalza prima del limite dell’area e Diego anticipa Giovanni Galli, il portiere in uscita, con un pallonetto di testa. Segnare di testa da fuori area, un evento eccezional­e. «Quando hai di fronte

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un fuoriclass­e - spiegherà Galli -, ti aspetti di tutto, però mai avrei immaginato che Maradona potesse scavalcarm­i così».

L’assist a Caniggia

24 giugno 1990, Torino, Mondiale, Brasile-Argentina 0-1. A nove minuti dalla fine, Diego parte in percussion­e da metà campo. Sembra una riedizione del gol del secolo a Messico ’86, mezzo Brasile lo bracca, lo circonda. Quando capisce di avere davanti un muro, Diego in scivolata tocca sulla sinistra per Claudio Caniggia, suo amico di scorriband­e notturne: lasciato libero dai difensori, il biondo attaccante non perdona. Assist e gol decisivi. Claudio Branco, terzino sinistro del Brasile, denuncerà un particolar­e inquietant­e: «In quella partita avevo sete e durante una pausa Maradona mi offrì una borraccia del suo massaggiat­ore. Quell’acqua aveva un sapore amaro: dopo un po’ iniziai a star male, mi girava la testa, le gambe erano

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strane». Diavolo di un Diego.

La miniatura

25 giugno 1986, Città del Messico, Mondiale, ArgentinaB­elgio 2-0. Tre giorni dopo la mano de Dios e il gol capolavoro agli inglesi, Maradona si ripete con una doppietta al Belgio, in semifinale. La seconda rete è una miniatura del gol del secolo. Diego decolla dalla trequarti, scarta quattro difensori e batte il portiere Pfaff con un sinistro in caduta. Postura sbilenca, coordinazi­one sovrannatu­rale. «Diego - svelerà Pfaff - scambiò la sua maglia con i miei guanti. Disse che ero stato forte, mi voleva al Napoli».

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Vai, Burruchaga, vai

29 giugno 1986, Città del Messico, Mondiale, ArgentinaG­ermania Ovest 3-2. All’84’ della finale del Mondiale, con il risultato sul 2-2 e i supplement­ari dietro l’angolo, Maradona intercetta un pallone a centrocamp­o e lo serve a Burruchaga

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