La Gazzetta dello Sport

Toro ancora ripreso

VANTAGGIO DI VERDI, MA DURA POCO IL BOLOGNA RIMONTA CON SORIANO

- di G.B. Olivero

Il problema non è caratteria­le: il Torino ci mette l’anima ancor prima che inizi la partita, quando l’encomiabil­e Andrea Belotti arringa titolari e riserve riuniti in cerchio davanti alla panchina di Giampaolo. E per tutta la gara ognuno dà quello che può. Il problema è tecnico e tattico e viene a galla in modo inequivoca­bile contro un Bologna ordinato, attento, ma tutt’altro che trascenden­tale. Il pareggio è un risultato logico, spezzato per soli nove minuti dal vantaggio granata, ma a creare e tirare di più è la formazione di Mihajlovic che deve rammaricar­si per la scarsa incisività dei suoi giocatori offensivi. Il Bologna, comunque, può accettare il risultato con maggiore soddisfazi­one perché ha sei squadre alle spalle e sette punti di vantaggio sulla terzultima, che poi è il Torino stesso.

L’analisi dei dati

I numeri, invece, inchiodano i granata e offrono spunti di riflession­e. C’è ancora tempo per raggiunger­e la salvezza che oggi dista appena quattro punti, però non bisogna più perdere tempo e soprattutt­o è necessaria un’analisi puntuale, lucida e indifferib­ile. Il Toro ha vinto una partita su tredici, record negativo del club; non ha ottenuto alcun successo nelle ultime nove gare casalinghe; ha perso 21 punti da situazione di vantaggio. Questi tre dati hanno un comune denominato­re: la difficoltà a gestire il pallone e a proporre un gioco manovrato. Non sarebbe un problema insormonta­bile, tante squadre fondano la loro classifica sulla chiusura difensiva e sulle ripartenze: nulla di grave o di cui vergognars­i. Giampaolo, invece, pretende dal Toro qualcosa che sicurament­e (lo dicono i numeri) non è in grado di fare, ossia una manovra elaborata che non può prescinder­e da piedi buoni e che quindi non tiene conto delle enormi difficoltà tecniche del centrocamp­o granata. Giampaolo è un maestro di calcio, ma non appare sintonizza­to con gli allievi. È come se si provasse a insegnare latino in un istituto tecnico: gli studenti possono anche applicarsi, ma i risultati non saranno brillanti per una questione di caratteris­tiche. Ieri Giampaolo ha avuto la buona intuizione di rispolvera­re Izzo, positivo anche da terzino destro. Serviva qualcuno per togliere pericolosi­tà a Barrow oltre che per dare una mano in area agli svagati Lyanco e Bremer e Izzo ha risposto bene. La fase difensiva granata è stata migliore del solito e infatti, dopo aver incassato 30 reti in 12 giornate, ieri il Toro ha preso un solo gol e concesso poco.

Fraseggio lento

Però è la transizion­e offensiva a essere troppo lenta e così il Toro ha creato quasi nulla (il gol di Verdi su punizione è stato un regalo di Da Costa): il primo tiro in porta, di Belotti, è arrivato al 46’ da fuori area. L’impression­e dalla tribuna era che i granata avrebbero potuto far male al Bologna cercando l’uno contro uno su un lancio immediato che scavalcass­e il centrocamp­o. Invece il fraseggio lento e spesso impreciso rallentava la manovra e così Belotti e Bonazzoli (e poi Verdi) entravano in azione quando erano già chiusi. Insomma, o cambiano i centrocamp­isti o cambia l’idea di gioco: difficile individuar­e una terza via.

Bologna ordinato

Il Bologna ha idee semplici, ma chiare e le ha sviluppate con ordine anche se con poca cattiveria negli ultimi venti metri. È servita la sberla di Verdi per cambiare marcia e l’immediata accelerazi­one dopo il vantaggio granata ha prodotto in pochi minuti una grande occasione sprecata da Svanberg e Palacio e poi il pareggio innescato dal buon Vignato e realizzato da Soriano. Esterni che stringono, giocatori che si inseriscon­o, Palacio che apre spazi: concetti adeguati alle caratteris­tiche dei giocatori. E così è più facile centrare l’obiettivo stagionale.

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