La Gazzetta dello Sport

CR7 re al Camp Nou

Ronaldo fenomeno pure in difesa Messi è solo e sbatte su Buffon

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eccato. Peccato che questo stadio immenso e un po’ vecchiotto, pieno di gloria e di storia, fosse vuoto. La prima volta che Leo Messi e Cristiano Ronaldo si sono incontrati su un campo da calcio, il 23 aprile 2008, al Camp Nou c’erano 95.549 persone. Ieri eravamo in 200, giocatori compresi, a goderci la trentaseie­sima sfida tra i calciatori che hanno fatto la storia di questo secolo calcistico con i loro 11 Palloni d’oro, i loro 68 titoli, i loro 1.464 gol, 253 solo in Champions. Santificat­i nell’abbraccio tra i due supereroi prima della partita: unione di affetto, rispetto, riconoscen­za della grandezza altrui.

PProfeta senza parole

Una sfida impari. Perché Messi è inchiodato a questo Barcellona in declino che lui voleva lasciare, una squadra che era celestiale e che oggi è non solo terrenale ma anche malata, sgonfia, depressa, lontanissi­ma dalla condizione stellare che ha illuminato questo stadio oggi vuoto come Leo, profeta senza parole. E perché Ronaldo, due anni più vecchio di Leo, non molla, come la Juve. Si ribella al passare del tempo, all’avanzare dell’età. Non accetta l’idea del crepuscolo, il viale del tramonto non lo vuole imboccare per nessun motivo. All’andata CR7 non c’era, e la Juve perse 2-0. Ieri c’era: 3-0 per i bianconeri.

Padrone al Camp Nou

In quella semifinale di Champions tra il Barça di Rijkaard e lo United di Sir Alex di 12 anni fa Ronaldo dopo due minuti si procurò un rigore con una conclusion­e che finì sulla mano di Gabi Milito. Lo tirò fuori

All’andata Cristiano non c’era: a Barcellona non molla mai L’argentino, spaesato, si intristisc­e: super Gigi gli prende 6 tiri

dalla porta di Victor Valdes. Ieri di rigori ne ha avuti due, e li ha segnati entrambi arrivando a 752 reti in carriera, 135 in Champions, 15 stagionali, 40 in questo 2020 nefasto per tanti, ma non per lui. Messi è a 24. CR7 ha fatto gol nelle due porte ed è andato alla bandierina a festeggiar­e come fa lui: il salto, l’atterraggi­o a gambe larghe e il suo grido di battaglia, il «Siuuuuu» rimbombato nel Camp Nou vuoto, che in condizioni normali l’avrebbe coperto di fischi (e di insulti). Ronaldo, padrone di casa.

La solitudine di Leo

Messi si è scontrato contro Gigi

Buffon, 43 anni a gennaio, che gli ha preso 6 tiri (e un altro è andato fuori), e poi è andato a prendergli la maglia, a fine partita. Perché Leo è solo, circondato da mezze figure lui abituato a giostrare con gente tipo Xavi, Iniesta, Fabregas, Henry, Ronaldinho, Deco, Eto’o, Neymar, Suarez. Leo tira perché non può fare una «pared», un uno-due, un triangolo, i marchi di fabbrica del gioco associativ­o blaugrana che si apprende nei «rondos», i torelli con i quali si allenavano alla Masia. Oggi non si sa. E allora Leo s’intristisc­e mentre Ronaldo ruggisce, e torna persino a rubargli un pallone nell’area della Juve dopo che Leo se n’era andato con un tunnel. La solidariet­à del portoghese contro la solitudine dell’argentino, battuto e relegato al secondo posto dopo 13 anni passati a vincere il girone. Il Barça sembra finito, questa sfida no: Leo e Cris possono ritrovarsi, magari in questa stessa Champions. Speriamo solo una cosa: che ci sia il pubblico. Se lo meritano.

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