La Gazzetta dello Sport

Giak: «Conte ti cambia dentro Macché musone Andrea urla»

- di Valerio Clari

Adesso, senza Antonio che gli urla nelle orecchie per almeno un tempo, senza Andrea che gli recapita palla sulla corsa, è più dura. Emanuele Giaccherin­i però non molla: è sempre lì, sulla fascia. E ha iniziato il 2021 col Chievo con un gol, su rigore. Per due anni alla Juve, per qualche tempo in più in azzurro, è stato un giocatore “feticcio” di Conte, che lo fece diventare “Giaccherin­ho”, e un compagno di reparto di Pirlo, già allora direttore d’orchestra.

Partiamo da Conte: è davvero così “martello”?

«Eh, sì... In settimana non lascia niente al caso, poi in partita dirige tutto, dal pressing alle giocate. Adesso senza pubblico lo sentite anche voi. È un comandante, un motivatore, un combattent­e, ti tira fuori tutto».

Che peso ha la tattica, rispetto alla “motivazion­e”?

«A livello tattico è maniacale, noi facevamo sempre 40-50 minuti di esercitazi­oni per seduta. Provavamo le uscite, le giocate, tutto».

Una parte dei tifosi lo ritiene troppo “rigido”.

«Il suo modo di giocare mette in difficoltà ogni avversario, quando dice che le avversarie si snaturano contro l’Inter è vero. Poi certo, nelle gare che si complicano può servire trovare una soluzione alternativ­a. Ma lui sa cosa deve fare».

Invece quanto è cambiato Pirlo da allenatore?

«Adesso mi pare che urli molto di più di quanto giocava. In campo dipendeva tutto da lui e non ne aveva bisogno. Ora gli serve. Ma lo vedo bene nel nuovo ruolo, anche se è partito subito al top».

Un salto pericoloso, visto anche il progetto di gioco ambizioso?

«Il suo carisma e la sua personalit­à lo aiutano. E i grandi giocatori della Juventus forse lo rispettano di più di altri tecnici, per il suo passato. Normale che ci sia qualche difficoltà iniziale, perché c’è un cambio generazion­ale nella squadra, ma mi pare che ultimament­e le cose vadano come vuole lui».

In campo le dava qualche consiglio?

«Mi diceva sempre e solo di andare, inserirmi, correre, che la palla mi sarebbe arrivata. Andrea era un personaggi­o nello spogliatoi­o: sembra sempre un po’ col muso, ma faceva ridere tutti».

Personalme­nte, in cosa la ha migliorata Conte?

«Il mister mi ha dato tanta fiducia, mi ha fatto crescere dal punto di vista dell’autostima. Arrivavo dal Cesena, avevo tutto da dimostrare: con l’etica del lavoro che trasmette mi ha fatto fare un grande step. Mi ha cambiato come giocatore e anche come uomo, a livello mentale».

Detto ciò, domenica chi vince?

«L’Inter è forte, meritava anche a Roma, non credo sia in difficoltà. La Juve dovrà gestire gli infortunat­i. Vedo favorito Conte, per il match e per lo scudetto. Credo sia l’anno dei nerazzurri: sono più maturi e senza coppe, quando si deciderà tutto a marzo-aprile».

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Due anni Emanuele Giaccherin­i, oggi 35 anni, con Conte

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