È il Barça di Messi e del baby Pedri Ma in difesa balla
Segnati 37 gol in 18 gare, meglio di tutti Poche certezze dietro, ora la Supercoppa
Leo Messi è tornato, dopo una lunga assenza fatta di cattivi pensieri, brutte punizioni, dribbling falliti e tiri che non entravano. Incupito, ansioso e frustrato. Un periodaccio nel quale ha dovuto persino ascoltare gente, teoricamente tifosa del Barça, che diceva che la squadra gioca meglio senza di lui. Ecco il livello. Messi è tornato. E il Barça? Questa è una risposta più complicata.
Attacco stellare
A far propendere per il sì ci sono le 8 partite senza sconfitta, le 3 vittorie di fila, conquistate per la prima volta in stagione, con cui i catalani hanno aperto il 2021, i soli 3 punti di distacco dal Madrid con annesso terzo posto in classifica. O anche i 37 gol in 18 giornate, più di 2 a partita, meglio di tutti in Liga. Già, l’attacco. Quello del Barça potenzialmente è di enorme livello: oltre a Messi ci sono due campioni del mondo, Griezmann e Dembélé, pagati troppo e finora frenati da problemi ambientali il primo e fisici il secondo, e i due migliori giovani del calcio spagnolo, Ansu Fati (al momento infortunato) e Pedri. Classe 2002, pieni di classe.
Il fattore Pedri
Può sembrare incredibile, ma il secondo col suo sorriso timido privo di qualsiasi timore e i suoi piedi privilegiati è uno dei fattori principali per il ritorno del sorriso sul volto triste di Leo Messi. L’argentino si è innamorato del ragazzo delle Canarie. Perché Pedri parla la stessa lingua di Leo, e lo stesso vale per Dembélé, che vive in un mondo tutto suo, e Leo lo sa, ma ha una quantità di talento uguale alla sua fragilità. Con Griezmann le cose vanno molto meglio. E se uno pensa che l’Atletico deve pregare che Suarez non si faccia male perché anche se arriva Moussa Dembélé senza il Pistolero per Simeone sono guai, e che il Madrid dopo due anni è ancora orfano di Cristiano Ronaldo e resta appeso all’isolato Benzema, è chiaro che sulla carta l’attacco blaugrana è nettamente superiore a quello dei rivali.
Difesa limitata
Ovviamente i problemi del Barcellona non sono scomparsi, e qui veniamo alle ragioni che potrebbero portare a una risposta negativa della domanda precedente. In difesa l’assenza prolungata di Piqué, la scarsa forma di Lenglet, il fisico arrugginito di Umtiti e la scarsa esperienza di Mingueza e Araujo, 17 presenze da titolari in Liga accumulate nella vita dei due, continuano a rendere assai vulnerabile la porta di Ter Stegen. Insicurezza che contagia l’intera squadra, fragile psicologicamente e con difficoltà a rialzarsi quando viene colpita. Il potenziale offensivo poi senza la luce di Messi ha la tendenza ad appiattirsi in un fosco, inutile e inconcludente possesso palla. È ancora presto per dire se il Barça può aspirare alla vittoria in Liga, con 4 punti in meno e 3 partite in più dell’Atletico, o se sarà in grado di eliminare il PSG di Neymar in Champions.
Primo test
Cominciamo a vedere se questa settimana sarà in grado di conquistare la Supercoppa di Spagna, semifinale con la Real Sociedad ed eventuale finale con la vincente di Madrid-Athletic. Un anno fa, il 9 gennaio, la sconfitta in semifinale con l’Atletico nello stesso torneo costò il posto a Ernesto Valverde e iniziò il processo di autodistruzione blaugrana, culminato con l’8-2 preso dal Bayern, il burofax di Messi e le dimissioni del presidente Bartomeu. Erano gli albori del terribile 2020. Per il 2021 ci sono grandi speranze, anche al Camp Nou. Perché con Messi tutto è possibile. Almeno fino a giugno, ovvero la scadenza del suo contratto.