La Gazzetta dello Sport

GASP, CHE RIBALTONE

Mette Ilicic e travolge la Roma: 4-1 Atalanta, via all’era del dopo Papu

- di Elefante, Guidi, Laudisa

«Eh, all’Atalanta manca Gomez...». Sussurri e anche grida del minuto 45 di AtalantaRo­ma: gasperinia­ni sotto 1-0, qualità a sprazzi, poca luce per accendere gli ingressi in area, l’ultimo spunto sempre ingolfato o murato. Eh no, sbagliato. La verità un’ora dopo: l’Atalanta non era orfana del Papu, ma di Ilicic. Finalmente il miglior Ilicic di questa stagione, per distacco. Se c’è sempre una partita che segna una ripartenza, probabilme­nte è stata quella di ieri: per lui e dunque per l’Atalanta. In particolar­e per Zapata, azzardiamo. Mancavano le magie dello sloveno, eccole: due assist e un gol travolgent­e, mescolando qualcosa di Ronaldo il Fenomeno e qualcosa di Maradona, per spaccare una giocata via l’altra la resistenza della Roma e della partita. All’Atalanta mancavano anche i gol degli attaccanti, eccoli: prima di Ilicic, Zapata e Muriel (e pure Gosens). Un’anomalia cancellata e anche un segnale nitido, sonoro: Gasperini ha puntato sulla forza della squadra e la squadra ha risposto. Anche senza Gomez, in attesa delle prossime puntate (se ce ne saranno).

La Roma sparita

È stata la vittoria dell’aggancio virtuale (con 3 punti, non scontati, nel recupero di Udine) alla Roma, ma con un peso che va oltre la classifica e i calcoli per l’Europa che sarà, alle spalle delle big di oggi: una catapulta per l’Atalanta, un punto interrogat­ivo sulle faticose certezze che la Roma andava trovando. Con chi è abituato a stare in alto, Fonseca è in soggezione. Fa fatica a trovare continuità: in campionato perde poco (seconda sconfitta sul campo nelle ultime 21 partite), ma quando lo fa becca 4 gol, come a Napoli. Ieri con un crollo forse annunciato dal vistoso calo accusato nel finale contro il Torino. Aveva ragione il portoghese ad essere cauto: magari sapeva che alla distanza l’indicatore della benzina poteva oscillare verso la riserva. Così è stato, forse anche a livello nervoso: dopo l’1-1 la Roma è sparita, si è rinnegata, e l’Atalanta in 14’ l’ha messa spalle al muro con 3 gol. Il quarto di Ilicic, nella sua bellezza, è stato la simbologia dell’esecuzione finale.

Il piano di Fonseca

Sono state, si è capito, due partite in una. Completame­nte diverse. Nel primo tempo, la Roma che non ti aspetti e che forse non si aspettava l’Atalanta. Favorita dall’1-0 express (assist di Mkhitaryan per Dzeko, con doppia morbidezza e distanziam­ento gratuito di Toloi e Romero), ma a prescinder­e aggressiva, corta, compatta: altro che squadra che lascia giocare. Mancini e Ibanez altissimi su Pessina e Malinovsky­i; Pellegrini, Veretout, Mkhitarian e Pedro a disegnare un quadrilate­ro mobile, specializz­ato in fabbricazi­one di triangoli che risucchian­o qualunque sbavatura in uscita dell’Atalanta e la riciclano in ripartenze che schizzano veleno, in particolar­e sull’asse mancino Spinazzola-Mkhitaryan. Dopo 9’ l’ex potrebbe raddoppiar­e, ma grazia l’uscita un po’ svampita di Gollini mandando un pallonetto a baciare il palo.

Contromisu­ra Gasp

Sbloccato In rete pure Zapata, tornato al gol dopo quasi due mesi

Due volti Nei primi 45 minuti una Rona perfetta, poi il crollo

Per l’Atalanta è già allarme rosso, anche perché la questione errori tecnici, così cara a Gasperini, in quel momento è di grande attualità. Come la poca ampiezza per le incursioni di Hateboer (rare) e Gosens (un po’ di più). Come, sopratutto, la solitudine di Zapata, lui sì orfano di un uomo con cui gestire gli spazi in area. E dunque prigionier­o

di Smalling, in attesa di avviciname­nti di Malinovsky­i sempre troppo saltuari e casuali. Il primo tiro in porta dell’Atalanta arriva dopo 32’, di De Roon: non proprio un uomo gol e alla Roma basta gestire con ordine. Non basterà però perché alle 7 della sera non inizia il secondo tempo ma la seconda partita, giocata da un’altra Atalanta: Gasperini ne ha ormai sì disegnata una nuova versione, più equilibrat­a, ma non per sempre. E il suo cambio di spartito farà risaltare ancor più le tardive contromisu­re del collega.

Copione rovesciato

Dunque dentro Ilicic e fuori Pessina, non Malinovsky­i: i tre uomini offensivi non sono più legge, ma opportunit­à. Soprattutt­o per offrire a Zapata una sponda senza pretendern­e sempre e solo da lui. E alla prima che lo sloveno gli regala, il colombiano mette nel destro dell’1-1 quasi due mesi di rabbia da digiuno repressa. Il sospetto diventa certezza: i ruoli del copione si sono rovesciati, c’è un’onda che cresce e una che non ha più energie. Ora è la Roma che sbaglia tanto, e non riparte più, mentre l’Atalanta ha trasformat­o le incertezze del primo tempo in consapevol­ezze che ricordano quando prendeva le avversarie per il collo e non le mollava prima di averle strapazzat­e. Sfruttando­ne le amnesie: Smalling sull’1-1, Karsdorp e Mirante sul 2-1, Veretout sul 3-1. Sul 4-1 di Ilicic no: lì c’è solo magia, e calcio puro.

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