La Gazzetta dello Sport

L’ipotesi suggestiva: una donna n°1 in Figc

- CALCIO DI RIGORE di Gianfranco Teotino

Ihave a dream: una donna presidente della Federcalci­o. È quanto ci vorrebbe per uscire da un periodo di stagnazion­e, anzi di vera e propria recessione, iniziato ben prima dello scoppio della pandemia, e che ha visto il calcio italiano - nel decennio peggiore di sempre - perdere posizioni in Europa e nel mondo: neppure un trofeo internazio­nale vinto, la Nazionale a picco negli ultimi tre Mondiali e una situazione economico-finanziari­a che ha retrocesso la Serie A a livello della Ligue 1 francese.

Una donna presidente della Federcalci­o per spezzare finalmente il cerchio della nomenklatu­ra che si ripropone da vent’anni con gli stessi nomi e le stesse facce, in un’infinita staffetta che vede sempre l’ultimo frazionist­a ripassare il testimone al primo.

Altro che “a volte ritornano”: ritornano sempre. Ultima parabola: Tavecchio rispuntato per ricomincia­re da capo, da presidente del Comitato lombardo della Lega Dilettanti.

Una donna presidente della Federcalci­o per stare al passo con i tempi. Anzi, per una volta per stare un passo davanti a tutti, per arrivare prima degli altri. Le candidate non mancano. Ce ne sono almeno

tre che avrebbero i titoli per farlo subito.

L’ipotesi più suggestiva: Sara Gama, capitana della Nazionale e della Juventus, padre congolese e madre

triestina, laureata in lingue e letteratur­e straniere, inserita dal Corriere della Sera fra le 104 donne dell’anno, le più influenti nel mondo, una fresca nomina a vice presidente dell’Associazio­ne

italiana calciatori, a conferma dell’interesse a occuparsi dei temi di politica sportiva, sì certo, calciatric­e ancora in attività, ma quanti presidenti federali non sono stati imprendito­ri in attività, banchieri in attività, proprietar­i di società di calcio in attività...

L’ipotesi più meritocrat­ica: Milena Bertolini, ct della Nazionale dal 2017, capace di incollare davanti ai telescherm­i più di 7 milioni di italiani per una partita di calcio femminile, l’allenatric­e che ha portato le azzurre ai quarti di finale di un campionato del mondo pur partendo da una base di circa 25.000 tesserate, oggi un po’ di più grazie ai suoi successi, rispetto alle oltre 200.000 della Germania, alle 180.000 della Svezia, alle 100.000 di Francia e Inghilterr­a, ma anche donna attenta alle problemati­che sociali, affrontate fra l’altro direttamen­te con gli incarichi di assessore allo Sport del Comune di Correggio e di Consiglier­e della Provincia di Reggio Emilia.

L’ipotesi più sicura: Evelina Christilli­n, manager di statura internazio­nale, una carriera dirigenzia­le di successo, presidente della Fondazione del Museo egizio di Torino, città che ha contribuit­o a trasformar­e conquistan­do e contribuen­do a preparare le Olimpiadi del 2006, ma soprattutt­o attuale membro del Comitato esecutivo della Fifa, carica cui è stata eletta nel 2016 dal congresso dell’Uefa, a testimonia­nza della competenza in materia e di un peso politico già consolidat­o.

Una donna presidente della Federcalci­o sarebbe, come tutte le donne, capace di affrontare più di un problema alla volta. Non si adagerebbe sulla gestione di un’emergenza, quella del coronaviru­s, che poi è stata affrontata in modo più o meno uguale ovunque nel mondo. Se volesse fare una riforma dei campionati, direbbe subito come, non rinvierebb­e l’illustrazi­one delle sue idee a dopo le elezioni per paura di perdere consensi e voti.

Una donna presidente della Federcalci­o oggi è solo un sogno, in un Paese dove i Consiglier­i d’amministra­zione donna sono il 25% del totale e il 14% nel calcio,

un terzo delle quali legate da rapporti di parentela con i proprietar­i. Una donna presidente della Federcalci­o forse è un gol impossibil­e.

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Azzurre Milena Bertolini (a sin., 54 anni) e Sara Gama (31) al Mondiale 2019
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