L’Inter ingrana la sesta
Niente sorpasso sul Milan capolista, ma sesta vittoria di fila in campionato. L’Inter va, ha trovato il suo passo per lo scudetto. Non bada troppo al come, si focalizza sul che cosa. Ieri ha subito e sofferto il miglior gioco altrui. Lo Spezia ha lasciato San
Siro senza punti in tasca e si è consolato con il primato platonico del possesso palla – quasi 60 a 40 il dato finale – e del miglior baricentro, 54 metri contro 45. Né l’uno né l’altro fanno classifica, ma dimostrano come la squadra di Italiano abbia costretto l’Inter a segnare con una semi-ripartenza e con un rigore via Var, e a chiudere il match con un 5-4-1 ultra difensivo, che non l’ha messa al riparo dal gol onorifico degli spezzini agli sgoccioli del recupero. Se il metro sono i risultati, niente da ridire, l’Inter c’è e avanza come un carroarmato. Se guardiamo all’estetica, l’Inter latita. La squadra è solida: ieri in fase difensiva non ha concesso praticamente nulla agli avversari, il primo tiro in porta dello Spezia è coinciso con la rete di Piccoli al 94’. La bellezza però scarseggia. Forse è una scelta, forse il taglio razionalista è figlio dell’idea stessa di calcio che ha Conte nel profondo di sé. Non c’è nulla di male né di sbagliato, è legittimo giocare come meglio si crede, l’importante è riconoscerlo e non veicolare un’immagine diversa.
Organizzazione
Mossa decisiva Inter deludente nel primo tempo, cruciale l’entrata in campo di Sensi
Lo Spezia ha compensato il divario con l’organizzazione. Il gioco di Italiano ha permesso ai giocatori in bianco di tarpare la superiorità uomo per uomo. La somma dello Spezia è di molto superiore ai suoi addendi, il calcio ha un’aritmetica imprecisa. L’Inter ha goduto di due occasioni importanti in avvio, quando lo Spezia lavorava sull’ambientamento. La prima è capitata a Lukaku, ma Ismajli in scivolata ha sporcato e deviato il pallonetto del belga. La seconda se l’è creata Young, con uno slalom speciale sulla sinistra, però il suo diagonale è stato spedito in corner da Provedel. Scampati i pericoli, gli spezzini hanno preso in mano la partita. Incredibile soltanto a pensarsi, ma è andata così. A fine tempo il dato sul possesso palla era eloquente: Spezia 51,1% e Inter 48,9%. Seppure di poco, erano stati i bianchi a maneggiare di più il pallone. La differenza l’ha fatta Italiano, allenatore che ha trasmesso al suo gruppo movimenti codificati e programmati. A tratti si è apprezzato un torello, sequenze di passaggi e sovrapposizioni che riuscivano sempre a liberare un uomo. L’Inter è rimasta prigioniera del suo 3-5-2 monocorde. Per 45 minuti non ha funzionato granché la palla lunga per Lukaku, mentre gli avversari negavano ad Hakimi spazio e aria, elementi vitali per il marocchino. Giusto Young, sull’altro lato, produceva qualcosa, però nulla di decisivo. All’Inter del primo tempo è mancata qualità, sia nell’accezione della tecnica pura sia nel senso della visione. Brozovic nervoso e impreciso, Gagliardini con piede indelicato: non per caso all’intervallo Con
Solidità, ma... La squadra di Conte concede poco, però non entusiasma
te ha tolto «Gaglia» e inserito Sensi.
Variazione
L’innesto di Sensi ha ripulito il giro-palla interista. Niente di eccezionale, ma nulla di meno di quel che serviva. Se si va a scandagliare alla radice l’azione dell’1-0, si scopre che all’origine c’è lui, Sensi, con un passaggio di scarico di discreta difficoltà perché il piccolo genio era pressato. Altri in quella situazione avrebbero forse sbagliato, è già successo. Poi l’azione si è sviluppata con magnificenza, da Young a Lukaku, da Lautaro a Hakimi. Per la prima volta in partita il marocchino ha visto campo davanti a sé e ci si è buttato a capofitto, fino al tiro, fino alla palla in rete con la complicità di Provedel, battuto sul suo palo (ahia). Quarto gol di Hakimi in 13 partite di Serie A e parliamo di un terzino: se qualcuno aveva dei dubbi, forse li ha sciolti. Tracce di Sensi anche nel raddoppio, suo il cross su cui Nzola è stato pescato al video con il braccio nella marmellata. Lo Spezia è stato punito perché si è avvicinato troppo al sole: convinto di essere in totale controllo degli eventi, si è fatto sorprendere molto in “alto” sulla scacchiera. E poi ha avuto il demerito di non finalizzare mai. Tanta predominanza in gestione doveva essere accompagnata da maggior pericolosità al tiro, ma qui c’entrano le individualità. Il gioco tiene in equilibrio i conti finché le gambe girano a mille e le menti non si offuscano nemmeno un po’. Il gol di Piccoli è stato tardivo e vale come medaglietta ricordo. L’Inter è come se fosse tornata indietro di un anno, al principio della stagione scorsa, quando Sensi in certe notti sembrava la controfigura di Iniesta. Il ragazzo ha in testa geometria e creatività. Se sta bene, è il passepartout che permette a Conte di aprire porte altrimenti sprangate. Se sta bene: questo è il problema, motivo per cui a centrocampo serve un’alternativa di qualità.