Dante morì 700 anni fa Era anche “sportivo”? La risposta è sì, infatti…
icordo di aver letto dei suoi riferimenti a prodezze “sportive” di Leonardo da Vinci e Leon Battista Alberti. Esistono delle fonti storiche che suggeriscano qualcosa del genere per Dante Alighieri, di cui in questo 2021 cadrà il 700o della morte?
Rautobiografiche tratte anche dalla “Commedia”. La sua famiglia non era nobile, ma benestante: il padre era stato un cambiavalute che prestava denaro anche a interessi di usura, reinvestendo in terreni. Dante e suo fratello Francesco (di cui, incredibile, sui documenti notarili d’epoca ci sono molte più tracce che non del Poeta) avevano la proprietà di due o tre poderi nel contado, che consentirono loro più tardi di vivere di rendita. Nella confortevole casa che sorgeva molto vicina all’attuale “museo di Dante”, nella parrocchia di San Martino del Vescovo “Sesto di Porta San Piero”, il giovane Alighieri certamente disponeva di “una stanza tutta per sé”, come avrebbe scritto secoli dopo Virginia Woolf. E questo benessere economico della famiglia fu sancito, come usava, dal poter armare Dante stesso come “cavaliere di corredo”. Il che non era poco, se pensiamo alla necessità di disporre di diverse cavalcature, attrezzature varie e costose armi. Quel giorno, in battaglia, il Poeta, allora ventiquattrenne, fu scelto fra i “feditori”, cioè fra la prima linea di 150 cavalieri che dovevano aprire il rischioso assalto dei nemici, e “fedire”, cioè ferire. Ad Alighieri e ai fiorentini andò bene: lui sano e salvo, la sua schiera vincitrice.
Che c’entra l’attività fisica? Tanto. Solo stare immobili in attesa per ore sotto il sole estivo (a quei tempi si
I cavalieri, Dante compreso, dovevano quindi arrivare allo scontro con un obbligatorio addestramento, fatto di esercizi vari: l’equitazione, naturalmente, la lotta, il salto, il getto della pietra, l’arrampicata, la caccia, il maneggio delle armi. E il rimettersi in forma aveva ancora più senso, uscendo i cavalieri dalla forzata sedentarietà invernale. Dunque sì: Dante ha fatto “sport”. E tutto, dopo l’anatema cristiano alle Olimpiadi classiche, rinasceva ancora dal cavallo, protagonista delle attività agonistiche di gran lunga più popolari anche fra greci e romani (il Circo Massimo aveva una capienza di spettatori di 5-6 volte maggiore del Colosseo). Presto sarebbero venuti i tornei e le giostre, poi i giochi con la palla e nell’Ottocento finalmente lo sport vero e proprio.