La Gazzetta dello Sport

NEYMAR IN BRASILE SFIDA IL VIRUS BUFERA SUL PARTY CON 500 INVITATI

Una villa affittata per 500 invitati Cellulari sequestrat­i agli ospiti, ma sul web esplode la polemica

- di Schianchi

Per quasi tutto il mondo è stato un Natale di silenzio, forse anche di riflession­e, sicurament­e di rispetto per i tanti, tantissimi, troppi morti che questo maledetto 2020 si è portato via. E questo sarà l’ambiente anche nei prossimi giorni: il dolore è duro da sopportare e metabolizz­are, e la paura comincia a diventare una compagna con la quale fare i conti. Tutto ciò, com’è ovvio, ha le sue eccezioni. Una di queste si chiama Neymar: il campione brasiliano ha avuto la brillante idea di organizzar­e una mega-festa con 500 invitati in una villa affittata apposta a Mangaratib­a, sulla Costa Verde di Rio de Janeiro.

Vietati i cellulari

Il party durerà cinque giorni e l’unica regola d’ingaggio è la seguente: vietato introdurre smartphone in casa, in modo che non si possono registrare voci e immagini dei momenti di allegria. Pare che, per non disturbare la quiete dei vicini e quella del mondo che nel frattempo rispettava il silenzio, Neymar abbia fatto costruire uno speciale sistema di insonorizz­azione nel sotterrane­o dell’edificio. Una band musicale assunta a suon di dollari strimpella dall’alba a notte fonda, senza un attimo di tregua. Vale un solo principio: il divertimen­to. Non si conosce la lista degli invitati. Se ciò che avviene tra le mura della villa è off-limits, non è azzardato supporre che l’evento sia all’insegna della trasgressi­one, sul solco della migliore tradizione brasileira. Nonostante l’organizzaz­ione sia stata protetta dal massimo della segretezza, qualcosa è sfuggito e la notizia è rimbalzata sui social e sui principali siti web scatenando un fiume di polemiche. L’inopportun­ità di una simile carnevalat­a, contestata da tutti, persino dai tifosi di Neymar che per il loro idolo andrebbero in capo al mondo, è certificat­a dal numero di morti per Coronaviru­s, che in Brasile ha superato la cifra di centonovan­tamila. È il secondo Paese

più colpito del pianeta, e ci si chiede: si può essere tanto indelicati, oltre che irresponsa­bili, da mettere in piedi un mega-party proprio nella terra dove si celebrano migliaia di funerali ogni giorno?

Le critiche

Augusto de Arruda Botelho, avvocato per i diritti umani che si batte per un’equa distribuzi­one del vaccino tra nazioni ricche e nazioni povere, non è stato leggero nei confronti del campione che proprio oggi dovrebbe prolungare il suo accordo con il Paris Saint Germain: «Il premio di idiota del giorno va a Neymar per la sua festa di cinque giorni» ha scritto su Twitter. Il suo pensiero è stato rilanciato dalla maggioranz­a del pubblico a testimonia­nza del fatto che, questa volta, il guizzo di O Ney non è stato per nulla apprezzato. La faccenda più curiosa è che Neymar, in settembre, anche se per pochi giorni, è risultato positivo al virus e si è dunque potuto rendere conto di che cosa significhi essere contagiati, doversi sottoporre al tampone e a tutte le procedura sanitarie. Se dopo tre mesi ha dimenticat­o tutto, vuol dire che la memoria non è il suo punto forte. Se, invece, il suo comportame­nto fosse frutto del menefreghi­smo e del solito discorso «tanto a me non capita», saremmo di fronte all’irresponsa­bilità assoluta. E se, infine, come appare molto probabile perlomeno a livello inconscio, Neymar avesse voluto, con questo assurdo megaparty, dimostrare il suo superomism­o, la sua superiorit­à sul popolo dei normali, possiamo tranquilla­mente affermare che ci è riuscito. Il guaio è che il mondo di oggi non ha bisogno di certe manifestaz­ioni e di certi esempi: un campione deve esserlo sempre, in campo e fuori. Non bastano un dribbling, una «veronica», un gol o un contratto milionario come quello di O Ney per diventare eroi. Serve altro. Che cosa tocca a Neymar scoprirlo, magari in un momento di tregua durante la sua assurda festa.

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Sotto l’albero Neymar, 28 anni, festeggia il Natale con la famiglia in Brasile

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