La Gazzetta dello Sport

Ciao Paolo, sei stato un fratello maggiore e il sorriso dell’Italia

- di Beppe Bergomi

Un messaggio nel cuore della notte e d’improvviso il buio. Un dolore enorme per una notizia del tutto inaspettat­a. Ci hai dribblato tutti, caro Paolo, nascondend­oci il tuo male. Un’ennesima dimostrazi­one di quanto fosse grande il tuo cuore, il tuo altruismo, il tuo senso di appartenen­za al gruppo dei campioni del Mondo del 1982. Siamo tutti frastornat­i, increduli. Il destino ti ha portato via proprio a pochi giorni dal decimo anniversar­io della scomparsa di Bearzot. Mi piace immaginarv­i insieme ora: tu, il nostro mister e Gaetano Scirea.

Sei stato un grande esempio per tante generazion­i, straordina­rio campione in campo e nella vita. Per me specialmen­te, giovane calciatore di quel Mondiale in Spagna. Mi hai sempre regalato un sorriso, con una dolcezza da fratello maggiore e un modo di fare sempre gentile e rispettoso verso tutti. Ci sono attimi che restano scolpiti nella memoria per sempre, e il mio ricordo di te sarà sempre legato alla leggerezza e alla compostezz­a delle tue esultanze, che erano il tuo marchio di fabbrica.

Il sorriso, le braccia al cielo e il numero 20 stampato sulla maglia azzurra: questa è l’istantanea che io porterò per sempre nel mio cuore.

Siamo stati compagni di Nazionale e avversari in tante battaglie sportive, ma sempre leali e rispettosi l’uno dell’altro. Quante cose mi hai insegnato caro Paolo, e non solo negli anni di calcio. Sei stato maestro anche dopo che ho deciso di smettere col calcio giocato. Chi se la scorda l’avventura mondiale da opinionist­i tv nel 2006. Ricordavi sempre che il calcio è un gioco ed è per questo che volevi parlarne in maniera diversa, con una leggerezza che era tipica della tua persona: sapevi regalare un sorriso a tutti e tutti ne rimanevano rapiti.

Mi riprendevi sempre dopo le mie telecronac­he: «Beppe, sei troppo tattico», mentre tu eri più attento alle dinamiche di gruppo e preferivi dare più peso e valore alle emozioni. Perché in fondo era quello che sapevi regalare anche da calciatore ai tantissimi tifosi che hanno gioito per i tuoi gol. Hai unito un Paese intero e le tue prodezze sono diventate nel tempo anche un biglietto da visita. Perché dopo l’avventura in Spagna molti italiani all’estero venivano associati al tuo nome: «Italiano? Eh, Paolo Rossi…».

Non ci sono parole per spiegare il dolore che tutti noi stiamo provando in questo momento. L’ho scritto nella chat di gruppo: quanto ci mancherà il tuo sorriso. Ma è così che tutti noi continuere­mo a ricordarti. E con le braccia al cielo.

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1985-86 Bergomi a 21 anni col 28enne Paolo Rossi nella sola stagione al Milan
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