La Gazzetta dello Sport

Perché la F.1 deve sperare che Russell tenga duro

- di Gianluca Gasparini

Sono passati tre giorni ma l’impatto che la prestazion­e di George Russell a Sakhir ha avuto sulla F.1 resta vivissimo e continua a far parlare addetti ai lavori e tifosi. Che il pilota inglese fosse titolare di un gran talento si era capito da un pezzo, bastava guardare oltre le prime file dello schieramen­to e osservarlo in prova e in gara.

Dominare o quasi il primo GP al volante di una Mercedes impression­a, ma certe prestazion­i con la Williams nelle ultime due stagioni hanno richiesto uno sforzo forse maggiore.

George ha pianto, alla fine della corsa di domenica. Per la sfortuna che gli ha tolto una vittoria certa, ma anche e soprattutt­o perché potrebbe non rivedere un’occasione del genere per chissà quanto tempo ancora. Un solo exploit non basta a renderlo un facile e immediato sostituto di Hamilton, come spieghiamo in altra parte del giornale: la grandezza e l’importanza di Lewis per la Mercedes è basata su altri fattori e su un lungo lavoro che ha alzato l’asticella del team. Ma vedere un giovane pilota così forte tornare in fondo al gruppo fa male. La speranza è che la Williams del prossimo anno possa crescere e regalare a Russell la possibilit­à di lottare per qualcosa di meglio di un ingresso nel Q2 il sabato pomeriggio. E che lui continui con pazienza a coltivare il talento di cui è dotato, senza deprimersi: il premio arriverà nel 2022, dopo quello che abbiamo visto tutti è davvero inevitabil­e.

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Talento George Russell, 22 anni

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