La Gazzetta dello Sport

Uno spiraglio per evitare le sanzioni Cio a Tokyo 2021 LA RIFORMA DELLO SPORT

SPADAFORA “RIAPRE” IL DECRETO PER EVITARE LE SANZIONI DEL CIO All’Olimpiade rischiamo di andare senza inno e bandiera: decisione il 27 gennaio. Il ministro ci prova: «Ripartiamo dall’ultimo testo». Può saltare la norma di incompatib­ilità sui mandati Coni

- di Arcobelli, Piccioni

SValerio Piccioni erve una soluzione per l’autonomia del Coni. E in fretta vista la spada di Damocle delle sanzioni del Cio, che ha all’ordine del giorno il caso Italia nell’Esecutivo del 27 gennaio. «Rischiamo una colossale figuraccia internazio­nale», ha detto a più riprese il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sottolinea­ndo il rischio di andare a Tokyo senza inno e bandiera. Ma il tempo è scaduto non solo a Losanna, siamo ormai distanti due anni dall’approvazio­ne degli articoli della legge di stabilità 2019 che fissarono la cornice senza dipingere il quadro: il sistema è inceppato alla ricerca di una bussola sul chi fa cosa nello sport italiano. La strada della legge delega, dilatando i tempi in un modo pauroso – molto meglio sarebbe stato un disegno di legge da costruire con i necessari passaggi parlamenta­ri – ha provocato un lunghissim­o stillicidi­o di alternanze fra trattative e conflitti.

Norma scontro

Ieri è tornato a parlare del problema governance il ministro dello sport Vincenzo Spadafora. «Malagò e il Cio – ha detto a “Speciale Agorà” su Rai 3 - ritengono che il Coni non abbia pienamente rispettato una serie di cose previste dalla Carta Olimpica: l’autonomia funzionale e quell’indipenden­za che i comitati olimpici devono avere. In parte quello che dice Malagò è vero, noi però la soluzione l’avevamo trovata presentand­o un decreto che dava una serie di misure per la piena autonomia al Coni, ma le forze di maggioranz­a non l’hanno approvato. Ripartirem­o da quel decreto e vedremo se in Consiglio dei Ministri si troverà la convergenz­a». problema è che proprio su quel decreto ci si era scornati. Il banco, almeno questa fu l’interpreta­zione prevalente, saltò per la norma sull’incompatib­ilità fra le presidenze di Coni e del comitato Milano-Cortina. Un passaggio «contra personam» – per Pd e Italia Viva, sull’altro fronte i 5 Stelle - che avrebbe pregiudica­to la ricandidat­ura di Malagò. Il braccio di ferro finì con un nulla di fatto: prima approvazio­ne di cinque decreti, compreso quello sul lavoro sportivo (ora ci sono i passaggi nelle commission­i parlamenta­ri e alla conferenza delle Regioni), al palo il discorso governance.

L’emendament­o

Si era anche ipotizzato l’inseriment­o del tema nella legge di Bilancio, dagli uffici del Mef era venuto fuori un emendament­o che disegnava un nuovo stato dell’arte e che ieri ha ripreso a circolare: più soldi (65 milioni e non i 40 attuali) al Coni, nascita della società Coni spa con presidente e a.d. «coincident­i con le cariche di vertice del Coni», a cui sarebbero stati trasferiti 250 dipendenti (nel decreto di Spadafora se ne prevedevan­o 119) di Sport e Salute (che ne ha 700) «nonché i beni, mobili e immobili strumental­i al funzioname­nto del Coni». L’ipotesi potrebbe essere ancora in piedi in un diverso veicolo normativo.

Apertura

Intanto l’atteggiame­nto dei 5 Stelle si sarebbe fatto in qualche modo più realista sul punto della discordia. «È assolutame­nte necessaria una norma che vada incontro alle richieste del Cio – dice l’ex sottosegre­tario Simone Valente – soprattutt­o sul tema del personale connesso all’attività del Coni. Io penso che una norma del genere possa essere approvata anche all’unanimità dal Parlamento, me lo auguro». E l’incompatib­ilità o i due mandati anziché tre? «Rimangono sul tavolo, però su questo la situaIl

zione è bloccata vista la contrariet­à di Pd e Italia Viva». Dunque, un’apertura, almeno per un primo provvedime­nto, a rinviare il punto più divisivo. Anche se, precisa Valente, «bisognerà perimetrar­e i campi di azione dei diversi soggetti, quando sento dire del rischio che la politica organizzi i campionati…». Il Pd non vuole ripartire dal decreto saltato. «Serve un confronto partendo dalla maggioranz­a per completare il disegno della riforma che da tempo il mondo sportivo stava aspettando ma che non può essere fatta a prescinder­e da chi in quel mondo opera e lavora». Per Manuela Claysset (responsabi­le sport) e Stefano Vaccari (responsabi­le dell’organizzaz­ione) «bisogna chiarire i ruoli e i compiti dei soggetti che si occupano di sport». Andrea Rossi, uno dei deputati più attivi sull’argomento, specifica: «Non ci sono più i confini della legge delega. È giusto allargare la riflession­e e chiederci se un sistema con tre soggetti – Sport e Salute, Dipartimen­to, Coni – abbia ancora un senso». Per Daniela Sbrollini di Italia Viva «le parole di Malagò pongono problemi non eludibili. Troppe strutture e tanta burocrazia. Bisogna scegliere chi deve fare cosa. Oggi siamo al caos». Nico Stumpo, che ha seguito il tavolo «sportivo» per Leu, accetta il richiamo di Spadafora: «Il decreto saltato rappresent­ava un equilibrio avanzato. Oggi, anche per la situazione politica complessiv­a, allontanar­si da quel testo complicher­ebbe le cose». Oltre alla sostanza c’è pure la forma. Cioè: il testo salva-autonomia in quale scatola finirebbe? Saltato il treno della legge di Bilancio, chiuso il canale del Milleproro­ghe, resta il nuovo decreto «ristori». Ma sta prevalendo l’idea di un decreto legge solo sullo sport. Di certo, non c’è più tempo da perdere.

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Azzurri qualificat­i a Tokyo
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32 anni, portabandi­era a Rio 2016, si è rivolta anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere l’autonomia dello sport
Il ministro per lo Sport e il presidente del Coni Vincenzo Spadafora, 46 anni, e Giovanni Malagò , 61 anni
GETTY Fede e bandiera La nuotatrice Federica Pellegrini, 32 anni, portabandi­era a Rio 2016, si è rivolta anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere l’autonomia dello sport Il ministro per lo Sport e il presidente del Coni Vincenzo Spadafora, 46 anni, e Giovanni Malagò , 61 anni

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