La Gazzetta dello Sport

Il suo capitano

ZOFF: «PAOLO E IO I FIGLI DI BEARZOT E CON IL BRASILE...»

- di Maurizio Nicita

Il c.t. aveva scommesso su di noi: sentivamo la responsabi­lità DINO ZOFF SUL MONDIALE 1982

Quel giorno al Sarria avrebbe segnato sempre un gol in più DINO ZOFF SU ITALIA-BRASILE 3-2

Intelligen­te anche fuori dal campo a lui era permesso prendermi in giro DINO ZOFF SUL RAPPORTO CON PAOLO

Soppesa le parole, ma non vuol farle mancare in un momento così importante. Dino Zoff insieme a Paolo Rossi è l’icona di quella Italia vincente del 1982. E oggi che se n’è andato un altro amico avrebbe voglia di rinchiuder­si nei suoi ricordi. Invece accetta un’intervista che avrebbe voluto evitare. Capisce che è importante parlare per fissare valori fondamenta­li in questo Paese: «Quel Mondiale dovrebbe essere nella memoria anche dei più giovani che non l’hanno vissuto. Perché nato da un gruppo che era una grande famiglia e aveva in Bearzot il papà».

3Prima di riavvolger­e il nastro: il suo ultimo ricordo? «Un pranzo al Circolo Aniene, un paio di anni fa. Paolo era a Roma per curare un documentar­io che lo riguardava. Organizzò Marco Tardelli e siamo rimasti insieme, con semplicità. Come si fa con gli amici veri. Lui era molto più giovane di me, ma mi ha sempre affascinat­o la sua intelligen­za, il suo modo di pensare rapido, come era in campo. Anche quel giorno ci siamo punzecchia­ti con ironia e confidenza. Paolo poteva permetters­elo con me».

3 Eravate arrivati entrambi nell’estate del 1972 alla Juventus. Lei trentenne portiere affermato per oltre 350 milioni di lire, lui sedicenne ala promettent­e per 15 milioni. «Giocava nelle giovanili e non ci fu modo di incrociarc­i. Ma quel ragazzino mi colpì, e quando passò al Como chiedevo notizie al mio ex compagno di Mantova, Beniamino Cancian, che lo allenava».

3 Poi insieme in Nazionale, l’esperienza al Mondiale del ‘78 dove Rossi diventa Pablito.

«E quella squadra era già molto forte. Arrivammo quasi a un soffio dal titolo. Io stesso non fui impeccabil­e su alcuni tiri da fuori, ma Paolo si mostrò al mondo a soli 22 anni».

3Dunque la squalifica per il calcioscom­messe di Rossi, che ritrova compagno alla Juve. «E lì fu bravissimo a rialzarsi dopo quella mazzata incredibis­ta Quasi due anni fuori dal campo, con gente che ti giudica senza manco sapere. Rientrò un paio di mesi prima del Mondiale. Non era facile».

3E

coraggioso pure il c.t. Bearzot a puntare su di lui e anche su lei quarantenn­e ritenuto ormai vecchio e superato...

«Chi conosceva bene Bearzot, la sua onestà intellettu­ale, la competenza, la capacità di valutare gli uomini, non poteva essere sorpreso. E infatti fra noi, come già in Argentina, creò un gruppo eccezional­e. Forte moralmente prima ancora di scendere in campo».

3Complicat­a però quell’esperienza, almeno in avvio. Con il c.t. che cacciò dalla sede del ritiro un giornalist­a che aveva alzato la voce.

«Un segno che diede alla squadra mostrando la sua piena fiducia. Il giornalist­a faceva parte di un gruppo romano che allora criticò l’esclusione del romanile. Pruzzo, capocannon­iere in campionato, per scegliere Paolo. Le critiche ci saranno sempre nel calcio, ma Bearzot ci diede la grande lezione di puntare sugli uomini prima che sui calciatori».

3E scelse Zoff e Rossi.

«Noi lo sapevamo e ci sentivamo maggiormen­te uniti dal senso di responsabi­lità. Le pressioni erano tante. Ma Bearzot aveva visto bene scegliendo quegli uomini, e non parlo solo di Paolo e me».

3Contro il Brasile la partita perfetta. Pablito fa tre gol, lei blocca con una mano sulla linea il colpo di testa di Oscar che valeva il 3-3 e significav­a eliminazio­ne per l’Italia.

«Il Brasile era dato favorito ma noi non ci sentivamo inferiori e sapevamo di poter vincere. Paolo fu straordina­rio. Io? Certo, la mia parata più bella. Forse la più importante, ma quel giorno Rossi avrebbe segnato probabilme­nte anche il quarto gol. Sempre uno in più di loro...».

3Con Paolo ha giocato anche la sua ultima stagione in campo, successiva al Mondiale.

«E abbiamo anche condiviso la grande delusione per la finale di Coppa dei Campioni persa contro l’Amburgo. Del resto lo sport è questo. Devi anche saper perdere. Di Paolo mi resterà sempre impressa la sua velocità pure in allenament­o, quando in una frazione di secondo castigava difensori e portiere. Velocità che era anche di pensiero. Di una persona intelligen­te e sensibile che aveva preferito non parlare della sua malattia. Tanto da sorprender­ci una volta in più».

3Bearzot, Scirea e Rossi: come se li immagina ora?

«In un luogo dei giusti. Dove spero possano godere di quanto si sono meritati in vita».

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Il “Vecio” e le sue scommesse mundial Dino Zoff sorridente con Paolo Rossi e il c.t. Enzo Bearzot

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