La Gazzetta dello Sport

Il Conte non torna

- di Davide Stoppini

Eancora una volta rimetti insieme i cocci, va così ormai da agosto, da quando il divorzio tra l’Inter e Antonio Conte pareva ineluttabi­le e invece via, una buona posa di collante e avanti insieme. Ieri altro giro, altro doveroso segnale di compattezz­a nel day after, il giorno dopo un flop europeo che fa rumore, perché segna il primo vero passo indietro in termini sportivi dell’era Suning. Dal 2016 in poi la società aveva sempre fatto registrare un migliorame­nto: salutare le coppe a dicembre, stavolta, è il sinonimo - pur con tutte le attenuanti del caso - di una retromarci­a, oltre che di un mancato introito economico certo di almeno 11 milioni euro, tra premio qualificaz­ione e market pool. Ed è in questo momento che Steven Zhang ha deciso di intervenir­e, anche per evitare che i suoi silenzi e la sua assenza da Milano venissero mal interpreta­ti. «Eravamo consapevol­i delle difficoltà che avremmo potuto incontrare in questa stagione anomala - sono le parole del

Ad Appiano Il giorno dopo il flop colloqui tra Antonio, squadra e dirigenti

Spiegazion­e Indice puntato su giocatori e rivoluzion­e mancata

presidente - Insieme abbiamo deciso di affrontarl­e con coraggio e determinaz­ione. Dobbiamo continuare a farlo ora. Il nostro obiettivo non cambia: lottare e dare tutto per il bene dell’Inter. Insieme».

I soliti limiti

Quell’«insieme» sgombra il campo anche da alcune voci diffusesi ieri pomeriggio, riguardant­i un possibile divorzio tra Conte e l’Inter. Nulla è cambiato e nulla cambierà: la società è con l’allenatore. E infatti la fiducia non è stata neppure l’argomento del giorno, ieri ad Appiano. Presente tutta la dirigenza - Marotta, Ausilio e Zanetti -, lunghe analisi con l’allenatore, con il quale i tre hanno pranzato insieme. Il succo? Facciamo in modo che questa eliminazio­ne diventi il trampolino per concentrar­si totalmente sul campionato, innanzitut­to. E poi, sono stati a lungo evidenziat­i i limiti struttural­i dell’organico. Il gruppo ha ancora una volta mostrato lacune in termini di personalit­à e di abitudine alla vittoria. Discorsi, questi, che tornano quasi ciclicamen­te d’attualità ad Appiano: la revisione profonda dell’organico, progettata già la scorsa stagione, non è stata portata a termine anche per colpa di una pandemia che ha limitato i movimenti sul mercato. Non si parla solo di acquisti, ma anche di cessioni, relativame­nte a calciatori che non garantisco­no quelle due paroline magiche, mentalità vincente.

A due facce

C’è poi l’altro aspetto della vicenda, quello mediatico. Gli scontri verbali in diretta tv dell’allenatore non possono far piacere alla dirigenza. E indubbiame­nte sono il segnale di un cambiament­o del tecnico, di un’altra faccia esposta, decisament­e più decisa e aggressiva

Dopo il Siviglia Conte, troppo nervosismo E ha sprecato la dote europea

Mercato Solamente saldi a gennaio: a centrocamp­o escono in tre

rispetto a quella dei primi mesi della stagione. Conte ha sempre tenuto a precisare come il suo modo di porsi all’esterno non incida minimament­e sul rendimento della squadra, men che meno nel rapporto con i giocatori, rimasto intatto. Ma la «svolta» è di sicuro un fatto da segnalare. Come pure il non esser riuscito a capitalizz­are la dote di esperienza europea che la finale col Siviglia di agosto aveva comunque regalato. L’Inter che ora prova a vincere il campionato, è la stessa che nel girone di Champions ha vinto solo una partita su sei, finendo dietro a club che hanno un fatturato nettamente inferiore: a fronte dei 377 milioni dell’Inter del 2018-19 (ultimo bilancio senza effetti Covid), ci sono i

170 del Borussia Monchengla­dbach e gli 84 dello Shakhtar.

Addio tabù

Ma ora basta trasferte, basta viaggi lunghi. Solo voli nazionali e la testa al vero grande obiettivo rimasto. È stato anche il cuore di ogni ragionamen­to ieri ad Appiano: prima tra Conte e la dirigenza, poi anche nel colloquio tra lo stesso tecnico e la squadra, in cui Conte ha ribadito come la strada imboccata sia quella giusta, sottolinea­ndo l’esigenza dell’attenzione ai particolar­i e la voglia di buttarsi tutto alle spalle pensando al campionato. In fondo, proprio da ieri la parola scudetto non è più un tabù. Perché se l’allenatore ha sempre spiegato come nessuno della società gli abbia chiesto di vincere il titolo, chiedendo anche uno sforzo comunicati­vo in questa direzione, proprio ieri sera Arturo Vidal - uno a cui la mentalità vincente certo non manca - ha messo nero su bianco attraverso i social: «È molto triste vedere persa un’occasione unica per qualificar­ci agli ottavi di finale della Champions, ma ci alzeremo e impareremo dai nostri errori dando il massimo e mettendoce­la tutta in ogni partita per vincere lo scudetto». Eccola qui, la parolina che non si poteva pronunciar­e. Aspettando un mercato di gennaio che, avendo davanti solo campionato e Coppa Italia da disputare, a questo punto sarà ancora più oculato. Le operazioni saranno figlie di scelte e non di emergenze: l’idea è fuori tre centrocamp­isti - Vecino, Nainggolan ed Eriksen, che intanto domenica può partire titolare - dentro uno specialist­a più difensivo. Per la quarta punta, semmai, si vedrà. Tanto adesso conta solo Cagliari.

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51 anni, seconda stagione sulla panchina dell’Inter: il tecnico ha un contratto fino al 2022 a 12 milioni netti a stagione
Generale Antonio Conte 51 anni, seconda stagione sulla panchina dell’Inter: il tecnico ha un contratto fino al 2022 a 12 milioni netti a stagione

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