Adesso Gravina schiera il 4-3-3 «La mia Figc iperoffensiva per ripartire»
Il presidente federale deposita la candidatura: «E sugli stadi...»
Gabriele Gravina ha gli occhi attenti e profondi di chi sa guardare oltre. Il suo percorso verso il secondo mandato da presidente della Federcalcio è iniziato ufficialmente ieri mattina, quando ha depositato la candidatura su cui politicamente è già al lavoro (con ottimi risultati in termini di consensi peraltro) da qualche tempo. Il titolo della sua piattaforma programmatica da 128 pagine già dice molto, «La partita per il futuro», ma ora il presidente ha chiaro anche il modulo con cui giocherà la sua squadra, chiamata a una sfida per niente facile: «Sarà uno schema offensivo, un 4-3-3 votato all’attacco: in porta abbiamo le regole, in difesa gli strumenti, a centrocampo la gestione e in attacco la sostenibilità con due punte laterali come la riforma dei campionati e il patrimonio dei giovani, tre elementi fondamentali su cui lavorare».
Convinzioni
Già perché dopo avere subito tanto nell’ultimo anno per ragioni che non era possibile immaginare, il calcio italiano vuole ripartire in contropiede. Il programma di Gravina ha già raccolto il consenso di cinque delle sei componenti: Lega A (tutti i club tranne Lazio e Benevento), Lega B (tutti tranne la Salernitana), Lega Pro (54 società su 58), Assocalciatori e Assoallenatori. Manca la Lega Dilettanti di Cosimo Sibilia, che da sola vale il 34% della torta dei voti. Dunque stavolta difficilmente ci si avvicinerà a quel 97,2% con cui Gravina è stato eletto la prima volta, il 22 ottobre 2018. Lui però pensa positivo e si concentra sulla «quasi unanimità» ricevuta, «dimostrazione di grande stima e considerazione». E ancora: «Visto che la designazione residua è soltanto quella della Lnd, non so se ce ne potrà essere una alternativa. È un problema che non mi sono posto, ho cinque designazioni su sei e questo è un messaggio forte del mondo del calcio. Il calcio dice che si va avanti con questa governance e questa presidenza». Al momento infatti non è ancora chiaro se Sibilia, attuale vicepresidente federale, abbia intenzione di avanzare anche la propria candidatura.
Ritorno allo stadio
Ma torniamo a Gravina, che si sta avvicinandosi alla conclusione di un mandato caratterizzato dalla gestione dell’emergenza Covid: «Durante la crisi più grave dal dopoguerra ad oggi, abbiamo dimostrato responsabilità, capacità e visione. Ora impegneremo queste risorse per costruire il futuro». Un futuro in cui vorrebbe al più presto i tifosi protagonisti: «Un ritorno del pubblico negli stadi, magari con i primi vaccinati, sarebbe un messaggio importante per il nostro Paese e un premio straordinario per i medici e gli operatori sanitari, la prima fascia coinvolta».
Dall’azzurro al Coni
Il calcio sotto Gravina non è stato solo sacrifici. Con lui è cresciuto tanto il movimento femminile ed è tornata a splendere la Nazionale, trascinata da Roberto Mancini ed attesa dall’appuntamento con l’Europeo: «Lo incontrerò a breve, ma non è una priorità. Ha ancora due anni di contratto e sono convinto che il suo attaccamento lo porterà a restare». E i rapporti della Federcalcio con le altre istituzioni, sportive e non? Qui Gravina risponde fra bilancio e futuro: «Quello con il governo è ottimo, positivo e costruttivo, ma dobbiamo incidere di più per far capire quanto sia fondamentale il calcio nell’economia di mercato. Con il Coni e Malagò c’è sempre stata dialettica. Il nostro è un rapporto a vantaggio di tutto lo sport italiano. Per questo appoggio la sua ricandidatura». Prima però toccherà a lui. L’appuntamento con i 274 delegati chiamati ad esprimere il loro voto sul nuovo numero uno della Figc è per il 22 febbraio all’Hotel Hilton di Monte Mario a Roma.