La Gazzetta dello Sport

TECNICA, LAVORO E LA TESTA GIUSTA: FEDE LA TIGRE È TRA LE GRANDI

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La Coppa del Mondo di sci conquistat­a nell’anno più duro. «Grande orgoglio, ma non dite che adesso sono matura»

Un premio alla tenacia, alla resilienza, alla capacità di mettere a frutto gli sforzi di una carriera al momento giusto e nel momento più difficile. La Coppa del Mondo di sci alpino conquistat­a da Federica Brignone, prima donna italiana a riuscirci, è stata premiata anche dai redattori della Gazzetta dello Sport.

Resilienza

Sciovinism­o? Orgoglio nazionale? Forse sì. Però è anche vero che il 2020 di Federica è stato enorme e che le sciatrici sono da sempre ben rappresent­ate nell’albo d’oro della voce “donne mondo” del nostro referendum: la prima a vincere fu la svizzera Vreni Schneider dopo la conquista della Coppa del Mondo nel 1989 — dopo 14 vittorie —, poi ci sono state Lindsey Vonn (2010, 2012) e Tina Maze (2014) mentre l’ultima è stata Mikaela Shiffrin, premiata sia nel 2018, sia nel 2019.

Chiedersi cosa sarebbe stato se la statuniten­se avesse completato la passata stagione, se la sua vita non fosse stata scossa dall’improvvisa perdita del padre Jeff, è un esercizio inutile. Conta il fatto che Federica Brignone abbia sfruttato l’occasione e con quale solidità mentale ci sia riuscita. Per lei, talento naturale forgiato da uno spirito agonistico senza eguali e da un’etica del lavoro al limite dello stakanovis­mo, il rischio era quello di perdersi, di farsi stritolare dalla pressione, dalle aspettativ­e sue e di chi le sta intorno.

Lucidità

Tante volte, in passato, la valdostana non era riuscita a essere continua, a esserci al momento giusto, a portare a casa quello che avrebbe meritato. Non quest’anno. Nel dicembre 2019, dopo la prima delle cinque vittorie sulle quali avrebbe costruito il suo trionfo, Federica aveva chiarito il suo stato d’animo. «Mi sento lucidissim­a, non scendo alla “spera in Dio” — ci aveva raccontato —. Avevo avuto sensazioni simili a fine stagione 2016-17, ma ora mi sento diversa, ho lavorato ancora meglio». L’azzurra avrebbe mantenuto quell’atteggiame­nto per tutto il resto della stagione, in tutte le specialità: a gennaio una vittoria in combinata ad Altenmarkt, una vittoria in gigante al Sestriere, un secondo e un terzo posto nelle difficilis­sime discese di Bansko; a febbraio una vittoria in superG a Rosa Khutor, un secondo posto in discesa a Garmisch, un altro trionfo in combinata a Crans Montana, seconda in superG a La Thuile. Il tutto mentre Mikaela Shiffrin scompariva dal circuito, sopraffatt­a dal lutto, e il Covid-19 entrava nella Coppa del Mondo come un maglio, andando a colpire atleti e atlete — lei stessa l’ha superato, come la mamma Maria Rosa Quario — e falcidiand­o le rimanenti gare in programma. La volata a tre con Petra Vlhova e la statuniten­se, che si doveva consumare tra Are e le finali di Cortina, non si sarebbe mai disputata. «Se devo scegliere un’immagine penso a Crans Montana — racconta Federica di rientro da Semmering, dove ieri è stata 16a in slalom —, perché è stata l’ultima vittoria. Ma nel cuore mi rimane quella del Sestriere. Se devo scegliere delle parole dico “online”, perché per via del Covid ho vissuto così tutte le premiazion­i. Ma anche soddisfazi­one, emozione. Non direi che invece è stato l’anno della maturità. Innanzitut­to perché non mi sento di averla raggiunta ancora nella sua interessa e poi preferisco pensare che la Coppa sia stata qualcosa di costruito».

Orgoglio

Federica ha saputo di aver vinto la Coppa del Mondo 2019-20 in Svezia grazie a un messaggio del suo allenatore Gianluca Rulfi, dopo l’annullamen­to delle ultime gare che erano rimaste in programma. «La guerra è finita» aveva scritto il tecnico. «È sempre stato il mio sogno, mai avrei pensato di farcela — disse l’azzurra a caldo —. La Coppa di gigante era l’obiettivo fattibile, questo era quello irrealizza­bile.Il mio vero obiettivo è sempre stata la coppa di gigante, ma avrei dato tutta me stessa nel parallelo e in slalom per difendere il primo posto nella classifica assoluta. Non penso che l’annullamen­to abbia favorito me e sfavorito qualcun altro, anzi avrei voluto fare tutte le gare in programma».

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2. Uno scatto del suo progetto «Traiettori­e liquide» per la salvaguard­ia dei mari
PENTAPHOTO 2 1. Federica Brignone, 30 anni, con le tre Coppe conquistat­e nella stagione scorsa: quella generale e quelle di gigante e di combinata 2. Uno scatto del suo progetto «Traiettori­e liquide» per la salvaguard­ia dei mari
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