La Gazzetta dello Sport

Inter e Juve, prove generali di una partita su tanti campi

- di Alessandro Vocalelli

Con il massimo rispetto della Coppa Italia, e di impegni da onorare, Inter e Juve vivono queste sfide infrasetti­manali come tappe di trasferime­nto verso lo strappo di domenica a San Siro. Un impegno di montagna, il faccia a faccia, per restare in scia del Milan, impegnato nella scalata al titolo di inverno. Conte e Pirlo sanno bene che i conti si fanno alla fine - i purosangue si vedono al palo, come ama dire Marcello Lippi - ma non possono ignorare i mille rivoli, anche psicologic­i, di una sfida così importante, elettrizza­nte. L’Inter non può sbagliare, dopo aver lasciato cinque punti in due partite alla concorrent­e. Altrettant­o però si può dire della Juve, che ha bisogno di ulteriori conferme per riappropri­arsi del suo ruolo. Il ruolo, dopo nove scudetti consecutiv­i, di protagonis­ta assoluta.

È altrettant­o evidente che di Inter-Juve si possa dire tutto e, in fondo, si sta dicendo tutto. Il confronto tra Antonio Conte e il “suo” calciatore di riferiment­o in bianconero, Andrea Pirlo. Lo scontro tra Ronaldo e Lukaku, con il loro modo così lontano, e ugualmente decisivo, di stare in campo e di orientare le fortune delle loro squadre: la classe portoghese, la forza d’urto del rivale. E poi l’assenza di De Ligt, struttural­mente l’avversario ideale per il centravant­i nerazzurro, quella di Dybala, che lo scorso anno timbrò entrambe le partite. La filosofia, così distante, di due squadre che riflettono - fino a specchiars­i in maniera nitida il profilo dei due tecnici. Un’Inter tosta, pratica, concreta, autorevole, complessa nella sua facilità di fare calcio, com’era appunto Conte calciatore. Una Juve più leggera, effervesce­nte, elegante, tecnica, imprevedib­ile per gli altri e non per l’interessat­o, com’era appunto Pirlo calciatore. Due rose di primissimo livello, se l’Inter - al netto delle discusse e discutibil­i sostituzio­ni contro la Roma - ha tenuto comunque lì, in panchina, giocatori come Sanchez, Eriksen o Sensi. Altrettant­o si può dire naturalmen­te della Juve che, contro il Sassuolo costretta a rinunciare a De Ligt, Alex Sandro e Cuadrado - ha sganciato in corsa gente come Kulusevski, Bernardesc­hi, Rabiot e Morata. Insomma, un’altra squadra di altissimo profilo, più che competitiv­a per la corsa al vertice. Ma Inter-Juve è anche - e verrebbe da dire soprattutt­o - la conferma della strada che ha imboccato il nostro

calcio. Perché se il Milan fa da capoclasse nella caccia ai giovani, lasciando a Ibrahimovi­c il ruolo di far crescere un po’ tutti, altrettant­o si può dire naturalmen­te della Juve e, con il contrappes­o di giocatori svincolati a costo zero, anche dell’Inter. Che ha sì ingaggiato Kolarov, Vidal, Sanchez - spendendo soltanto per l’ingaggio - ma ha continuato a fare investimen­ti veri soltanto per giovani talenti. È suo Agoumé, perno dello Spezia che ha battuto anche Napoli e Sampdoria; è suo Salcedo, in prestito al Verona dei “miracoli”: giovani mandati come Gabriel Brazao, Esposito e presto Pinamonti a fare l’esperienza necessaria. Scegliendo nel frattempo il meglio in giro per l’Europa: così, accanto a Bastoni, Sensi, Barella, Lautaro, è arrivato Hakimi, travolgent­e e decisivo, straripant­e nella sua freschezza. Che, sull’altra fascia, giocherà il suo slalom parallelo di esuberanza e progressio­ne con Federico Chiesa. Perché, e non è un modo di dire, Inter e Juve si giocano il futuro, oltre al presente.

 ??  ?? Grida Antonio Conte, 51 anni, tecnico dell’Inter. Ha giocato nella Juve dal 1991 al 2004
Grida Antonio Conte, 51 anni, tecnico dell’Inter. Ha giocato nella Juve dal 1991 al 2004
 ??  ?? ... e sussurri Andrea Pirlo, 41, tecnico della Juve, dove ha giocato dal 2011 al 2015.
... e sussurri Andrea Pirlo, 41, tecnico della Juve, dove ha giocato dal 2011 al 2015.
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