Diego per sempre
BRIVIDO INSIGNE: UN TATUAGGIO E MARADONA VIVE SULLA SUA PELLE Un’esultanza del Pibe de oro compare sulla coscia del capitano del Napoli: così Lorenzo celebra il mito argentino
L’ha voluto con sé, per sempre. Lo ha voluto sulla pelle, perché diventassero un tutt’uno. Un modo per esprimerne l’amore provato e il dispiacere per la scomparsa prematura, inattesa. Non le ha sapute trattenere Lorenzo Insigne le lacrime quando ha deposto una corona di fiori davanti all’immagine di Diego Maradona, poche ore prima di Napoli-Rijeka. In quei momenti è prevalso l’animo del tifoso, di quel bambino a cui papà Carmine raccontava le gesta del più grande giocatore di tutti i tempi, mentre il piccolo Lorenzo rincorreva un pallone nel cortile di casa. Ora il volto di Maradona se l’è fatto tatuare sulla coscia sinistra. Una piccola opera d’arte, che raffigura l’urlo del fuoriclasse argentino che indossa la maglia del Napoli e che il capitano ha voluto esibire attraverso le foto pubblicate sul profilo Instagram ricevendo migliaia di like. Non è stato l’unico attestato, comunque, che Lorenzo ha voluto dedicargli. “La mano de Dios” ha voluto che fosse proprio lui a sbloccare il risultato contro la Roma realizzando, su punizione, un gol alla Diego. E la sua corsa verso la panchina per mostrare alle telecamere la maglietta numero 10, albiceleste, col nome Maradona, è stata a lungo applaudita.
I tatuaggi
Il suo è un vezzo, a Insigne piace che gli amori della sua vita restino impressi sulla pelle. Così, tre anni fa, si è fatto tatuare sull’intera schiena un leone e una leonessa che proteggono due cuccioli. Un’immagine che rappresenta lui, sua moglie Jenny, e i loro due bambini. Dopo la famiglia, c’è il Napoli: «Sempre e solo forza Napoli», è tatuato sotto l’immagine di un bambino che indossa la maglia numero 24 di Insigne e guarda ammirato il San Paolo. Di Diego gli resta l’incontro di qualche anno fa, a Castel Volturno, quando l’ex Pibe de Oro volle salutare la squadra azzurra. Quell’abbraccio lo sente ancora sulla pelle. Così come la prima volta, al teatro San Carlo, nel gennaio 2017, quando chiese alla produzione dello spettacolo «Tre volte dieci», organizzato per festeggiare i 30 anni dalla conquista del primo scudetto, di poter accedere dietro le quinte per poterlo conoscere personalmente. «Quella è stata la serata più bella della mia vita», ha ricordato ultimamente Lorenzo.
La dieci
L’ambizione, legittima, l’ha coltivata. D’altra parte indossare la maglietta numero 10 è sempre stato l’obiettivo di molti calciatori transitati da queste parti. E, dunque, anche Lorenzo Insigne, il simbolo di questo Napoli, la cui crescita è stata parallela a quella del club. Oggi ne è il capitano, il giocatore di maggiore prestigio, che più sente l’appartenenza a questo progetto. Per la sua napoletanità, certo, e poi per il ritrovato feeling con l’ambiente, dopo anni di contrasti. A Lorenzo, l’idea che la 10 venisse riproposta dopo essere stata ritirata in occasione dell’ultima promozione in Serie A, tredici anni fa, e dunque con il ritorno alla numerazione personalizzata, era piaciuta parecchio. Ebbene, quel desiderio l’ha cancellato nel giorno del dramma. Ventiquattro ore dopo, Lorenzo s’è presentato dinanzi ai microfoni, nel dopo Rjieka, per rendere pubblico il suo nuovo desiderio: «È giusto che la dieci non l’ha indossi più nessuno, me compreso». Quel numero, però, è ben impresso sul suo cuore, così come ha voluto quel sentimento di affetto e ammirazione che ha sempre provato sin dalle giovanili, quando invidiava al fratello Roberto, che gioca nel Benevento, quel sinistro che avrebbe voluto per sentirsi più vicino all’icona del calcio. Qualche numero, comunque, riesce a farlo anche di destro, ricordandone, di tanto in tanto, le magie. E poi, c’è quel patto con Gattuso per lo scudetto.
È giusto che la 10 non la indossi più nessuno, me compreso. Diego è stato unico
Napoli ha perso uno dei suoi figli più amati. Sì, perché Diego è stato uno di noi
Lorenzo Insigne
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