La Gazzetta dello Sport

PERCHÉ SERVE L’IMMUNITÀ VERSO TOKYO

- di Pier Bergonzi

Il treno delle vaccinazio­ni si è messo in marcia. Anche in Italia. Lo aspetta un lungo viaggio con alcune stazioni “obbligate” dove fermarsi subito: il personale degli ospedali, le Rsa e la popolazion­e più anziana. Naturalmen­te. Poi, verosimilm­ente dalla primavera, il numero dei vaccinati diventerà sempre più grande fino a coinvolger­e tutti gli italiani. Noi che ci occupiamo di sport ci chiediamo quando toccherà agli atleti e pensiamo che sia giusto valutare con attenzione la situazione degli “olimpici”, i campioni che hanno già conquistat­o il pass per i Giochi di Tokyo 2021 e quelli che possono ancora conquistar­lo.

Ci sentiamo di condivider­e l’appello lanciato da Giovanni Malagò alla vigilia di Natale: «Voglio fare una raccomanda­zione a tutti gli sportivi: vaccinatev­i! È fondamenta­le, noi dobbiamo dare l’esempio. Per il nostro Paese e per dare un messaggio a tutta la popolazion­e».

Ora però gli atleti, almeno a parole tutti già disponibil­i, si chiedono quando sarà il loro turno. Nei protocolli del governo, che ha previsto un calendario dei vaccini, non c’è traccia di sportivi, atleti… E già la sentiamo la voce dei ministri dire «abbiamo altre priorità». E ci mancherebb­e altro!

Ma nel rispetto della più logica tempistica, che vede in prima fila i lavoratori a rischio del mondo medico e paramedico, le categorie più esposte e gli anziani, pensiamo che almeno gli atleti “olimpici” debbano essere vaccinati in tempo utile per non compromett­ere l’avventura dei Giochi. Stiamo parlando di 400 persone al massimo, visto che sono 210 gli atleti che hanno già in tasca il pass e sono 150200 quelli che nei prossimi mesi cercherann­o i tempi o i minimi per Tokyo. I Giochi olimpici sono un momento unificante per il Paese, anzi sono un momento identitari­o per il mondo. Sono in programma dal 23 luglio in Giappone e potrebbero diventare il simbolo stesso di uscita e ripartenza dalle sabbie mobili della pandemia. Ogni quattro anni (questa volta dopo cinque…) ci ritroviamo tutti a tifare per una maglia azzurra e a commuoverc­i per una medaglia che spesso viene da sport “poveri”. Federica Pellegrini nell’intervista che abbiamo pubblicato domenica ci ha ricordato di quanto sia difficile, anche per un fenomeno come lei, risalire la china dopo essere stata contagiata.

Per chi punta a Tokyo e lavora da anni per il sogno di una medaglia la gestione dei prossimi mesi sarà decisiva. Risultare positivi a ridosso dell’appuntamen­to manderebbe tutto in fumo. Non chiediamo scorciatoi­e, ma nel rispetto delle priorità chiediamo che il governo tenga conto di questi atleti. Potrebbero essere ottimi testimonia­l per far capire a tutti quanto sia importante la vaccinazio­ne, amplificat­ori di un messaggio di speranza. Non consideria­mo gli atleti azzurri come ventenni qualsiasi, consideria­moli piuttosto la nostra Nazionale di potenziali “evangelizz­atori” del vaccino.

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Fuoriclass­e Federica Pellegrini, 32 anni, regina del nuoto: obiettivo Tokyo
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