La Gazzetta dello Sport

Futuro dorato

Leonardo, nel giorno del suo 23° compleanno, ha iniziato la tappa hawaiana del circuito Pro, come unico italiano «La qualificaz­ione a marzo, in gara secca. Emozionant­e»

- di Gian Luca Pasini

Proprio nel giorno del suo 23° compleanno è tornato in acqua e ha iniziato il circuito profession­istico di surf. Il tour parte dall’isola di Oahu, alle Hawaii. Il Billabong Pipe Masters, una tappa leggendari­a della World Surf League. Circuito in cui Leonardo Fioravanti è l’unico italiano in gara.

«Non vedevo l’ora di tornare in acqua. Aspettavo questo momento da un sacco di tempo. Mi sono allenato molto duramente in questi mesi. Volevo recuperare al meglio. Aspettavo questa occasione da quando ho vinto nella tappa di Sydney a marzo. E’ stata una grandissim­a soddisfazi­one».

Poi la chiusura...

«Dopo quel successo sono rimasto ancora un po’ in Australia, poi l’Italia, la Francia, il Portogallo...».

Tutti i posti del suo cuore. «Sono una persona fortunata. Mi sento a casa in tante parti del mondo. Certo l’Italia è l’Italia, ma con la vita che faccio, lo sport che ho scelto, non fatico a trovarmi a mio agio in tanti luoghi. Come alle Hawaii, o a Moher, in Irlanda. Anche perché spesso ho la fortuna di avere con me la mia fidanzata e la mia famiglia. Quindi tutto è un po’ più facile».

Da quando il surf è stato messo nel programma olimpico (in vista dei Giochi di Tokyo) le hanno fatto questa domanda...

«Sì lo so. L’Olimpiade è un mio obiettivo importante. A causa di un infortunio ho fallito la prima possibilit­à di qualificar­mi. Ma voglio andarci a tutti i costi».

Si parla già del 2021 dando per scontato che i Giochi si tengano.

«Conosco i giapponesi... L’Olimpiade si farà, in un modo o nell’altro troveranno una soluzione. Ci sarà un’ultima possibilit­à di qualificar­si in una prova che dovrebbe essere a marzo, a El Salvador (anche se è ancora da confermare). Sarà una gara secca dove tutto è possibile. Ma sono stanco di parlarne, voglio andare in acqua e qualificar­mi a Tokyo».

Il suo sport, visto da fuori, fa anche una gran paura (ai neofiti). Onde altre come un palazzo di 4 piani. Colonne d’acqua di diverse tonnellate. La paura?

«C’è anche quella, ma c’è anche l’adrenalina quando ti trovi sull’onda. E’ una questione di feeling e di passione pura per quello che stai facendo. Qualcosa che è diventato una profession­e, ma che resta anche tanto divertimen­to. Il surf è troppo bello».

Uno sport con la valigia in mano. Si sente cittadino del mondo?

«Direi di sì. Soprattutt­o adesso che ho la fidanzata hawaiana (Sophia, a cui piace tantissimo la cucina italiana, in particolar­e parmigiana di melanzane e mortadella, ndr). A volte ci troviamo in tavolate dove mi capita di fare discorsi in 3-4 lingue diverse... Ogni tanto mi perdo qualche parola. Sofhia si stupisce e mi chiede come faccio... Ma anche questa è una grande fortuna».

Come è arrivato qui alle Hawaii, (la gara è iniziata nella notte).

«La mia preparazio­ne è stata incredibil­e. Ho lavorato tanto su me stesso sia a livello fisico che mentale, sfruttando al meglio questi mesi difficili per tutti».

Il surf uno sport da film.

Nella realtà è un’altra cosa, questo come la fa sentire? «Ovvio non siamo a Point Break o a un Mercoledì da Leoni. Con la birretta sempre in mano a fare l’alba tutte le sere. E’ un ambiente molto bello. Dove ci si conosce tutti, ci si vede in giro per il mondo, diventa una specie di comunità, come una tribù. Ma la realtà non è quella di un film: siamo tutta gente che lavora molto duramente. Con preparator­i e coach. Lavoro fisico, preparazio­ne mentale. Ma poi resta il divertimen­to e la voglia di spingere più che puoi in ogni occasione». Verso i Giochi...

«CAVALCARE L’ONDA È ADRENALINA PURA ORA VOGLIO TOKYO A TUTTI I COSTI»

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