Van der Poel e Van Aert, quando il fango ritorna arte
Nell’era del coronavirus, Mathieu Van der Poel, olandese di 25 anni, vince il 18 ottobre il Giro delle Fiandre. Wout Van Aert, fiammingo di 26 anni, si impone l’8 agosto nella Milano-Sanremo, una settimana dopo la gioia nelle Strade Bianche, e al Fiandre è battuto al fotofinish proprio da VdP. Sei titoli mondiali del ciclocross in due, tre a testa. Ieri a Namur, nel fango (e nel silenzio di una gara che avrebbe richiamato 60mila spettatori), si sono ritrovati. I vincitori di Sanremo e Fiandre, sfida globale tra giganti della nuova generazione, perché si estende dal ciclocross a ogni classica su strada.
Bene. Van der Poel rifila una lezione chiarissima al rivale storico e basta andare a vedere gli occhi di Van Aert, quasi fuori dalle orbite, per capire lo sforzo. VdP schianta il belga di potenza, al nono e ultimo giro, con 12” di accelerazione fuorisella e una tecnica sopraffina per come disegna le traiettorie: sembra Tomba che fa il filo con i pali dello slalom. Van der Poel porta Van Aert allo sfinimento, gli dimostra chi è più forte. E terzo c’è un piccolo gigante, il britannico Tom Pidcock, alto quasi 30 cm meno di Van der Poel, che nel 2020 ha dominato il Giro d’Italia Under 23.
Li guardiamo e pensiamo che con loro questo sport esce dal ristretto ambito di disciplina capace di alimentare in Belgio e Olanda un autentico showbusiness (una stagione nel fango vale fino a 2 milioni di euro per Van der Poel e Van Aert, tra ingaggio e premi). Si ritorna alla grandezza degli stradisti del passato, dal francese Jean Robic al belga Roger De Vlaeminck, che dominava nel cross e poi infilava tutte le classiche-Monumento. Pensiamo anche a Moser, Saronni e Chiappucci, che d’inverno richiamavano migliaia di tifosi. Ciclismo globale, quello che ci piace.