La Gazzetta dello Sport

La pace del pallone

IL CLUB ISRAELIANO PIÙ ANTI-ARABO HA UN NUOVO SOCIO ED È UNO SCEICCO

- di Alex Frosio

Il calcio abbatte le barriere. Anche quelle più solide. Uno sceicco che investe pesantemen­te in una squadra di calcio non è una novità rivoluzion­aria, si è già visto a molte latitudini. Che si compri un club israeliano già fa più notizia, ma rientra comunque nel processo di pace promosso a settembre da Donald Trump. La vera forza d’urto che cerca di abbattere le barriere è che lo sceicco degli Emirati Arabi Uniti abbia acquistato (almeno al 50%) il Beitar Gerusalemm­e. Cioè la squadra con la tifoseria più estremista, razzista, di sicuro anti-araba di Israele.

Gli accordi di pace

Andiamo con ordine. A metà settembre, sul prato della Casa Bianca a Washington, sono stati firmati i cosiddetti “accordi di Abramo”, la pax-americana in Medio Oriente. Uno dei pochi successi diplomatic­i di Donald Trump, che sembrava potesse essere per questo pure candidato al Nobel: è l’intesa per la normalizza­zione dei rapporti tra Israele da un lato, Emirati Arabi e Bahrein dall’altro, in cambio della sospension­e dell’annessione della Cisgiordan­ia. Non un trattato di pace – i Paesi in questione non sono mai stati in guerra – ma un accordo che ha segnato l’accettazio­ne di Israele nel mondo arabo (e un’alleanza comune contro l’Iran, che infatti non ha preso benissimo l’intesa). Migliaia di israeliani hanno trascorso le vacanze – lockdown permettend­o – nei Paesi arabi, Emirati soprattutt­o, non avendo più bisogno di un permesso speciale: Lior Raz, creatore e protagonis­ta della celebre serie tv “Fauda”, a settembre si è fatto fotografar­e a Dubai con un membro della famiglia reale. Chi? Proprio lui. Sua altezza lo sceicco Hamad bin Khalifa al Nahya. sceicco Hamad è di Abu Dhabi, 50enne cugino del principe Mohammed bin Zayed, governator­e degli Emirati. Ha acquistato il 50% del Beitar, condividen­do la proprietà con Moshe Hogeg, investitor­e nel campo delle criptovalu­te. Lo sceicco ha promesso di investire nel club circa 75 milioni nei prossimi dieci anni. Una cifra mostruosa per il calcio israeliano. Problema: i tifosi. Il Beitar è la squadra dell’ultra-destra, l’unica di Premier a non aver mai schierato un giocatore arabo (e tenete conto che gli arabi rappresent­ano circa il 20% della popolazion­e isrealiana). La frangia più estremista del tifo, un gruppo chiamato “La Familia”, non manca mai di cantare il coro “morte agli arabi” e per venerdì ha indetto una manifestaz­ione che punta a far saltare l’accordo. Si temono scontri perché anche i tifosi meno estremi manifester­anno, ma in favore dell’accordo. A rendere il clima ancora più esplosivo, saLo bato è in programma la sfida con il Bnei Sakhnin, squadra “araba” del campionato, finanziata dall’emiro del Qatar, la più grande rivale del Beitar: la storia della sfida è piena di violenti scontri tra hooligans, e quando nel 2004 il Bnei vinse la Coppa di Stato, i tifosi del Beitar pagarono un necrologio sul principale quotidiano israeliano che decretava la morte del calcio. Il Beitar non ha mai avuto arabi ma musulmani sì. Il processo è stato comunque laborioso e di difficile accettazio­ne. Nel 2013 furono ingaggiati due ceceni. Musulmani. Quando uno di loro segnò un gol decisivo, gli ultrà lasciarono lo stadio invece di esultare, e diedero fuoco agli uffici della società. I ceceni dovettero andarsene.

Mostreremo la luce

Il Beitar è vicino al partito politico conservato­re Likud, quello del primo ministro Benjamin Netanyahu. «Questo affare racconta come le cose stiano cambiando molto rapidament­e», ha detto il premier israeliano a margine di un incontro con il ministro degli esteri sloveno. «E’ un momento storico per il club e per i due Paesi, Israele e gli Emirati. È il primo vero frutto dell’accordo di pace. Molte persone pensano che arabi e israeliani non possono lavorare insieme: dimostrere­mo il contrario», ha spiegato Hogeg, che ha già cercato nel recente passato di isolare i razzisti e i violenti della curva. Anche questo ha influito sulla scelta dello sceicco. Uomo un po’ enigmatico e di poche parole, Hamed bin Khalifa, che si è presentato con il figlio Mohammed, nominato vicepresid­ente. Quando gli è stato chiesto se teme l’influenza della Familia sull’accordo, si è limitato a dire: «Sfida accettata. Si tratta di giovani che hanno subìto il lavaggio del cervello, ma noi vogliamo mostrare loro la luce, il giusto sentiero da seguire». E Le barriere tremano. E stavolta è un buon segno.

Il 50% del Beitar passa a un membro della famiglia reale degli Emirati, che promette investimen­ti milionari. Ma i tifosi ultraviole­nti sono già in rivolta

 ??  ?? firma Moshe Hogeg, 39 anni, proprietar­io del Beitar, e il nuovo socio, lo sceicco Hamad bin Khalifa al Nayan, 50 EPA
firma Moshe Hogeg, 39 anni, proprietar­io del Beitar, e il nuovo socio, lo sceicco Hamad bin Khalifa al Nayan, 50 EPA

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