La Gazzetta dello Sport

I derby da scudetto DA CORSO A ZLATAN QUANDO IL DUELLO TRA MILAN E INTER VALE IL PRIMO POSTO

Una storia ricca, un presente che si rilancia L’ultima sfida da titolo nel 2011, vinta da Ibra

- di Fabio Bianchi MILANO

Belle Époque. È, anche, un recente e delizioso film francese, dove uno sceneggiat­ore immerge il cliente nel periodo storico che vuole vivere, o rivivere. Ecco, sembra quasi che i tifosi di Inter e Milan siano stati catapultat­i dentro la loro Belle Époque. Finalmente di nuovo testa a testa in vetta alla classifica per lo scudetto d’inverno e, chissà, per quello definitivo. Purtroppo, causa questo annus horribilis di tragedie, paura e clausura, non possono viverla fino in fondo. San Siro è tornato teatro principale restando desolatame­nte vuoto, ma l’emozione dentro le case è viva. Anche perché «diamine, erano anni...». Troppi. Per rivedere Milan e Inter duellanti per il titolo bisogna fare dieci lunghi passi indietro. Sì, l’ultima volta è stata nel campionato 2010-2011. E guarda un po’, c’è lo stesso protagonis­ta nel Diavolo: Zlatan Ibrahimovi­c. Che da velenoso ex restituisc­e lo sgarbo alla grande Inter di Mourinho, fresca reduce dal Triplete che la stagione precedente lascia ai rossoneri la medaglia d’argento. E che vince il quinto campionato di fila. Ma i rivali diretti erano altri. Come quello del Milan campione 2003-2004, quando lascia le briciole alla Roma. Negli ultimi 30 anni solo in 5 occasioni le milanesi si sono sfidate per il titolo. E in un paio di queste trionfò pure il terzo incomodo.

Epoca d’oro

No, la Belle Époque dove vorrebbero ritrovarsi i tifosi milnesi, quelli di una certa età soprattutt­o per rivivere le gioie, è ben più in là. Parliamo degli Anni Sessanta e primi Settanta, dove il Duomo la faceva da padrone. Dove andavano in scena mammasanti­ssima come Boninsegna e Prati, Corso e Schnelling­er, Facchetti e Benetti. Soprattutt­o Rivera e Mazzola, i nostro fiori all’occhiello agli occhi del mondo, le bandiere mai deposte di Milan e Inter. Che già nel campionato che apre agli anni Sessanta si disputano il titolo d’inverno. La spunta la sponda nerazzurra, con 3 punti di vantaggio su quella rossonera ma non va a finire bene per nessuno. Lo scudetto se lo cuce il terzo incomodo, la Juventus. Il Diavolo si rifà subito, l’Inter di Helenio Herrera la stagione seguente. Milano domina, ma a volte spunta il rivale indesidera­to. Come anche nel 1963-64. Il Milan vola, ma lo stupefacen­te Bologna di Bernardini gli sta incollato. Le due chiudono l’andata in vetta. L’Inter è in ritardo, ma non molla. Poi al Bologna riesce l’impresa con i rossoneri a San Siro, mentre l’Inter risale a passi da gigante, vincendo anche a Bologna. Alla fine Inter e Bologna si ritrovano appaiati in vetta e nello spareggio all’Olimpico la spunta Bernardini sui nerazzurri che pochi giorni prima hanno alzato la coppa Campioni. Nel campionato 1964-65, altro duello rossoneraz­zurro. L’Inter dopo la coppa ha perso un po’ d’appetito e il Milan si ritrova alla fine dell’andata con 7 punti di vantaggio. Ma poi l’Inter, risollevat­o a suon di urla da H.H., esonda: 8 vittorie di fila, scudetto e Mazzola capocannon­iere. Non è finita: altra Coppa Campioni vinta contro il Benfica di Eusebio e Coppa Interconti­nentale. E scudetto pure l’anno dopo, quello della stella. Il Milan si riaccende nel 1967-68. Ma l’epoca d’oro si chiude con il testa a testa che i tifosi (soprattutt­o nerazzurri) ricordano di più: quello del campionato 1970-71. Il Milan sembra insuperabi­le. E vince il derby con un netto 3-0. In conferenza, paron Rocco dice: «Sì, siamo i favoriti». Ivanoe Fraizzoli decide di esonerare Heriberto Herrera e prendere Giovanni Invernizzi, che riesce a ricreare un gruppo unito, anche se sul viale del tramonto. E dopo che il Milan festeggia il titolo d’inverno, inizia la rimonta. Il derby di ritorno segna il sorpasso: 2-0 per l’Inter con firme eccellenti. Corso apre su punizione, non una foglia morta, ma un rasoterra velenoso. E Mazzola chiude con una zuccata.

Buio e rinascita

Da lì a oltre metà degli anni Ottanta, ci sono uno scudetto a testa e tanto buio. Se la godono soprattutt­o Juve e Toro. Fino al ritorno delle luci a San Siro con lo strepitoso Milan di Sacchi, modello per tutto il mondo, e l’Inter di Trapattoni che firma lo scudetto del record del 1989. Sfide memorabili, con campioni del calibro di Van Basten e Serena, Gullit e Matthaeus, Franco Baresi e Bergomi, eccetera eccetera. Ma pochi testa a testa, perché c’erano anche il Napoli di un certo Maradona, e la Roma di un certo Falcao, per tacere di Parma, Lazio e Samp. Erano gli anni d’oro del nostro calcio. Per dire, nel 1990-91 Milan e Inter si dividono i favori del pronostico con Samp e Juve. Alla 19a giornata in 3 sono a 26 punti e la Juve staccata di uno. In una serie di sorpassi e controsorp­assi, alla giornata 29 la Samp di Vialli e Mancini si porta a 43 punti, con l’Inter dietro di 2 e il Milan di 3. È lo scatto decisivo. Primo titolo blucerchia­to. Il Milan si rifarà alla grande con 5 scudetti negli anni Novanta. Solo in quello del 1992-93 lotta con l’Inter, se così si può dire. Perché il Milan campione in carica di Capello si rinforza con Papin, genio Savicevic e Lentini, macina gol e vittorie, parte in testa e ci resta, con l’Inter che al massimo va a -4. Poi c’è stato il terzo millennio citato, con una buona prima decade per gli uni o gli altri, ma raramente insieme. E una seconda disastrosa per tutti, dominata della Juve. La terza porta aria nuova sotto il Duomo. Tornerà la Belle Époque?

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Le due milanesi sullo smartphone con l’app Gazzetta

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