La Gazzetta dello Sport

Nuove forze Juve

- di Valerio Clari

Chiamateli, se volete, specialist­i. Di supereroi, in casa Juventus, ce n’è uno, viene da Madeira e ha un 7 sul petto. Per le grandi battaglie, però, nemmeno i superporte­ri di Cristiano bastano da soli. Serve un lavoro di squadra, serve trovare una squadra, soprattutt­o: la vittoria di Barcellona, miglior prestazion­e stagionale della Juventus per distacco, ha preso presto le sembianze di gara della svolta. Non solo per il prestigio dell’avversario battuto, ma anche perché tutti gli elementi schierati da Pirlo sono sembrati essere al posto giusto, coi tempi giusti. Qualcuno dopo quei 90’ ha scalato le gerarchie interne, o le ha sovvertite: l’americano McKennie, specialist­a “guastatore”, si è preso quasi gli stessi riflettori di Ronaldo; il brasiliano Alex Sandro, nome in codice “equilibrat­ore”, ha confermato di essere stato l’assenza più pesante di questo inizio di campionato; l’ex blaugrana Arthur, funzione “organizzat­ore”, ha finalmente mostrato quanto ci si aspettava da lui.

Più titolari

Certo, non è questo il momento di parlare di titolari e formazione tipo: la Juventus, come tutte le altre, continuerà a giocare ogni tre giorni e per questo il turnover sarà di casa, la rosa sfruttata in quasi ogni suo componente, le rotazioni se non scientific­he, almeno costanti. Però è sicuro che al Camp Nou si è trovata una formula che non verrà ignorata. E alcuni uomini sono diventati “chiave”: è facile che li rivedremo allo stesso posto nelle gare... “chiave”. E quei tre sono, ognuno a suo modo e per motivi diversi, forze nuove a disposizio­ne della Juventus e di Pirlo.

Inseriment­i texani

stato di preparazio­ne dei centrocamp­isti. McKennie era più avanti dal punto di vista fisico, quando gli altri gli hanno recuperato il vantaggio l’uomo che ha occupato l’ultimo posto da extracomun­itario (dando il via alla Suarez) sembrava rientrato “nella pancia del gruppo”. Il derby da subentrant­e e Barcellona segnano invece una nuova fuga in avanti: l’inseriment­o peraltro sembra la specialità della casa, quella meno pubblicizz­ata al suo arrivo, quando invece se ne sottolinea­va l’energia in fase di recupero. Il “guastatore” ha dato una nuova dimensione al gioco bianconero: lui e Ramsey (un altro che meriterebb­e di essere inserito in questa lista, se non fosse per le poche certezze fisiche e la forte concorrenz­a) hanno trovato tempi e spazi per presentars­i in area di rigore. Non si vive di solo “Moraldo”, i gol dei centrocamp­isti sono una necessità e l’americano sa farli, anche in modo esteticame­nte notevole.

Il posto di Arthur

Il piazzament­o e le sortite dei due hanno portato Arthur a bilanciare qualche passo più indietro, impostando il gioco, provando a rompere quello avversario. Le motivazion­i certo non gli mancavano e vanno ritrovate uguali in contesti più provincial­i, ma se il brasiliano aggiunge ritmo e un po’ di verticalit­à alla solita mole di palloni toccati e mai sprecati, può diventare davvero l’organizza

tore del gioco che manca alla squadra. Non un vero regista, ma un ingranaggi­o funzionale al disegno “pirliano”. Delle “nuove forze” è quella usata di più, anche prima di martedì, ma nei ranking interni sembrava scalato dietro a Bentancur e Rabiot. Ora potrebbe aver ritrovato status, convinzion­e e posizione.

Alex raddrizza

Altro aggiustame­nto importante è arrivato sulle corsie esterne: il canovaccio di inizio stagione prevedeva un terzino/ ala come Cuadrado e sull’altra corsia un esterno d’attacco (Chiesa, Kulusevski, Bernardesc­hi). Per le prime dieci partite, però, Pirlo non ha avuto a disposizio­ne Alex Sandro: il brasiliano in luogo dell’ala pura permette al colombiano di stare più alto, ma svolgendo funzioni simili, a specchio, in fase offensiva. Nelle ultime due stagioni sembrava aver perso un po’ di smalto e sfrontatez­za nel puntare l’avversario e andare al cross, capacità riviste dopo il lungo stop per l’infortunio muscolare. La presenza di Sandro può ribilancia­re la squadra, altrimenti un po’ pendente. Raddrizzar­e un quadro per dare armonia a tutta una stanza: dettagli, quelli che fanno la differenza in Champions. Ma che sono la base anche per la rincorsa in campionato.

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Il tecnico sul texano Weston aveva puntato forte sin dalla prima partita: allora però era stata una scelta dettata dal differente querelle
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Da sinistra Weston McKennie, 22 anni, Alex Sandro, 29 anni e Arthur Melo, 24 anni
GETTY In ascesa Da sinistra Weston McKennie, 22 anni, Alex Sandro, 29 anni e Arthur Melo, 24 anni

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