Pancotto fa mille in A: «Smetto a 90 anni»
Cesare Pancotto stasera a Cremona dirige la sua millesima partita in Serie A. Il Lord Brummel dei nostri canestri per l’aplomb britannico che lo contraddistingue, diventa millenario (il secondo all time dietro al Paron Zorzi, 1073; terzo Recalcati con 932) guidando un club storico come Cantù. Da Porto San Giorgio, la sua città che ha portato in A-2 all’alba del 1984, fino alla Brianza toccando tutti i mari: 14 club in totale. «Ripenso al campetto multisportivo “Il giardino d’estate” di Porto San Giorgio, la mia città. Lì sono cresciuto da bambino facendo tanti sport: ginnastica, scherma, atletica. Nel campetto c’erano due canestri, lì è nata la scintilla che ho sviluppato più tardi. L’iniziazione al basket è avvenuta a 15 anni nelle giovanili della Sangiorgese. All’epoca ero un pivot. Giocavo anche a calcio, mediano e mezzala». Il tutto da autodidatta. «Sicuro - dice Pancotto -. A 18 anni venni reclutato da Pescara. Facevo la B, giocavo play e studiavo architettura. Mi manca un esame alla laurea, lo farò a 90 anni quando smetterò di allenare. È una battuta ma nella mia testa ci penso sul serio. In carriera ho sempre fatto il capoallenatore, non ho avuto maestri veri. Studiavo sui manuali e sui VHS di allora. Viaggiavo l’Italia sulla mia Renault 4 per assistere a clinic. Ho inseguito la conoscenza. Sono autodidatta e mi definisco un artigiano del basket». La prima volta però non si dimentica. «Al Taliercio di Mestre contro la Pepper. Era il 30 settembre 1984. La mia Cida vinse 76-78 grazie ad una tripla allo scadere del nostro Usa Myles Patrick che venne alla Cida dopo giocato nei Lakers di Magic e Kareem. L’altro straniero era Rudy Hackett, il papà di Daniel». Decenni dopo, Pancotto ha fatto scuola: tanti suoi giocatori sono diventati coach: «Pablo Laso coach del Real è il top. Poi anche Lardo, Dell’Agnello, Lakovic. Non mi sento un maestro, Laso era già un allenatore in campo, ma se coi miei suggerimenti li ho aiutati sono solo contento». Gioie e dolori? «La prima promozione in A-2 con la Sangiorgese la gioia più grande. La delusione quel derby di Bologna del 2009 che con la Fortitudo perdemmo per un tiro da tre di Vukcevic all’ultimo secondo». Mille panchine per dire che... «Non le ho inseguite, sono arrivate da sole. Ma stasera a Cremona mi sentirò orgoglioso di me stesso e grato a tutti quelli che mi hanno accompagnato. So già che mi scivolerà una lacrima».