La Gazzetta dello Sport

Lautaro, quanta rabbia Gli ottavi di Champions restano ancora un tabù

Il Toro deluso per la sostituzio­ne di mercoledì sera e per la terza eliminazio­ne consecutiv­a ai gironi

- di Vincenzo D’Angelo

n piccolo gesto che aveva dentro tante cose. Stupore, innanzitut­to. Perché nessuno di sarebbe aspettato la sua sostituzio­ne nel momento decisivo del match, a maggior ragione con la necessità di trovare un gol per continuare l’avventura europea. E poi tanta frustrazio­ne, per non essere riuscito a lasciare il segno al primo vero bivio della stagione in quello che da tutti i calciatori è considerat­o il palcosceni­co più importante a livello di club. Lautaro Martinez stavolta non ce l’ha fatta a nascondere il proprio disappunto per la decisione presa da Antonio Conte durante la sfida di mercoledì sera contro lo Shakhtar. Ha scosso il capo uscendo dal campo, cercando fino all’ultimo di riuscire ad incrociare lo sguardo del suo allenatore prima di accomodars­i in panchina. Ha anche provato a fare un gesto con la mano per attirare l’attenzione di Conte, che invece gli ha voltato le spalle ed è rimasto concentrat­o su ciò che accadeva in campo. Nessuno strappo, sia chiaro. Ma stavolta, a differenza di quanto accaduto a Genova di fine ottobre, più che la rabbia per la prestazion­e personale, l’atteggiame­nto di Lautaro era di chiaro disappunto

Uper la scelta del tecnico. Quasi a voler dire: «Ma come, fai uscire me quando ancora non siamo riusciti a segnare?».

Festa rovinata

Di sicuro l’attaccante argentino sognava un altro modo per celebrare la sua presenza numero 100 in maglia nerazzurra. E aveva l’occasione di riscrivere la storia recente dell’Inter, che manca dalla seconda fase della Champions dal 2012. E invece per la terza volta consecutiv­a i nerazzurri hanno fallito l’accesso agli ottavi, non vincendo l’ultima gara in casa. Lautaro puntava ad invertire il trend, sperando di poter aprire una nuova pagina di vita nerazzurra. E invece le novità sono arrivate in negativo: mai prima di quest’anno l’Inter era arrivata ultima nel girone eliminator­io e mai nelle precedenti edizioni aveva chiuso la prima fase senza vincere una partita a San Siro. Per uno ipercritic­o con se stesso come il Toro, l’eliminazio­ne scotta ancora di più. Come l’amarezza per essere andato ancora una volta a tanto così dal gol che avrebbe cambiato con ogni probabilit­à le sorti della stagione. Ancora una traversa, dopo quella colpita all’andata. Due legni che diventano il simbolo dei rimpianti della nuovo sliding doors nerazzurra: la notte che poteva segnare la svolta si è rivelata quella del nuovo tormento.

Rabbia da trasformar­e

Già, perché la Champions è la competizio­ne più esclusiva e più desiderata da tutti i campioni. Ed è anche uno dei motivi per cui Lautaro aveva fatto più di un pensierino al trasferime­nto al Barcellona. Giocare accanto all’amico Messi gli avrebbe permesso sicurament­e di vivere in maniera diversa l’avventura europea e di avere più chance di arrivare fino in fondo. Almeno sulla carta, visti i tanti guai che stanno vivendo in questo momento i catalani, comunque qualificat­i con largo anticipo agli ottavi di finale. A livello morale, l’eliminazio­ne può essere una mazzata per il gruppo di Conte, che aveva dimostrato di essere cresciuto molto in consapevol­ezza e personalit­à grazie alla cavalcata in Europa League della scorsa stagione. E invece a dicembre l’Inter è già lì a raccoglier­e i cocci della prima grande delusione. La rabbia di Lautaro e compagni ora va trasformat­a in voglia di rivalsa già da Cagliari, avversario che al Toro evoca dolci ricordi, in uno stadio in cui ha già lasciato il segno.

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